Venla Ilona Blom – Nevrak/Vimma – Ei Moi Muut/Pauanne – Joku Raja Rakkaudesakin/Uusikuu – Piknik/Päivi Hirvonen – Maa Palaa (Nordic Notes, 2025)

Apriamo questa cinquina finnica con il disco più vecchio del lotto per data di pubblicazione. Venla Ilona Blom è una cantante e beatboxer, membro dell’ensemble vocale Tuuletar. “Nevrak” è il suo debutto da solista, che conduce l’ascoltatore verso un luogo – Nevrak – collocato nell’estremo nord del suo subconscio. Pensate a Enya, Eivør Pálsdóttir o Kate Bush per le armonie vocali avvolte nell’elettronica e per gli arrangiamenti di archi di matrice neoclassica. Durante i suoi viaggi, Blom ha raccolto field recording (dalle isole norvegesi Lofoten al Nepal) che si innestano nelle atmosfere sognanti prodotte. Influenze del folklore nordico emergono in “Maaria” (qui c’è lo spoken word dell’attrice statunitense Geneviève Andersen), mentre il testo della ballata “Sea of Sensations” è basato sulla poesia “Credi nei sogni?” del greco Laonikos Psimikakis-Chalkokondylis. Nel singolo “Good Night, Laura Palmer”, ispirato alla serie “Twin Peaks”, trapelano influenze dream pop e stilemi corali di forma neoclassica. Come dice la stessa Blom: “Ho scritto il brano mentre studiavo il rapporto tra esseri umani e natura e il concetto di immortalità nella mitologia nordica. La canzone si concentra su un dialogo tra lo spirito umano e la voce, la natura e il mondo esterno sempre più caotico; è un’ode al viaggio dell’anima e all’amore per mondi immaginari”


Sempre sul versante più marcatamente popular, troviamo il terzo capitolo dei Vimma (Frenesia), energico settetto che miscela indie rock, rap, pop e prog folk. Un lavoro melodico che pone al centro crisi climatica e azione sociale per il cambiamento. Così si esprime la cantante Eeva Rajakangas: «Spero che questo album ispiri le persone a prendere sul serio la lotta per il cambiamento – ma senza perdere la scintilla della giocosità. Lo stato del mondo è serio, ma non dobbiamo esserlo sempre!». Emergono la potenza di “Antrasiitille”, le sequenze di violini in “Kuolematon”, le tinte punk della dirompente “Kapina on kuumaa” e della title track, oltre alla più riflessiva ed evocativa “Rikki”. Prevale l’idea della tradizione reinterpretata nel nuovo album dei Pauanne, che sono Kukka Lehto (violino, voce, kantele, sega musicale e sundrum) e Tero Pennanen (tastiere, pianoforte preparato, organi e programmazione), affiancati da sette collaboratori tra voce, kantele, batteria e percussioni (tra cui il percussionista Abdissa Assefa e la vocalist Karolina Kantelinen, parte della line up allargata). Il duo riposiziona repertori folklorici, mettendo in contatto il patrimonio documentario degli archivi finlandesi e careliani con strumenti acustici ed elettronici. Affermano: «Gli spiriti pagani dormono ancora nelle profondità delle foreste finlandesi, e i Pauanne si sono posti l’obiettivo di risvegliarli. La ricerca d’archivio ha portato alla luce un ricco repertorio di canzoni appartenenti all’antica tradizione popolare finlandese pre-cristiana, ormai quasi dimenticata: storie di incantesimi e maledizioni, i sogni di pastori, cacce alle streghe e recinzioni magiche di ferro che respingono gli invasori»

I Pauanne sono affascinati dalle “credenze scandalose” del passato, dai pregiudizi, dalla paranoia, dalla paura dello straniero fino alla persecuzione delle donne, temi ancora presenti nelle società contemporanee. Intitolano il loro album “Anche l’Amore Dovrebbe Avere i suoi Limiti”, espressione raccolta durante una discussione online sui migranti, che ha portato a riflettere: «L’amore, per definizione, non dovrebbe essere aperto e tollerante? Eppure, oggi sembra che persino l’amore abbia dei confini». Questo è il motivo guida del loro terzo lavoro, che esplora la natura contraddittoria dell’amore nella vita delle persone, concentrandosi, attraverso lo studio di testi d’archivio, sulle antiche paure finlandesi riguardo alla diversità e dando voce a chi è marginalizzato dalla società. Definiscono il loro stile “Underground Folk”: musica fatta con le voci di cantanti ormai scomparsi. Il gruppo rielabora materiali sonori del secolo scorso trasformandoli in brani folk contemporanei con testi e melodie nuove. «Abbiamo inserito queste registrazioni d’archivio in un nuovo contesto. Le composizioni si basano su nuove storie che ne sono lo sviluppo e le collegano a temi a noi cari: comunità e tolleranza. Questo rende vivo e personale per noi, come musicisti, il patrimonio culturale rappresentato dagli archivi», scrivono i Pauanne. L’album si apre con “Pelkkä persevä neitsyt”, una ballata contenente un incantesimo di esorcismo per scacciare uno spirito maligno della foresta, reinterpretata attraverso la lente del movimento Me Too, assumendo così una prospettiva femminista. In “Nyt alotan minä lauluain” un anziano con problemi di memoria “danza” nel passato per sfuggire alla dura realtà di una casa di riposo. “Onnemi tähdet” (di cui è stato realizzato un video dal regista estone Robin Nõgisto) riflette sulle contraddizioni di chi elogia i soldati caduti in guerra per poi marginalizzare i veterani al loro ritorno a casa. Con un’impronta folk-pop, “Neiti-Heikki” affronta il pregiudizio verso l’identità transgender, mentre l’appropriazione culturale è il tema portante del tamburellante pop di “Karjala”. Lo consigliamo!  


Ha un piacevole gusto rétro “Piknik” dei finno-tedechi Uusikuu (Luna Nuova), quintetto di voci, violino, fisarmonica, chitarra, contrabbasso e basso, guidato dalla cantante e compositrice Laura Ryhänen e attivo dal 2006. Questo è il loro sesto album, intriso di umori novecenteschi, traboccante di umorismo sottile ed eccentricità boreale, con rivisitazioni di temi celebri e nuove composizioni dal sapore nostalgico (“Mata Hari’s Eyes”). Non manca l’immancabile tango a tinte finniche (“Iltaan syttyvät lamput” e “Pitkien halausten nainen”) e “Yes Sir, Alkaa Polttaa”, omaggio all’hit del duo Baccara “Yes Sir, I Can Boogie”, che ci rispedisce pienamente agli anni ’70. Si swinga su movenze foxtrot con “Sulle Salaisuuden Kertoa Mä Voisin”, mentre la yiddish song “Bei Mir Bist Du Schoen”, che subito ha viaggiato dalla New York degli anni ’30 – è stata resa famosa dalla versione delle Andrew Sisters – alle latitudini baltiche, qui interpretata dall’ospite Milana Misic. Dietro la jenkka intitolata “Lempi”, con il violino di Mikko Kuisma come strumento guida, si cela una murder ballad finnica. “Summer Wine” di Nancy Sinatra-Lee Hazlewood diventa “Kotiviini”, con testo cucito negli anni ’80 da Anna Hanski e Pekka Kaasalainen. “Pimeyden Työt” respira a tempo di bossa, mentre Tunturitaival ha un incedere musette. Si chiude con “Le sere d’agosto” (“Elokuun illat”), brano dall’atmosfera malinconicamente e romanticamente danzante con la fisarmonica in primo piano. Gustose delizie vintage!  


Chiudiamo questo focus sulle recenti produzioni finniche dell’etichetta tedesca Nordic Notes con la nuova opera della cantante, violinista e suonatrice della lira ad arco jouhikko Päivi Hirvonen, nota anche come componente del gruppo electro-folk Okra Playground. “Maa palaa” è il suo nuovo album da solista, nel quale confluiscono forme tradizionali ed elettronica, lasciando ampio spazio agli strumenti ad arco. Il titolo, che si traduce con “La Terra Brucia”, racchiude il tema centrale del lavoro: la devastazione del pianeta ma anche la speranza. Senza soluzione di continuità si intrecciano paesaggi sonori cinematici e influenze pop contemporanee, ma la sostanza messa a punto da Hirvonen, che ha al suo fianco Tero Pajunen, Mirva Ormin (voci, violino e violino baritono) e Oona Kapari (synth ed elaborazione elettroniche) è assolutamente potente, a cominciare dall’opener “Aamu”. Segue “Metsän tyttö” (Ragazza della foresta), brano che evoca immagini di un paesaggio minacciato dalla distruzione umana. “Älä tuu” ha un tratto pop, che dipana l’oscurità iniziale: qui si parla dell’amore, una delle forze che muovono il mondo. La title track è un avvertimento cupo e minaccioso, eppure non privo di danzabilità. “Rukous”, delicata e intensa, è una preghiera che apre alla speranza. “Eksyneelle” è una melodia immediata dal tratto malinconico. Invece “Humala” porta un messaggio contro l’intossicazione derivante dal potere umano. Quella speranza evocata in precedenza riaffiora con forza nella conclusiva “Toivo”, che significa proprio “Speranza”, notevole per l’incastro di archi. Con “Maa palaa”, Päivi Hirvonen ci ricorda che, anche nella fosca drammaticità della crisi ambientale, non va smarrita la luce di un futuro possibile. Senz’altro da seguire.  


Ciro De Rosa

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