Festival Ethnos, XXIX Edizione, Comuni Vesuviani e Napoli, 7 settembre - 5 ottobre 2024

Da ventinove Ethnos anni fa della world music (in molte delle declinazioni di questa categoria non categoria) il suo ambito musicale. I concerti vivono programmaticamente del rapporto con luoghi di grande pregio storico-culturale, che siano alcune delle ville del Miglio D’Oro vesuviano, parchi, siti di archeologia industriale e chiese napoletane. E questo è il valore aggiunto della manifestazione diretta da Gigi Di Luca, finanziata da istituzioni pubbliche locali e dal Ministero della Cultura (l’accesso al FUS porta con sé la necessità di prevedere ingresso a pagamento, ma va sottolineata l’irrisorietà del prezzo proposto dagli organizzatori per assistere a spettacoli di un così elevato livello musicale). In quasi tre decadi di vita il Festival ha creato una “community”, dice Di Luca, e pure uno “stile”, fidelizzando un pubblico che segue con puntualità e certezze le proposte artistiche. Quest’anno si è partiti a botta sicura con il set inaugurale che ha visto il nigerino Bombino di scena a San Giorgio a Cremano, a Villa Vannucchi. Sold out per il cantante e chitarrista di Agadez, accompagnato da un trio di musicisti eccellenti; il chitarrista tamashek è stato acclamato da un pubblico intergenerazionale ripagato con una notevole performance, ed è stato coadiuvato dalla line up rock (basso, chitarra ritmica e batteria)
che dà un robusto sostegno alle canzoni ammantate da melodie avvolgenti e da seducenti riff di chitarra. Quasi due ore filate di concerto compresi i bis, tra classici e motivi dell’ultimo album “Sahel” per un personaggio schivo che si limita a ringraziare e sorridere timidamente dal palco. Al Galoppatoio della Reggia di Portici (oggi parte dell’Università di Agraria) va in scena l’8 settembre il recital dell’algerina-francese Djazia Satour (voce e bendir), accompagnata dall’agile pianismo del francese Pierre-Luc Jamain, Satour possiede carica scenica e un bel colore timbrico; condensa il suo legame con lo châabi, le canzoni d’autore berbere, ma anche con le espressioni popular occidentali. Un incontro intimo, lirico e raffinato che si orienta verso il jazz e il pop. La sezione napoletana del festival, dal 12 al 15 settembre (a ingresso gratuito), è stata accolta nel Complesso e Chiesa di Santa Maria Donnalbina. Ha messo in file tre serate con doppi concerti, con un focus sulla Catalogna originato dalla collaborazione con operatori locali e istituzioni catalane. Non sono state poche le positive sorprese della tre giorni partenopea.

Posta un commento

Nuova Vecchia