Lo scorso 19 aprile, all’età di 70 anni, è morto il giornalista e musicista Roberto G. Sacchi, per oltre 30 anni direttore del mensile FB-Folk Bulletin.
Scrivere di Roberto Sacchi e della sua attività vuol dire ripercorrere più di 40 anni di storia della musica folk in Italia. Perché Roberto della musica folk è stato divulgatore e promotore (oltre che interprete), in particolare nel suo ruolo di direttore del mensile “FB-Folk Bulletin”. Il suo interesse verso le musiche tradizionali inizia con l’ingresso nel Folk Studio Group di Saronno, associazione fondata da Paolo Nuti nel 1976 ed avente come scopo la diffusione in Italia delle musiche e danze tradizionali, dapprima quelle provenienti dal Regno Unito e dall’Irlanda, in seguito del resto d’Europa, degli Stati Uniti e dell’Italia. Roberto Sacchi, oltre a collaborare con il “Folk Bulletin”, la circolare interna dell’associazione, faceva parte di uno dei gruppi nati all’interno del Folk Studio, gli “Happy Sound”. Nel 1987, alla prematura scomparsa di Nuti, assunse la direzione del “Folk Bulletin”. Al riguardo lo stesso Roberto, nel libro “Storie folk - Il folk revival nell’Italia settentrionale e centrale raccontato dai protagonisti” al curatore Maurizio Berselli ricordava: “Quando Paolo (Nuti) morì mi tornarono in mente le parole che mi aveva detto pochi mesi prima: ‘Roberto, occupati del giornale, fallo diventare importante’”. E così in effetti accadde: nel 1998 il “Folk
Bulletin” cambiò nome, diventando “FB-Folk Bulletin”, ed assunse la veste e lo statuto di una di una vera e propria rivista, che in pochi anni, grazie alla costanza e alla dedizione di Roberto crebbe, trasformandosi da quello che era un ciclostilato destinato ai soci del Folk Studio Group, nel primo periodico italiano dedicato alle musiche e alle danze di tutto il mondo. Pur con una parte di contenuti a carattere specialistico, la presenza di rubriche incentrate su precisi ambiti geografico-musicali (come il blues o le musiche dei paesi scandinavi) o, ancora, di spazi destinati a interpreti di specifici strumenti o agli organizzatori di eventi, la rivista divenne riferimento e voce dell’intero movimento folk italiano, compresi i tantissimi gruppi di danza presenti in Italia e chi si avvicinava alla musica folk arrivando da altri generi, magari perché aveva casualmente ascoltato qualcosa che l’aveva incuriosito. Tutti nei 10 numeri annuali di “FB-Folk Bulletin” trovavano suggerimenti, informazioni, approfondimenti, guide all’ascolto. In questo senso un ulteriore salto fu, nel 1990, il confluire in “FB-Folk Bulletin” dello “STRAbollettino”, periodico modenese che dal 1984 raccoglieva e diffondeva notizie circa eventi, concerti, corsi di musiche e danze tradizionali. Roberto Sacchi, oltre che rivestire il ruolo di direttore, interveniva in quasi tutte le rubriche, scriveva recensioni di album e cronache di concerti, ed era in pratica coinvolto in tutte le fasi compositive della rivista. Nonostante la sua centralità nel processo creativo di “FB-Folk Bulletin” e l’ampliarsi dei campi di interesse della rivista, Roberto riuscì a dare a “FB-Folk Bulletin” un carattere proprio e riconoscibile, nel contempo evitando però che diventasse una rivista “a sua immagine”, o troppo concentrata su pochi temi o sulle musiche “di moda”. Lo fece coinvolgendo come collaboratori decine e decine di persone, ognuna con interessi, approcci alla musica e competenze diverse, anche se ciò a volte lo costringeva a un faticoso e delicato esercizio d’equilibrio tra le tante anime che trovavano spazio nella rivista. Rivista che ormai
aveva raggiunto una notorietà e una considerazione che andava oltre i confini nazionali, anche se rimaneva privilegiato il rapporto diretto con il movimento folk nazionale: era un vero termometro di cosa accadeva nella scena trad italiana, la qual cosa si concretizzava nella presenza di un banchetto di “FB-Folk Bulletin” (e di Roberto) a innumerevoli concerti e festival. Parallelamente proseguiva nella sua attività giornalistica, collaborando con festival e rassegne come “Folkermesse” e “Folkest”, e in quella di musicista (suonava pianoforte, tastiere, sintetizzatore e fisarmonica). Nel 1989 entrò a far parte de “I suonatori delle Quattro Province”, con cui rimase fino al 1996, effettuando diverse tournee e incidendo, nel 1993, l’album “Racconti a colori”. Nel 2000 avviò invece una lunga collaborazione con Fabrizio Poggi, incidendo 2 dischi con i Turututela ed altrettanti con i Chicken Mambo, passando cioè dal folk di area lombardo-piemontese al blues. Tornando a “FB-Folk Bulletin”, per il quale Roberto Sacchi da tempo auspicava e cercava un incremento di visibilità, tramontata all’ultimo momento l’ipotesi del sodalizio con “World Music Magazine”, periodico edito da EDT di Torino, che era una testata di maggior respiro internazionale e con uno sguardo trasversale sulle “musiche del mondo”, la rivista nel 2003 venne acquisita dalla Edit Eventi di Spilimbergo, e cambiò in parte veste grafica, adottando tra l’altro una
copertina a colori. Roberto Sacchi ne mantenne la direzione fino al 2010, quando la rivista smise di esistere su carta, passando a una versione solo online. Nel 2011, per ragioni di salute, Roberto dovette abbandonare anche l’attività di musicista e si allontanò dall’ambiente del folk, rimanendo in contatto solo con una consolidata cerchia di persone. E se oggi, che è venuto a mancare, viene ricordato da molti, è perché realmente la sua figura è stata importante per l’intero movimento del folk italiano. Testimonianza di ciò sono, tra gli altri, alcuni fatti: il già citato libro “Storie folk”, che il curatore Maurizio Berselli ha espressamente dedicato a Roberto; il Premio alla “Realtà Culturale” che nel 2010 il Premio Loano per la Musica Tradizionale Italiana ha conferito a “FB-Folk Bulletin”, ma che a tutti gli effetti è un premio a Roberto Sacchi, che lo ritirò pochi mesi prima del suo allontanamento dalla rivista; che a “FB-Folk Bulletin” hanno guardato tanti di coloro che nel tempo hanno avviato nuove iniziative editoriali nell’ambito delle musiche tradizionali, anche solo per trovare formule diverse per raccontare la folk music, molti dei quali hanno per periodi più o meno lunghi collaborato con “FB-Folk Bulletin” ed hanno conosciuto ed apprezzato Roberto. Tra questi una buona parte di noi all’interno di BlogFoolk Magazine, ed è per tale motivo che ci sentiamo di poter omettere, nello scrivere di Roberto, quella “G.” del suo secondo nome, che i lettori trovavano in calce ad ogni articolo da lui firmato, ma era naturalmente omesso dai suoi amici.
Marco G. La Viola
Foto di Martin Cervelli e Silvio Massolo
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Personaggi Folk