Luca Congedo/Fabio Turchetti Quartet with Flavio Bertipaglia & Alberto Proietti Gaffi – Caminos (CPC, 2025)

Il sodalizio artistico tra il flautista e didatta salentino Luca Congedo e il polistrumentista e compositore cremonese Fabio Turchetti ha radici lontane nel tempo ed è strettamente legato ai cinque lustri di attività artistica dell’ensemble Khaossia, formazione a geometrie variabili che, nel corso degli anni, ha messo in fila una interessante produzione discografica che della tradizione salentina del debutto “De Migratione” è approdata via via a pregevoli concept album con composizioni originali come “Le Grechesche” del 2011, “Magellano” del 2018 e "Mosaico" del 2021. Parallelamente, hanno incrociato i rispettivi strumenti in diversi progetti paralleli, come “Dialogo” e “Gazal” con il liutaio e musicista palestinese Butrus Bishara, “La Fortesta” con Maurizio Murdocca alle tabla e il più recente “Una Luce” in duo nel 2023. A distanza di un anno dalla pubblicazione di quest’ultimo li ritroviamo con “Caminos”, album ispirato al Cammino di Santiago”, registrato in quartetto con Flavio Bertipaglia al contrabbasso e Alberto Proietti Gaffi alla batteria. Abbiamo intervistato Fabio Turchetti per farci raccontare questo nuovo album, non senza volgere uno sguardo alla sua magmatica produzione artistica che lo ha visto collaborare negli ultimi anni con artisti come Guo Gan e Vinicius Surian.

Partiamo dal tuo recente volume "La pietra e la carta. Il mio teatro musicale". Com'è nata l'idea di raccogliere in un libro i testi dei tuoi spettacoli portati in scena in questi anni?
"La pietra e la carta" è nato dall’esigenza di compendiare, in un unico volume, i circa venti spettacoli di teatro musicale che ho scritto nel corso degli anni. Questo libro offre una panoramica sulla genesi di tali opere e, su suggerimento dell'editore, ho inserito le locandine più belle e significative.Ho avuto il piacere di rappresentare quasi tutti questi spettacoli e molti sono disponibili su YouTube. Alcuni hanno ottenuto maggiore successo rispetto ad altri. Le maggiori soddisfazioni le ho avute all'estero, prevalentemente a Madrid, ma anche a Londra e negli Stati Uniti. Purtroppo, ben poche in Italia e mi sembrava giusto, a questo punto, far conoscere meglio questa parte importante della mia storia musicale.

Ci puoi parlare del tuo teatro musicale e dei tuoi concerti che intrecciano musica e narrazione?
La mia concezione di teatro musicale si caratterizza per la semplicità della sua struttura: testi recitati intervallati da brani musicali. Sul palco sono presenti uno o al massimo due attori/cantanti che narrano in prima persona la storia, supportati da un gruppo ristretto di musicisti. Alcuni spettacoli includono video originali realizzati da Hermes Mangialardo, videomaker pluripremiato, conferendo all'opera una dimensione multimediale completa. Pongo particolare attenzione ai contenuti delle storie narrate. I temi trattati frequentemente riguardano argomenti di teatro civile come la pace, la memoria, la cura della terra, tra gli altri.

Lo scorso anno hai pubblicato "Monteverdi world" in trio con Guo Gan e Alberto Venturini. Com'è nato questo progetto che ti vede nuovamente accanto al maestro cinese dell'erhu dopo il pregevole "Silk Way"?
Il nostro primo album è stato pubblicato un mese prima della pandemia e non ha avuto molte opportunità di promozione. Tuttavia, sono rimasto in contatto con Guo Gan e lui mi ha invitato nel 2022 a partecipare come ospite a uno dei suoi concerti a Parigi, presso il prestigioso teatro La Salle Gaveau, dove ho avuto modo di incontrare numerosi musicisti di talento. In seguito, ho sentito la necessità di creare qualcosa per ricambiare l'invito. Così è nato "Monteverdi World" da una scommessa: presentare al Festival Monteverdi di Cremona un progetto di musica barocca rivisitata in chiave world music, ovvero con l'interpretazione di Monteverdi attraverso l'utilizzo di strumenti diversi come il violino cinese e il bandoneon. Non a caso il sottotitolo dello spettacolo recitava: “la musica del divin Claudio suonata alle più diverse latitudini”. Al duo si è poi aggiunto Alberto Venturini, musicista e produttore con cui collaboro da molti anni, che ha completato il progetto suonando lo chalumeau, l'antenato del clarinetto. Alla fine, la scommessa è stata vincente e abbiamo deciso di documentarla pubblicando il CD registrato durante i giorni del festival.

Altro progetto intrigante è "Cyclops" con il musicista greco Dimitris Tasoudis. Com'è nato questo incontro musicale?
Ho iniziato a collaborare con Dimitris Tasoudis grazie a un comune amico musicista greco con cui collaboro, James Basdanis, che me lo aveva suggerito. Dimitris è un batterista jazz attivo sulla scena musicale di Salonicco ed è anche un pianista e compositore. Abbiamo gusti musicali simili e ci troviamo bene. È in grado di coinvolgere il pubblico con le sue performance.

Come hai lavorato alla scrittura dei brani di "Cyclops"?
“Cyclops” è stato concepito durante una sessione di registrazione presso il Cue studio di Salonicco, dove abbiamo alternato brani di sua composizione a quelli di mia produzione. Ritengo che ci arricchiamo reciprocamente sul piano artistico. Cosa abbastanza inusuale, lui suona contemporaneamente il pianoforte con una mano e la batteria con l'altra, oltre a fare un uso massiccio dell’elettronica, il tutto dal vivo e senza ricorrere ad overdub. Io ho suonato il bandoneon.

Come si è indirizzato il lavoro con Dimitris Tasoudis per l'arrangiamento dei brani?
Le mie composizioni sono piuttosto semplici, caratterizzate da poche linee con un feeling modale che si prestano ad un’interpretazione aperta. Al contrario, le sue composizioni sono più complesse: partendo da una cellula tematica, egli sviluppa lentamente il brano sia ritmicamente che armonicamente. Trovo questo processo estremamente interessante. Il mio contributo consiste in poche linee melodiche cantabili. Abbiamo tenuto diversi concerti in Grecia, paese nel quale amo esibirmi. Mi piacerebbe portare questa collaborazione in Italia; tuttavia, viste le peculiarità del nostro repertorio, è necessario individuare il festival adeguato. Nel novembre 2024 abbiamo registrato un nuovo disco intitolato "C'est l'amour" (ispirato a un brano di J.B. Lully), la cui pubblicazione è prevista per marzo 2025.

Ci puoi raccontare del "Requiem per Enzo Frassi" che hai composto per il Coro di canto popolare di Cremona?
La morte in un tragico incidente automobilistico del contrabbassista Enzo Frassi ha scioccato la comunità locale dei tanti musicisti che lo adoravano. Qualche giorno dopo la sua morte ero a Vienna e visitando la casa di Mozart ho visto in una teca alcuni fogli degli spartiti originali del suo famoso requiem. Mi si è accesa una lampadina e in un giorno, nel bar di Judenplatz, ho scritto tutte le melodie principali del mio requiem per Enzo. Per le voci ho coinvolto il coro folk di Simona Maffini come sarebbe piaciuto a lui. Tanti musicisti poi hanno partecipato con uno slancio ammirevole alla sua realizzazione che è avvenuta nella chiesa parrocchiale del paese piacentino dove era nato. Cremona1Tv ha curato l'editing del video che è su YouTube nella versione integrale. Successivamente è stato istituito un premio a suo nome organizzato dall’associazione Porta Marzia in collaborazione con il Piacenza jazz club. Il premio “Enzo Frassi” è aperto a tutti i giovani bassisti e contrabbassisti con meno di 30 anni e giunto quest'anno alla terza edizione.

Veniamo ora al tuo incontro con il chitarrista Vinicius Surian. Com'è nata questa collaborazione?
Conoscevo di vista il chitarrista brasiliano Vinicus Surian, perché si è diplomato presso la scuola di liuteria di Cremona. Io, però, ho iniziato a suonare con suo fratello Gustavo, che ha vissuto per un anno in Italia e dal quale inizialmente ho preso lezioni di pandeiro. Gustavo è un eccellente percussionista e attualmente è membro dell'orchestra jazz sinfonica di San Paolo, una delle più importanti del Brasile. Suonando spesso insieme, abbiamo scoperto di avere un grande feeling musicale e, così, abbiamo registrato un disco in duo intitolato “Miriti” (nome di un sughero utilizzato dagli indios brasiliani per costruire giocattoli per bambini) per vibrafono e bandoneon. Abbiamo eseguito le registrazioni in presa diretta e successivamente aggiunto sovraincisioni di percussioni, voci, e altri elementi. Dopo un solo concerto, Gustavo è dovuto ritornare in Brasile chiamato dalla sua orchestra, mettendo temporaneamente in pausa il nostro progetto. Suo fratello Vinicius, nel frattempo, era diventato il produttore dell'album, permettendoci di continuare la nostra collaborazione.

"Il serpente a 7 teste" che avete inciso con Lorenzo Tosarelli al pianoforte è chitarra e ispirato a un 
libro di favole africane raccolte da Nelson Mandela con testi di quest'ultimo ed Erasmo da Rotterdam. Raccontaci di questo disco?
Nel 2023, il festival Robert Capa di Madrid mi ha commissionato un progetto incentrato sulla pace. Questo festival di fotografia include conferenze, eventi letterari, teatro e musica. Ho proposto un progetto di teatro musicale ispirato al discorso pronunciato da Nelson Mandela in occasione del ritiro del premio Nobel per la pace. Per evitare ogni possibile plagio, ho selezionato solo alcune frasi del discorso originale che trattano i temi affrontati da Mandela: la pace, l'amicizia, il progresso, ecc. Inoltre, ho scoperto un libro di fiabe africane raccolte e pubblicate da Mandela, ho integrato alcuni passi di queste fiabe come metafore: il serpente, il leone, l'elefante, ecc. Ho, poi, coinvolto Vicente Gil, un attore rinomato in Spagna, per interpretare Mandela. In fase di composizione delle musiche, ho scelto artisti appropriati: essendo la musica brasiliana profondamente influenzata dalle radici africane, ho richiesto la collaborazione di Vinicius e Lorenzo Tosarelli, esperti di questo genere musicale, per suonare nel CD “Il Serpente a 7 Teste”, che - di fatto - costituisce la colonna sonora dello spettacolo.

Vinicius Surian è al tuo fianco anche nell'omaggio a Pablo Neruda "España en el corazón" che avete inciso con Greta Bulgari. Com'è nato questo album?
Di questo spettacolo esistono tre differenti versioni. Inizialmente, ho inserito alcune poesie di Neruda nella versione italiana dello spettacolo su Gerda Taro, la prima fotografa di guerra della storia, realizzato in duo con l'attrice Daniela Coelli. Queste poesie erano così belle e significative che mi è venuto il desiderio di metterle in musica. Inoltre, sono estremamente attuali perché trattano del bombardamento indiscriminato della popolazione civile durante l'assedio di Madrid nel 1937. Successivamente, ho chiesto a Vinicius se avesse un’idea su chi potesse interpretarle, data la sua vasta rete di contatti nella comunità latino-americana di Cremona. Mi ha suggerito Greta Bulgari, una cantante italiana che eccelle nelle interpretazioni in spagnolo. Così è nato il disco che abbiamo registrato in trio nello studio di Surian. Abbiamo già tenuto alcuni concerti e ne sono previsti ulteriori in autunno. Parallelamente, a Madrid, ho coinvolto Vicente Gil nel progetto. Stavamo portando in scena “Memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar, in una versione per lettura scenica curata da Raffaella Balestreri, con accompagnamento
musicale. Dopo lo spettacolo, ho discusso con Vicente e Manoli, la regista con cui collabora, del progetto su Pablo Neruda. Da questa discussione è nato lo spettacolo teatrale “8 canciones de amor y unos poemas desesperados”. Questo spettacolo include un talentuoso cantante boliviano, un'altra attrice e un musicista che mi sostituisce quando non posso essere presente, garantendo così la continuità delle rappresentazioni.

Cosa ti ha colpito della poetica di Neruda e come sei riuscito a tradurre il suo lirismo in musica?
Le parole di Neruda possiedono una forza intrinseca che sembra già racchiudere la musica. Il mio contributo è consistito semplicemente nell'evidenziarla. Comporre, come ben sai, è un processo che avviene a livello inconscio.

Più recente è, invece, "Caminos" in quartetto con il tuo partner in crime Luca Congedo, Flavio Bertipaglia e Alberto Proietti Gaffi. Raccontaci questo nuovo progetto?
“Caminos” prosegue idealmente il percorso intrapreso con il precedente “Una luce” che abbiamo registrato in duo con Luca e nel quale rileggevamo in chiave world alcune cantigas medievali di Alfonso X El Sabio. Questo novo album ne riprende il filo con alcuni brani che ho scritto vent’anni fa, dopo aver fatto il Cammino di Santiago.

Cosa ti ha ispirato i brani di "Caminos"?
Il Cammino rappresenta un'esperienza significativa, come confermato da coloro che l'hanno intrapreso. Per me ha segnato una linea di demarcazione nella mia vita, anche dal punto di vista musicale. Da tempo sentivo la necessità di rivisitare questi brani in versione strumentale. Risuonarli con il bandoneon mi ha permesso di riscoprirli da una nuova prospettiva che mi ha trasmesso nuove emozioni. La collaborazione con Flavio Bertipaglia al contrabbasso e Alberto Proietti Gaffi alla batteria è stata essenziale e ha apportato leggerezza all'esecuzione.

Quali sono le peculiarità di questo album rispetto ai tuoi precedenti?
Ho registrato tante cose in questi anni, tutte abbastanza connesse tra loro. In questo album, più che in altri, ho approfondito l'essenza della musica, esplorando ciò che essa rappresenta per me e riflette maggiormente la mia identità artistica.

C'è un brano di "Caminos" a cui sei particolarmente legato?
Sono molto legato a “Arzua” è il brano che apre il disco, dedicato a una cittadina situata lungo il cammino di Santiago. Si tratta di un brano caratterizzato da un ritmo latino che abbiamo eseguito l'anno scorso in duo al festival jazz di Manila, dove eravamo già stati dieci anni prima, insieme da un talentuoso chitarrista filippino come ospite. 

Con Luca Congedo portate avanti da vent’anni il progetto Khaossia…
Attualmente, con i Khaossia, siamo in una fase di pausa per quanto riguarda le produzioni. Dopo aver
ottenuto numerosi riconoscimenti (tra cui il premio per la miglior colonna sonora al Festival del Cinema di Montecatini) con “Addhumare”, il cortometraggio di animazione di Hermes Mangialardo per il quale abbiamo composto le musiche, stiamo attendendo lo sviluppo di un nuovo progetto convincente. Nel frattempo, il progetto “Magellano” è ripreso nella sua versione inglese con l'ultima rappresentazione che si è tenuto a Covent Garden nel 2019. Lo scorso 11 marzo ci siamo esibiti a Londra all'interno della nave “Golden Hinde,” una replica del vascello di Francis Drake ormeggiata sul Tamigi vicino al London Bridge, insieme a Congedo. Il concerto è stato organizzato dalla “Kast Art Association” (fondata insieme ad Antonio Riva e Kate Henderson). La cosa curiosa è che non sapevo che, all'interno della nave, ci fosse addirittura una sala concerti.

Concludendo è scontato chiederti: quali progetti hai attualmente in cantiere?
Come puoi immaginare c’è sempre tanta carne al fuoco. Ho diversi progetti in corso che riguardano non solo la musica. Sto lavorando alla realizzazione di un docufilm, per la regia di Pietro Mariani e la produzione del Comites spagnolo, su "Utopia", un piroscafo pieno di emigranti italiani diretti in America, che nel 1891 è affondato davanti al porto di Gibilterra, causando la morte di più di 600 persone. Io contribuisco alla sceneggiatura e alle musiche con Dario Congedo e Mauro Palmas. "Legami" è, invece, un progetto socioeducativo cui sto lavorando da un anno con Dario De Filippo e Stefano Giust, due italiani residenti a Parigi da diversi anni. Dario De Filippo ha creato un progetto educativo coinvolgendo i ragazzi difficili di Montereau, un comune della banlieue parigina. Ha messo insieme una bella squadra che comprende dei musicisti, l'attrice Clara Ponsot, alcuni slam poets (rappers) e un gruppo di slackliners, acrobati che camminano sulle corde. Io ho contribuito alla stesura del progetto e ho composto le musiche. È previsto uno spettacolo a giugno con questi ragazzi. Ci sarebbe ancora tanto da raccontare e vorrei poterlo farlo quando spero saranno finiti. Nel frattempo, sto suonando anche il Jeangot trio, gipsy swing salentino con cui mi diverto un sacco!



Luca Congedo/Fabio Turchetti Quartet with Flavio Bertipaglia & Alberto Proietti Gaffi – Caminos (CPC, 2025)
Ci sono viaggi che non si misurano in chilometri, ma in trasformazioni interiori. Il Cammino di Santiago è uno di questi: un'antica rotta di pellegrinaggio che, sulle orme dell’apostolo Giacomo, conduce i viandanti verso Finisterre — il “confine della terra” — e oltre, fino alla soglia dell’invisibile. Questo cammino millenario è un itinerario spirituale che attraversa paesaggi esteriori e interiori, simbolo di perfezionamento e rinascita, un pellegrinaggio dell’anima che culmina nella visione della stella dell’Alkaest, alchemico emblema della trasformazione ultima: l’unione tra materia e spirito, tra pellegrino e destino. Nel 2003, dopo aver percorso il Cammino di Santiago, Fabio Turchetti scrisse alcune composizioni ispirate da quell’esperienza così intensa e nello stesso anno videro la luce nel disco “Da Los Arcos a Compostela”, realizzato in collaborazione con il compianto Enzo Frassi e pubblicato in allegato alla rivista World Music Magazine. A distanza di quasi vent’anni, ha li ha ripresi in mano e, insieme a Luca Congedo, li ha reincisi in una veste completamente nuova con la partecipazione di Flavio Bertipaglia al contrabbasso e Alberto Proietti Gaffi alla batteria. Idealmente il disco si ricollega idealmente al precedente “Una luce”, dedicato alle cantigas medievali di Alfonso X El Sabio, e ne prosegue il percorso di ricerca spirituale e musicale nell’incontro con il jazz. L’approccio stilistico e compositivo, maturato negli anni, ha consentito a Turchetti di tornare sui suoi brani con una nuova consapevolezza e, così, li ha riscritti e risuonati al bandoneon, illuminandoli di nuova luce con arrangiamenti che incrociano jazz e world music, facendo risaltare la profondità e la forza evocativa della sua scrittura. Durante l’ascolto si ripercorrono i sentieri del Cammino di Santiago con ogni brano che rimanda ad una delle tappe, non semplici luoghi fisici, ma anche occasioni di profonda riflessione e crescita interiore. Ad aprire il disco sono i solari ritmi latin di “Arzua” con il flauto di Congedo che guida la linea melodica, spinto dalla sezione ritmica e incalzato nella seconda parte dal bandoneon di Turchetti. Si prosegue con la sinuosa danza di “Carrion” nella quale flauto e bandoneon si alternano nell’esposizione del tema, accompagnandoci alla suggestiva “Finisterre”, una composizione dalla forte carica cinematografica in cui si susseguono atmosfere differenti. Se “Lasciami camminare” e “Terradillos” spiccano per l’elegante trama jazz intessuta dall’interplay tra il flauto di Congedo e il piano di Turchetti, “Senza di te” è una ballad appassionata venata di malinconia. Turchetti imbraccia nuovamente il bandoneon in “Tieni il passo” che ci conduce al finale con “Zuppa con l’aglio” dedica al "sopa de ajo", piatto castigliano a base di brodo, pane, uova e aglio che è possibile assaggiare durante il Cammino Francese, da Castiglia e León, e che è simbolo della semplicità e della condivisione, valori profondi strettamente legati al Cammino di Santiago. “Caminos” è un appassionante diario di viaggio in musica che non mancherà di appassionare quanti vi dedicheranno un attento ascolto.


Salvatore Esposito

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