Con due concerti-prologo il 10 gennaio al Teatro Iqbal di Formia: “Alberi di canto”, con Raffaello Simeoni e con la partecipazione degli studenti del locale Istituto Dante Alighieri, e “I suoni” con Gruppo Mainarde e ospiti della Val Comino, e un altro evento il giorno successivo, a Trivio, con Zampognari degli Aurunci, Antonio Mastrogiorgio e il trio Ensemble Arpa Viggianese, il Festival “La Zampogna” è ritornato dopo un break di due anni nella consueta settimana di gennaio a Maranola, alle pendici dei Monti Aurunci. E come “tradizione” comanda, contemporaneamente al raduno dedicato agli aerofoni popolari è arrivato il pieno inverno. Le cattive condizioni meteorologiche hanno pregiudicato l’esposizione di liutai e costruttori di strumenti, come pure le presenze di musicisti e pubblico non numerosissimo come nelle passate edizioni. Pure, ha influito la scelta di Ambrogio Sparagna e Erasmo Treglia, direttori artistici dell’evento organizzato da Finisterre e Archivio Aurunco in collaborazione con l’amministrazione comunale di Formia, di far ripartire il Festival, dopo una fase di riflessione determinata da cause esterne all’idea di una manifestazione come questa, che è stata una fucina inesauribile e ha raccolto consensi negli anni tra addetti ai lavori, cultori e turisti culturali. Sul senso de “La Zampogna” e sulla volontà di riprendere il Festival ascoltiamo proprio Treglia: “C’è stata in realtà una richiesta frequente da parte degli amici zampognari e musicisti di rinnovare l'appuntamento perché è come se si
stessero perdendo un po’ le fila di come sta cambiando adesso il mondo della zampogna, stanno succedendo cose nuove naturalmente. Maranola si è sempre proposta come un’occasione per incontrarsi, per riflettere un po' sullo stato dell'arte, tutti ci hanno detto in questi ultimi due o tre anni se era possibile riprovarci proprio per cercare di rifare insieme un po' la riflessione sui nuovi strumenti, le nuove occasioni, le nuove composizioni. Al netto della grande fatica che ci vuole per fare un festival che sembra piccolo ma che richiede veramente grande sforzo, anche per le difficoltà oggettive di un luogo come Maranola che è un piccolo paese che non ha grandi spazi per poter assembrare gente, però ci stiamo riprovando e speriamo nel corso di un paio d'anni di riprendere quel ruolo di punto di riferimento a gennaio. Per molti quest'anno è stata una notizia dell'ultimo minuto, non sono riusciti a organizzarsi in tempo. Noi, speriamo, invece riposizionando “La Zampogna” nel terzo fine settimana di gennaio, come è stato abitualmente, speriamo di poter di nuovo essere di interesse per tutti quelli che si occupano di questo e di altri strumenti popolari”.
Queste le premesse e gli intenti, ma cosa è accaduto a Maranola dal mattino del 12 gennaio? La “tradizionale” processione ha condotto i suonatori di zampogna e ciaramella all’edicola della Madonna degli Zampognari, dove si è svolto il concertino d’apertura “Voci all’aria” con “romena-romana” Roxana Ene come cantante e Marian Serban al cimbalom. La coppia ha offerto un
saggio di canti tradizionali romani e d’autore, come il celebre “Lume Lume” di Maria Tănase. Al mattino il centro studi A. De Santis, che ha ospitato gli stand di alcuni costruttori, visto che non si è potuto usare il piazzale per le avverse condizioni meteo, ha accolto il set dell’ensemble di Picinisco (Fr), nella Val Comino, che da anni conduce una rilevante ricerca e riproposta di materiali tradizionali di un’area di confine significativa sul piano musicale. A seguire il seminario su “La Zampogna Perduta” di Alessandro Mazziotti, che nel suo intervento non privo di esempi musicali, ci ha condotti sulle tracce di una zampogna antica di cui lo studioso e musicista sta cercando di ricostruire il centro di costruzione abruzzese, incrociando documenti scritti, rilievi organologici sugli strumenti, pratiche costruttive degli stessi, documenti iconografici e ricerca sul campo nell’area appenninica. Tra altri gli esempi sonori proposti all’interno del seminario, molto interessante sul piano musicale una “Passata” eseguita da Leonardo Casale e un canto sulla “zampogna estinta” dell’Appennino centrale (suonata da Mazziotti, su uno strumento tra i più diffusi nel XIX secolo che tra poco sarà nuovamente prodotto) per la voce di Laura De Vecchis: si tratta di una delle modalità di canto femminile alla zampogna recuperate tra Lazio e Abruzzo.
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