Hartwin Dhoore – Waterman (Trad Records, 2020)

Improntato allo strumento in solo, per certi versi introspettivo e intimo, per altri sciolto liberamente e proiettato verso il mondo, “Waterman” è un album lungo trentasei minuti, che rispecchia la proiezione naturalistica esito del tempo del confinamento fisico e sociale. Hartwin Dhoore, fiammingo di Sint-Lievens, ma di residenza estone (vive nell’isola baltica di Saaremaa), suona l’organetto diatonico (un Castagnari MAS Do/Sol) e mette a frutto la sua esperienza di compositore e di pratica concertistica nel Trio Dhoore, il gruppo familiare che comprende i suoi due fratelli, e nel duo che lo vede accanto a sua moglie, l’estone Leana Vapper, cantante e suonatrice di cornamusa. Pubblicato dall’etichetta belga Trad Records (www.tradrecords.be), primo album a suo nome, “Waterman”, è essenziale, di impronta minimale eppure pieno di eloquio strumentale fluido e di molteplici direzioni compositive: il mantice ricerca un delicato equilibrio tra melodia e intervento ritmico, tra sequenze più spinte ed episodi più meditativi, mai scivolando nell’autocompiacimento. Presentando l’album, Dhoore parla di “melodie calmanti” che – spera - possano mettere per un po’ in pausa il mondo rumoroso in cui viviamo. Paesaggi e luoghi del paese baltico sono l’ispirazione delle dieci tracce, che vanno dall’ondeggiante title track alla rappresentazione sonora di una camminata nel bosco (“Oakwood), dal tratteggio della propria dimora ( “Treehouse”) alla contemplazione della volta celeste (“Underneath the Stars”), fino agli scenari marini, in cui è sempre implicita l’immagine del viaggi, evocati da ben cinque brani ( “Lighthouse”, “Coastal Walks”, “Waves”, “For Those at Sea” e “Sailors”). Dhoore coltiva richiami incrociati a repertori da danza e a diverse tradizioni popolari, dalle sue Fiandre al mondo degli organettisti “urbani” francesi, dagli umori irlandesi al balfolk e neppure disdegna passaggi improvvisativi. Alla fine, tutto confluisce in sentieri compositivi originali e carichi di suggestioni visuali, che rendono di immediata comunicativa la sua musica. Cosicché “Waterman” si rivela una felice presenza nel panorama folk acustico contemporaneo. 


Ciro De Rosa

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