Gabriel Yacoub – La Tradition (Epm, 2025)

Premettiamo subito che non si tratta di un nuovo disco di inediti del compianto Gabriel Yacoub. Questa raccolta EPM, la cui copertina richiama immediatamente la grafica e colorazione del suo esordio su Ballon Noir “Trad. Arr.” (1978) comprende tredici canzoni del biennio 1992-94 su iniziativa e sostegno del collega cantautore-giornalista Marc Robine (anch’egli purtroppo prematuramente scomparso). In quel periodo, quest’ultimo si stava occupando di stilare un’Antologia della Canzone Francese che partendo dagli antichi trovatori giungesse fino al XIX secolo. Il monumentale lavoro alla fine contemplò circa trecento canzoni provenienti da varie regioni transalpine e raccolte per blocchi tematici quali “la condizione femminile”, “la tradizione amorosa”, “lavori e mestieri”, “infanzia”, “mare, porti e marinai”, “storia di Francia”... . Durò una ventina d’anni e vinse il Premio dell’Accademia Charles-Cros. Alcune di quelle canzoni erano state già rese celebri in area folk da precedenti versioni ad opera di: La Chifonnie, Pierre Bensusan, Marc Robine e vari altri. Il progetto venne organizzato intorno a un’ottantina di interpreti e musicisti francofoni lungo quindici preziosi dischi, con formazioni variabili a ogni occasione e proponendo unioni sovente inedite (alcune veramente sorprendenti e memorabili). Chi era protagonista in una registrazione si trovava a fare da accompagnatore musicale in un’altra (ovviamente Yacoub compreso) e le canzoni cantate dall’inconfondibile voce nasale di Gabriel finiranno per essere ben diciotto. La maggior parte di esse è compresa oggi in questo cd. Tra loro “La passion de Jésus Christ” e “Jesus Christ s’habille en pauvre” risultavano piuttosto improponibili durante l’epopea Malicorne, dove la generazione degli ascoltatori manifestava veri e propri rifiuti nei confronti di argomenti religiosi. Ma questi canti leggendari cristiani appartenevano (e appartengono) a pieno titolo e innegabilmente al patrimonio popolare e non solo per la loro bellezza ma anche per aver veicolato un’eredità spiritual-universale che oltrepassa la religione stessa. Inoltre la mitologia, sia cristianizzata che demoniaca, relativa a miracoli e resurrezioni, non si discosta per niente dalle consuete tematiche leggendarie malicorniane, così grondanti di magie e sortilegi d’ogni sorta. Nella folk music di ogni luogo questi argomenti d’altronde abbondano. In Francia, su spinta dei trovatori occitani, la Canzone ebbe inizio proprio quando i versi iniziarono a liberarsi del loro ruolo essenzialmente religioso, che fino ad allora avevano ricoperto attraverso salmi e cantici. Così apparvero i primi “trouvères”, ovvero autori-compositori (non interpreti) elitari, le cui creazioni venivano inizialmente cantate da artisti itineranti che ne assicurarono, in questo modo, diffusione nei territori. Secoli trascorreranno prima di giungere a giochi polifonici o alla considerazione della voce come strumento. La canzone popolare si era nel frattempo sempre più diffusa all'interno di gruppi sociali e regionali con linguaggi e stili che riflettevano tradizioni specifiche di svariate culture e contro-culture. Assumendo, di fatto, l’aspetto di veri e propri specchi sociali. Anche le ballate e i lamenti che ascoltiamo in questo disco da Yacoub, traggono origine da cronache reali ed eventi privati, sono parte della memoria collettiva francofona. Non va dimenticato che ai tempi delle loro composizioni, la gente non sapeva, in generale, né leggere né scrivere. Grazie al doppio potere di memorizzazione e comunicazione sono finite per diventare lungo i secoli, il principale veicolo della cultura orale. Proprio per questo, a generazioni di distanza, possiamo conoscere e ancora godere di avvenimenti e personaggi che altrimenti sarebbero finiti nell’oblìo da tempo immemore. Le leggende più antiche risalgono al cuore del Medioevo e ai “fogli volanti” che musicisti ambulanti vendevano alle fiere agricole annuali. Il cd (ma consiglio vivamente l’intera collana da cui è estratto) offre una serie di esempi di patrimonio popolare, anonimi o letterati, che come in un immenso e immaginario libro di Storia, racconta pagina dopo pagina, l’itinerario preciso e dettagliato della società umana attraverso i tempi. “La Tradition”, compendio imperdibile per ogni appassionato di Malicorne, contiene anche brani che sono stati limitrofi al loro classico repertorio: la melodia di “Le navire de Bayonne” (narrazione di una battaglia navale proposta anche congiuntamente a La Bamboche nel disco militante-ecologista bretone "La marée noire", 1978) fu all’origine, per esempio, di quella de "La complainte du coureur de bois" che il gruppo inserì nello stesso anno, in “L'extraordinaire Tour de France d'Adélard Rousseau...”. “Comprenez-vous? (les reproches de la tulipe à Madame de Pompadour)” sarà inoltre più volte presente nelle celebrazioni live del gruppo a partire dal 2012 e inclusa nella compilation di Yacoub “Tri” (1999). Senza tralasciare che un paio d’altri pezzi “Dame lombarde” e “Les tristes noces”, nell’antologia, ripresi da altri interpreti, sono stati inseriti nelle scalette discografiche di dischi ufficiali Malicorne. Al tempo di queste registrazioni Gabriel era preso dalla propria carriera solista post-gruppo e stava lavorando lontano da sonorità tipicamente folk. Nello specifico al disco “Quatre” concepito e realizzato assieme a Patrice Clementin per la Boucherie Prod. giovane label alternativa parigina di François Hadji-Lazaro (ammiratore di Malicorne e partecipante al disco all’accordéon). Un progetto ambizioso di canzone d’autore “organizzato in quattro sequenze: inni, fascini, liturgie e speculazioni” che univa testi poetici originali con sonorità di sintetizzatori mescolate all’acusticità di ghironda, cromorno, musette o archi, a cui parteciparono vari ospiti (tra cui Paul Brady e Ivan Lantos ex-Kolinda). Nel dettaglio, la selezione de “La Tradition” comprende nell’ordine: “La milice” (tradizionale dell’Anjou, con Gildas Arzel e Michel Hindenoch alle voci); “Comprenez-vous?” (rancorosa canzone anonima del XVIII secolo che anticiperà di una trentina d’anni l’esplosione della Rivoluzione Francese, con Jean-Pierre Rasle alla musette di corte, Mathieu Lusson alla viola da gamba e Jean Denis ai flauti a becco soprano e tenore); “Chant des mariniers de la Loire” (con Emmanuel Pariselle all’accordéon e Michel Erbelin alla cornamusa); “Derrière chez nous” (tradizionale del Berry in trio vocale con Gabriel, Evelyne Girardon e Robert Amyot); “D'où vient cela?” (composizione a cavallo tra il ‘400/’500 del cantore/compositore Claudin de Sermisy su una poesia di Clément Marot, con Frédéric Baudimant al violino, Dominique Brunier al violoncello, Gilles Chabenat alla ghironda, Nikki Matheson al clavecin e Emmanuel le Houezec al flauto); “La passion de Jésus Christ” (in duo a cappella con Marie Sauvet); “Jesus Christ s’habille en pauvre” (tradizionale picardo con Nikki Matheson all’harmonium, Patrick Le Mercier al violino e Emmanuel Pariselle ai flauti); “Les trois maçons jolis” (canzone tradizionale dei tagliatori di pietra, con Gilles Chabenat alla ghironda, Patrick Le Mercier al violino e Jacques Dompierre alle percussioni); “Comment vouloir qu’une personne chante?” (canzone anonima pubblicata nel 1555 sotto forma di armonizzazione a quattro voci, con Nikki Matheson al clavecin e flauto, Didier Oliver al mandolino e Emmanuel Pariselle al flauto); “Plaisir d'amour” (composizione del XVIII secolo del romanziere/poeta Jean-Pierre Claris de Florian e del musicista Jean-Paul-Égide Martini, pseudonimo di Johann Paul Aegidius Martin più noto come Schwarzendorf/Martini il Tedesco, con Nikki Matheson alla celesta, Dan Ar Braz alla chitarra, Dominique Brunier al violoncello e Emmanuel Pariselle all’accordéon); “Le navire de Bayonne” (tradizionale del Québec, con Gabriel al canto a cappella); “Par un beau clair de lune” (tradizionale hanter-dro bretone, in duo con Michel Hindenoch a canto e violino); “Jean de la Lune” (su testo di Adrien Pagès e musica anonima del XIX secolo, con Jean-Michel Corgeron al dulcimer a martelletti, Yannick Hardouin al clarinetto basso e Emmanuelle Parrenin alle armonie vocali). 

Flavio Poltronieri

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