“In casa”: così si traduce il titolo del nuovo album realizzato da Salif Keita privilegiando arrangiamenti scarni, tutti acustici, facendosi accompagnare solo in qualche brano dal ngoni di Badié Tounkara e dalle percussioni di Mamadou Koné. Il risultato è un album intimo, capace di commuovere adottando registri narrativi diversi, nato durante una visita in Giappone ad aprile del 2023. Oltre sei anni fa, presentando a Novembre del 2018 l’ultimo album, “Un Autre Blanc”, aveva annunciato che non ne avrebbe registrati altri. E invece: cinque dei nuovi brani arrivano a Kyoto “registrati nella camera d'albergo, come se mi trovassi a casa mia. Come se stessi suonando per me stesso. È un disco molto personale... molto intimo". Rotto il ghiaccio, a due brani (“Chèrie” e “Awa”) è stato aggiunto il violoncello di Clément Petit; poi altri due brani (“Aboubakrin” e “Kanté Manfila”) sono stati registrati da Julien Reyboz all’Ohm Sweet Ohm a Parigi a Settember 2023; e gli ultimi due (“Tu vas me manquer” e “Proud”) da Abou Cissé al Moffou Studio di Bamako a gennaio 2024. Intervistato da Wold Music Central, Salif Keita ha ricordato: “Non pensavo avrei realizzato un album del genere, ma sono un buon amico dell'etichetta che lo pubblica. Già da molto tempo il direttore della NØ FØRMAT!, Laurent Bizot, mi chiedeva se volessi pubblicare un album acustico; lui pensava ne valesse la pena, io rifiutavo sempre. Poi ci siamo incontrati in Giappone ad un festival e me l'ha chiesto di nuovo, e questa volta mi sono sentito pronto. Mi sentivo a mio agio perché la proposta era di registrare l'intero album nella mia stanza d'albergo. Questo ambiente mi avrebbe permesso di sentirmi a casa senza la pressione dell’andare in uno studio. Ho pensato che fosse un'idea molto bella e divertente”.
Cuore dell’album è il brano più esteso, sette minuti in cui anche la metrica delle parole rimanda ad un tempo antico, alle gesta di “Sundiata”. Salif Keita è nato (nel 1949) a Djoliba in una famiglia che fa risalire la propria discendenza a Sundiata Keita, il fondatore dell'Impero del Mali nel XIII secolo. Quando nel 1970 diviene il cantante della Rail Band di Bamako, la loro prima registrazione riguarda proprio l’epopea di
“Sunjata". Altra perla è il sentito omaggio a Kanté Manfila, il chitarrista e cantante di Farabanah, in Guinea, suo mentore e amico, con cui ha condiviso parte del suo percorso, dall’esperienza con “Les Ambassadeurs” al successo internazionale, cominciato con “Mandjou” e rinnovato con gli album “Moffou” e “M'Bemba”. Per Salif Keita “un cantante è come un uccello", ma, nel caso di Kanté Manfila, “l'uccello si è rifiutato di volare. Mi ha insegnato tutto e mi ha lasciato solo con la nostalgia". Dall’album “Talé” del 2012 vengono rilette, in apertura di scaletta, “Aboubakrin” e “Tassi”, con la voce in primo piano, accompagnata solo, in modo essenziale e iterativo, dalle corde dello ngoni. “Tassi" conta sul coro cui danno voce Julia Sarr e Olyza Zamati per esprimere la vicinanza e il dolore per un’amica che ha perso il suo unico figlio. Incoraggia chi è in lutto a non isolarsi, a cercare di andare avanti nonostante l'immenso dolore. Più indietro nel tempo, da “M’Bemba”, del 2005, per la parte finale dell’album tornano le ballate per chitarra e voce “Laban” e “Tu vas me manquer,” two glittery songs from 2005’s. Si chiude con “Proud”, il più messaggio più personale, quello di chi può dirsi orgoglioso di sé stesso nonostante gli sguardi diffidenti e timorosi verso gli africani, verso gli albini, verso la “differenza”. Un canto fiero sull’armonia fluida di corde che sembrano uno scampanio, quelle del simbi l’arpa-liuto dei cacciatori con sette corde di nylon in una fila che passano attraverso un ponte forato.
“Gli ascoltatori non sono mai stati così vicini alla mia voce come in questo progetto. Di solito suono insieme a un gruppo, un’orchestra o musica elettronica. La voce si confonde sempre un po' con gli strumenti. In questo caso, invece, c'è quasi solo la chitarra, con un arrangiamento molto minimalista. Chi ascolta quest’album farà conoscenza con la mia voce. E credo anche a me”.
salifkeita.bandcamp.com/album/so-kono
Alessio Surian
Tags:
Africa