Il Worldwide Music Expo ha celebrato il suo trentennale a Manchester. Tra i fedelissimi delegati che esibivano il loro golden badge ci si interrogava sul migliore WOMEX di sempre. Non abbiamo perso l’occasione per chiederlo a due guru, due personalità “golden badge”, figure di riferimento per le musiche del mondo. Il ceco Petr Dorůžka, veterano saggista, giornalista, produttore e conduttore radiofonico della Radio Nazionale Ceca, pensa che “Il miglior WOMEX di sempre? Non molti ricordano i primi anni a Berlino, e ancora meno ricordano gli anni pre-WOMEX, ai Berlin Independence Days, dove è nata l’idea del WOMEX. Sì, sono stati anni cruciali di scoperte affascinanti; ricordo Yat-Kha, Oumou Sangaré e Zap Mama nel 1992. Nella storia successiva, il 2012 a Salonicco è stato il culmine: il clima caldo e l'ospitalità greca hanno aggiunto ulteriore entusiasmo alla musica. Inoltre, ricordo di aver scalato il Monte Olimpo con un amico pochi giorni prima. Quest’anno il WOMEX di Manchester segna un momento di transizione”.
Da parte sua, Simon Broughton, giornalista, regista, curatore della sezione musicale delle Rough Guides, fondatore del periodico “Songlines” e molto altro ancora, guarda al passato, ma formula anche propositi futuri: “Il mio ricordo più vivo è quello di aver visto Cesaria Evora al primo WOMEX di Berlino nel 1994. Sembrava stanca del mondo, ma ci portò dritti a Capo Verde, un luogo allora sconosciuto. I suoi piedi nudi e la sua voce profonda erano sorprendenti. A metà del suo concerto si prese una pausa per bere e fumare una sigaretta. Grazie al WOMEX ha girato il mondo fino alla sua morte nel 2011. Ma il mio WOMEX preferito è stato quello di Budapest nel 2015: una grande città e ottime sedi. Spero che ci torni presto. Per il futuro, vorrei nominare Vilnius: una grande città che si adatterebbe molto bene all'atmosfera del WOMEX.”
Nei commenti di due eminenti figure della critica musicale si avverte un sentore nostalgico per i tempi in cui la “world music” era una bella novità, ma si fotografano anche artisti che hanno fatto la storia. Trent’anni sono tanti: sono cambiati il mercato, la fruizione della musica, si sono moltiplicate fiere ed Expo, eppure è innegabile che il WOMEX conservi il suo fascino, anche se questo davvero è stato un po’ un anno di transizione, come sottolineato da Dorůžka.
Racchiudere in poche pagine la cronaca di cinque giorni di frenetiche attività fieristiche, di incontri formali e informali, di happening, di emozioni e, naturalmente, di showcase pomeridiani, serali e notturni, non è impresa agevole. Non solo per la sovrapposizione di molte esibizioni, ma anche perché prospettiva, gusto e curiosità personali giocano un ruolo cruciale nella traiettoria concertistica seguita da un cronista “Womexican”.
l Manchester Central Convention Complex, una struttura con un tetto ad arco che raggiunge i 64 metri di luce, ricavata dall'edificio che per quasi novant'anni è stato la principale stazione ferroviaria della città, ha ospitato la fiera ed è stato il palcoscenico degli showcase diurni e del Theatre Stage serale. Al di là dei numeri lusinghieri pubblicati dall’organizzazione Piranha Arts, si deve riconoscere una flessione nelle presenze tra gli operatori, un fenomeno evidenziato da molti frequentatori storici del WOMEX. È possibile che queste assenze siano il risultato di scelte individuali da parte degli addetti ai lavori. Tuttavia, è probabile che le politiche sui visti post-Brexit e i conflitti in corso abbiano influito non solo sulle selezioni musicali per i concerti, curate dalla giuria dei 7 Samurai, ma anche sulle presenze fieristiche. In ogni caso, come sempre, il programma è stato fitto di sessioni, conferenze, eventi di networking, proiezioni di film e, naturalmente, showcase.
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