Al pomeriggio Giuseppe Moffa ha presentato (non mancando di regalare qualche assaggio del suo stile) il suo “Metodo per Zampogna”, mentre il gruppo Sparatrapp, stradaiolo, terragno ed eclettico, ha prescritto agli astanti la propria “Musica medicamentosa”. Ad aprire i set nelle storiche chiese maranolesi è stato il concerto per friscalettu e organo di Pietro Cernuto e Pietro Pisano, eseguito nella Chiesa di Santa Maria ad Martyres, che oltre a un prezioso presepe di terracotta risalente al XVI secolo – uno tra i presepi più antichi della tradizione italiana, di altissimo pregio storico e artistico – custodisce un prezioso organo il cui impianto la fa inquadrare nell’ambito della scuola napoletana settecentesca. Uno strumento – ha raccontato Ambrogio Sparagna nella presentazione del concerto – “costruito in base a quella che era la struttura architettonica della chiesa; uno strumento dall’acustica perfetta”. Si tratta di esplorare le potenzialità espressive di uno strumento “povero” come il flauto di canna siciliano in dialogo con un organo. Ciò in virtù anche della suggestione timbrica derivata dalla presenza di particolari registri “di zampogna”, che richiamano proprio il timbro delle canne di zampogna, secondo la moda settecentesca di comporre pastorali per organo. Da Morricone (“Gabriel’s oboe”) a Schubert (“Ave Maria”), da temi da danza dello stesso Cernuto all’”Adagio” di Benedetto Marcello fino a un canto mariano della tradizione siciliana è stato un gran bel sentire. Nella vicina Chiesa di San Luca si sono esibiti i Taraf Cimpoiu, il trio creato da Roxana Ene, Marian Serban e Vlad Alexandrescu (flauti e cimpoiu), i Kiepo’, hard working band in terra cilentana, formata da quattro musicisti (fisarmonica, ciaramella, canto, zampogna e chitarra)
che provengono da generazioni di suonatori tradizionali e che meriterebbero più ampi palcoscenici. I cilentani passano con disinvoltura dal ballo al canto devozionale alla Madonna (dal Sacro Monte a Guadalupe) fino a proporre un medley folk-pop-lirico. Come sempre il concertone finale de “La Zanpogna” si chiama “Il Bordone Sonoro”, si tiene nella più ampia Chiesa dell’Annunziata e prevede la passerella degli artisti partecipanti, a partire da brevi interventi musicali di zampognari di diverse età provenienti dalle adiacenti aree montane, tra cui il trio di Damiano Palazzo, Giuliano De Meo e Valentino Caprarelli e il duo Silvio Forte (ciaramella) e Zi’ Ferdinando Aceto (zampogna). Di grande interesse il set dell’Ensemble Arpa Viggianese, protagoniste tre giovani arpiste: Francesca Stella, Martina De Gregorio e Antonella Pecoraro, che hanno proposto un repertorio di tarantelle e brani dal repertorio di quelli che furono gli ultimi suonatori di arpa diatonica registrati nel paese del potentino (Rocco Rossetti e Luigi Milano). Le tre giovani arpiste hanno ricevuto il Premio Acep e Unemia, riservato ai giovani talenti della musica tradizionale, riconoscimento per il loro impegno nel trasmettere una tradizione strumentale unica. Infine, il Premio “Artista 2025”, conferito a Tony Esposito, non solo in qualità di inimitabile percussionista ma anche perché radicato nella vicina Formia dove per tanti anni ha vissuto Pino Daniele, con cui Esposito ha collaborato a lungo. Insomma, un finale festaiolo officiato da Ambrogio Sparagna, gli
allievi di organetto, il percussionista napoletano e il coro diretto da Annarita Colajanni a chiudere un’edizione ritrovata de “La Zampogna”. In questi trent’anni il movimento zampognaro è cresciuto con musicisti giovani e liutai sempre più bravi, a tal punto che il vecchio adagio “lo zampognaro passa una vita ad accordare la sua zampogna e una vita a suonare uno strumento stonato…” non proprio si addice a strumenti intonati e splendidi sul piano organologico. Insomma, passione, maestria e consapevolezza del valore culturale di questi strumenti. Ma lasciamo ancora la parola a Erasmo Treglia: “Nel frattempo da quando è nato il Festival si sono moltiplicati i momenti di raduno. Sicuramente è un bene, perché ovviamente è il segnale di un grande interesse che c'è in giro ed è il segnale che ci sono tanti nuovi appassionati, musicisti e non che seguono questi strumenti, questo mondo in generale. Quindi vedere che il calendario e la cartina geografica sono punteggiati da appuntamenti dedicati alla zampogna o alla zampogna e altri strumenti fa certamente piacere, Oggi vedere tanti ragazzi che sono venuti, che suonano, suonano bene, hanno bei strumenti, ci sembra quasi normale; dieci anni fa sarebbe stata una cosa eccezionale, quindi significa che i costruttori stanno lavorando bene. La richiesta c’è e la gente suona, suona con maggiore frequenza e ovviamente questo significa anche che le occasioni aumentano, almeno le occasioni di festival, di rassegna, di incontro. Venti anni fa eravamo rimasti
soltanto Scapoli e Maranola, altri potevano essere “Pifferi, Musa e Zampogna” di Arezzo; adesso invece ci sono tanti appuntamenti partendo dalla Sicilia, in Calabria, in Campania. Sarebbe anche una bella cosa riuscire a creare un piccolissimo e leggero coordinamento proprio tra queste iniziative, per fare insieme una riflessione che può essere utile a tutto il movimento. Ci sono delle potenzialità che derivano dal coordinamento tra quanti si occupano nello specifico di questo strumento, del movimento che gli sta intorno. Faccio un esempio: ho incontrato alcuni amici, gente che frequento magari cinque sei volte all’anno, con cui lavoro, e solo recentemente scopriamo reciprocamente oppure io scopro che loro fanno una rassegna dedicata alla Zampogna. Ecco, questo fatto di essere nel settore ma di non essere nemmeno cosciente di quello che avviene in giro è un peccato, per cui questa sicuramente è una cosa che va sviluppata, insieme al all’idea di parlare di costruttori, di liutai, di strumenti tradizionali. La volontà è quella di portare in giro la voglia di incontrarsi per riflettere sugli strumenti, perché una delle cose che accade spesso qui al festival è che vedi capannelli di persone che parlano di tecniche, di migliorie dello strumento, di legni, di sacche, di ance: ecco questo dimostra un grandissimo interesse, anche tecnico, e tutto andrebbe articolato attraverso un appuntamento dedicato agli strumenti tradizionali italiani”. Intanto, ci si proietta verso l’edizione numero trenta de “La Zampogna”, in programma per la seconda metà di gennaio 2026: Maranola è ritornata ad essere uno dei luoghi musica in Italia. Info www.archivioaurunco.it
Ciro De Rosa
Foto di Ferruccio Frigerio
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