Hartwin – Unfolding (Trad Records, 2025)

L’organettista e compositore fiammingo Hartwin Dhoore aderisce a un modello di “intercultura di affinità” (Slobin), prodotto dalla combinazione di stili musicali non necessariamente riconducibili alla propria tradizione musicale, ma a collaborazioni, esperienze di viaggio e di vita (Hartwin è vissuto nell’isola baltica estone di Saaremaa tra il 2015 e il 2021) e sensibilità artistiche sviluppate all’interno del circuito dei folk & trad festival. Pure, ben noto nell’ambiente della danza e del bal folk, Hartwin è un musicista dotato di una più vasta proiezione compositiva. Ricordiamo i suoi progetti con il trio di famiglia (Trio Dhoore), le incisioni con Siger e Viorel o, ancora, il duo con l’estone Leana Vapper, solo per citare alcune delle sue variegate figurazioni artistiche. Da solista, ne avevamo parlato in occasione di “Waterman” — pubblicato nel 2020 sempre da Trad Records, label fondata dal fratello Ward e da Jeroen Geerinck, entrambi personalità di punta del nuovo folk belga. Ora il musicista di Sint-Lievens “dischiude” nuove musiche in combinazione con un trio d’archi: Nicolas Dupont (violino), Clément Holvoet (viola) e Julius Himmler (violoncello), con la cura degli arrangiamenti d’archi nelle nove tracce (per un totale di 36 minuti) condivisa con il direttore d’orchestra Gabriel Hollander (Etesiane Orchestra di Bruxelles). Nell’album aleggiano le suggestioni della natura estone in molte delle composizioni di “Unfolding”, album che si rivela una sorta di “colonna sonora” interiore con cui Hartwin si racconta nel profondo. Un’espressività classicheggiante con inflessioni barocche si diffonde nella title track, motivo che apre l’album, in cui gli archi assecondano fluidamente la melodia portata dall’organetto. Un velo malinconico pervade “When at Ease”, introdotta dal violoncello e poi dagli altri archi che aprono la via al mantice; nel brano si innestano campionamenti e synth affidati all’estone Mick Pedaja, mentre tocchi di chitarra elettrica (Jeroen Geerinck) aggiungono profondità allo sviluppo melodico. Produce una vibrante contemplazione la splendida “Floating”. Si affaccia una fisionomia danzante nella successiva “Illumia”, mentre il baricentro cameristico si conserva in “The Forest Knows Where You Are”. “White Light” è una riuscita combinazione di minimalismo folk ancora permeata da sapore danzante. Il fluido dialogare tra archi e organetto continua nella riflessiva “Prayer for Brightness”. Magnifica, “Head In The Clouds” si distende con il suo disegno chiaroscurale. Hartwin si congeda con la gentilezza racchiusa in “Nightfall” (ancora synth e sample, oltre alla voce di Pedaja). Un’inquadratura dell’anima, un lavoro intimo, ma dal potere cinematico e visivo. Presentando l’album, Hartwin osserva: “Siamo tutti dei canali di comunicazione. Riceviamo, plasmiamo, trasformiamo e trasmettiamo ciò che abbiamo ricevuto. Condividendo, permettiamo ad altri di ricevere, trasmettere e proseguire il ciclo.” Come non essere d’accordo? Con “Unfolding”, Hartwin e i musicisti convenuti ci offrono una musica che si fa sguardo e disegna emozioni. www.tradrecords.bewww.hartwin.be 


Ciro De Rosa

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