Nel corso del Rinascimento e del Barocco in Italia, la cultura ebraica e quella cristiana erano ben distinte ma nello stesso tempo si colgono sorprendenti interconnessioni. Non è un caso che la musica sinagogale abbia adattato e riflesso melodie e stili contemporanei, apparentemente non correlati. Sicuramente compositori ebraici come Salomone Rossi a Mantova e Benedetto Marcello hanno utilizzato il linguaggio musicale italiano del loro periodo, ma, allo stesso tempo, hanno introdotto in quel linguaggio elementi di grande innovazione che sarebbero stati accolti e diventati dei topoi per i compositori coevi e successivi. Ad esempio, Salomone Rossi usava spesso quelle che erano allora considerate delle durezze armoniche, come le cadenze tonicizzanti al di fuori dal sistema modale, come metafora del sentirsi egli stesso in una terra straniera. In questo modo sicuramente contribuì a introdurre delle innovazioni che si ritrovano poi in compositori come Monteverdi. La comunità ebraica italiana del tardo Rinascimento e del Barocco era suddivisa in quattro gruppi distinti, ognuno dei quali manteneva riti, sinagoghe e identità proprie all'interno della comunità ebraica generale. Leo Levi (Casale Monferrato, 1912 – Gerusalemme, 1982) è stato il primo a studiare in modo sistematico la musica di tradizione orale legata all’ebraismo italiano e le sue registrazioni, effettuate nel primo dopoguerra, nelle sinagoghe di venti diverse comunità ebraiche italiane hanno salvato dall’oblio molti dei “piyyutim” (canti e poesie spirituali/liturgiche in ebraico), importanti pagine di storia musicale che rischiavano di rimanere sconosciute e dimenticate per sempre. Una selezione di questi materiali, tratti dal grande corpus di registrazioni del musicologo piemontese, possiamo ascoltarle riarrangiate in “IIllumination: Early Italian Jewish Spiritual Music” con l’Ensemble Bet Hagat e “Illumination II: Italian-Jewish Music of Solace and Hope” con l’Ensemble Nuria, due album di grande valore estetico e documentario nei quali sono raccolti i frutti del progetto “Early Italian Jewish Spiritual Music” di Ayela Seidelman, durato tre anni e svelano l’osmosi tra musica cristiana e ebraica tra Rinascimento e Barocco. “IIllumination: Early Italian Jewish Spiritual Music” vede protagonista l’Ensemble Bet Hagat vede la direzione artistica di Ayela Seidelman (violoncello barocco) ed è composto da Yair Harel e Daniel Akiva (voci) Mauro Occhionero (voce e antiche percussioni italiane), Bari Moscovitz (liuto, tiorba e arrangiamenti), Refael Negri, Daniel Hoffman (violini barocchi e klezmer), Richard Paley (fagotto barocco), Mati Bobek (clarinetto barocco), Adi Silberberg (registrazioni e viola da gamba), Ben Har-Ga’ash (calascione basso) e Yair Harel (percussioni).
Ensemble Bet Hagat – Illumination: Early Italian Jewish Spiritual Music/Ensemble Nuria – Illumination II: Italian-Jewish Music of Solace and Hope (stradivarius, 2020/2024)
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