Artisti Vari – 'Na strada 'miezz'o mare (Nota Editore, 2023)

C’eravamo quella sera del 15 settembre 2015 al Maschio Angioino a Napoli, quando andò in scena “Na strada ‘mmiez ’o mare. Napoli per Fabrizio De André”, la seconda delle due serate, ideate e curate da Annino La Poste e il compianto Dario Zigiotto ed organizzate dal Club Tenco e dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli con il sostegno della Fondazione De André, durante le quali alcune delle voci della scena cantautorale partenopea resero omaggio a “Creuzâ de mä”, in occasione dei trent’anni dalla pubblicazione, rileggendone i brani in napoletano. Il ricordo è quello di aver vissuto un momento particolare, un’occasione rivelatasi poi irripetibile in cui pubblico, artisti e addetti ai lavori si ritrovarono per ricordare uno dei dischi più belli della produzione di Fabrizio De André, ma soprattutto per celebrare il suo rapporto fortissimo con Napoli e con il suo immenso universo musicale nel quale, durante la sua carriera, non mancò di addentrarsi. Il lavoro alla base di quel progetto aveva radici lontane nel tempo, come ricorda Annino La Posta: “L’idea di tradurre “Crêuza de mä” in napoletano mi frullava in testa da tempo, quasi da quando l’ho ascoltato per la prima volta e non ho capito niente, ma era solo una delle tante possibilità del reale. Quando, poi, Teresa de Sio tradusse in napoletano la title-track, ho pensato che la mia idea potesse concretizzarsi. Così, tradussi in napoletano tutto il resto del disco. Successivamente, mi rivolsi al mio amico Dario Zigiotto, noto agitatore culturale - come lui amava definirsi - affinché la cosa potesse passare dal mondo delle parole a quello reale. Il suo entusiasmo, alla sua competenza e le innate doti comunicative fecero sì che nel 2015 riuscissimo ad avere un finanziamento dal Comune di Napoli per realizzare quei due concerti al Maschio Angioino durante le quali abbiamo registrato tutte le tracce del disco”. Altro passaggio importante fu quello della scelta degli artisti da coinvolgere nel progetto: “Più che di interpreti avevamo bisogno di voci. Voci che restituissero lo stesso profumo che si sente nel disco originale; voci dirette e, per quanto possibile, spoglie delle incrostazioni della modernità, per cercare di avvicinarci alle origini della parola e del suono, che poi, a ben guardare, è lo stesso obiettivo inseguito sa Fabrizio De André e Mauro Pagani. Basta sentire le modulazioni arabeggianti di Enzo Gragnaniello o l’ampia vocalità di Fausta Vetere della Nuova Compagnia di Canto Popolare, per farsi un’idea precisa del nostro intento. Trovate le voci, abbiamo abbinato le canzoni agli artisti in base alla loro cifra stilistica”. Il risultato finale fu molto interessante, sia sotto il profilo artistico, sia nella resa finale delle due serate; tuttavia, tra tante luci non mancò qualche ombra. Gli artisti che si alternarono sul palco, infatti, oltre a proporre una delle canzoni di “Creuzâ de mä” in napoletano, eseguirono anche alcuni brani dai rispettivi repertori, rendendo il tutto inevitabilmente un po’ frammentato e facendo perdere quella tensione narrativa che permeava l’originale. A distanza di quasi dieci anni, finalmente ha visto la luce “'Na strada 'miezz'o mare”, album che raccoglie le registrazioni dal vivo effettuate nel corso di quelle due serate del 2015, svelandoci nella sua unitarietà un intrigante versione di “Creuzâ de mä”, cantato a più voci in napoletano. A riguardo Annino La Posta sottolinea: “Sarebbe bello poter dire che pubblicare la nostra versione di “Crêuza de mä” abbiamo atteso il quarantennale dalla sua pubblicazione, ma non è così. In realtà, riuscire a farsi autorizzare le traduzioni da una major come la Universal non è cosa facile, soprattutto in termini di tempo. In questi anni, siamo rimbalzati kafkianamente da un ufficio all’altro prima di ottenere i tanto sospirati diritti. Parallelamente le nostre rispettive attività e, in alcuni casi, anche la nostra vita privata non sempre hanno collimato perfettamente con questo progetto. Negli ultimi tempi, poi, Dario ha avuto seri problemi di salute tanto che all’inizio di quest’anno, quando il progetto era quasi ultimato, è venuto a mancare. Purtroppo, Dario non è l’unico a non rispondere più all’appello di quelli che erano con noi a Napoli. Ci hanno lasciati, nel frattempo, anche Maria Laura Giulietti, manager di Teresa de Sio, e Corrado Sfogli della Nuova Compagnia di Canto Popolare. A loro abbiamo voluto dedicare questo disco”. Pubblicato dalla benemerita casa editrice friulana Nota nella collana CdBook, il disco è accompagnato da un corposo libretto in cui sono raccolti i contributi di Dario Zigiotto e Annino La Posta che ricordano la genesi del progetto, e da un breve, quanto interessante, saggio di Enrico De Angelis sul dialetto nella canzone d’autore, oltre a tutti i testi, le relative traduzioni e i commenti ai brani degli artisti coinvolti. “Abbiamo deciso fin da subito di pubblicare le registrazioni dal vivo”, sottolinea Annino La Posta, “proprio per restituire, almeno in parte, l’atmosfera delle serate napoletane. A mio avviso, ogni disco live, non solo il nostro, risponde al tentativo di cristallizzare un momento, di regalare anche a chi non c’era la sensazione di respirare quell’aria”. Riascoltati su disco, i brani registrati in quelle due serate ci restituiscono l’emozione vibrante che attraversava le diverse interpretazioni, consentendoci di apprezzare questo progetto in tutta la sua complessità a partire dal grande lavoro sulle traduzioni dal genovese al napoletano, per giungere alla resa finale sul palco. Ad aprire il disco è Teresa De Sio con “’Na strada ’mmiezz’o mare”, la personale sua traduzione in napoletano di “Crêuza de mä” che, con il suo inconfondibile timbro vocale esalta l’atmosfera mediterranea dell’originale, sostenuta dall’apporto strumentale del suo quintetto composto da H.E.R. (violino), Sasà Flauto (chitarra), Vittorio Longobardi (basso) e Francesco Santalucia (pianoforte). L’intensa rilettura acustica di “Jamina” (“Jamìn-a”) di Francesco Di Bella, per l’occasione accompagnato da Alfonso “Fofò” Bruno alla chitarra, ci introduce ad uno dei vertici del disco “Sidòne” (“Sidùn”) interpretata da Gerardo Balestrieri (pianoforte) che, con la complicità di Matteo Cancedda (batteria, djembè, deejeereedoo), Giorgio Boffa (contrabbasso) e Gualtiero Alladio (bouzouki), la conduce da Napoli al Bosforo, attraversando le acque del Mediterraneo. Enzo Gragnaniello (voce e chitarra) e Mimmo Maglionico (voce, chalumeau, flauto traverso e flauto di Pan) rileggono “Sinan Capudan Pascià” in un arrangiamento che guarda all’originale orientando la prua verso Sud con la bella architettura ritmica costruita dalle percussioni di Domenico Monda, la batteria di Arcangelo Nocerino e il basso di Antonio Rubino, in cui si inseriscono i ricami del mandolino di Piero Gallo, della chitarra di Paolo Tarmini e della tastiera di Pietro De Asmundis. Si prosegue con ’A pittima (Â pittima) cantata da Maldestro (voce e chitarra acustica), all’epoca fresco di debutto con “Non trovo le parole”, prodotto dalla Marocco Music del lungimirante Rocco Pasquariello. Il giovane cantautore napoletano su quel palco giocava ad armi pari con i colleghi più famosi e lo si percepisce nella sua interpretazione densa di lirismo con la sua voce che, a tratti, sembra quasi rompersi per poi riprendere il volo, sostenuta dalla bella costruzione melodica giocata sul dialogo tra la chitarra elettrica di Antonio Cece e il violoncello di Giorgio Mellone, sostenuti dalla trama ritmica del basso di Luigi Pelosi. Altra perla del disco è “’A dummeneca” ovvero “Â duménega” nella rilettura a due voci di Nando Citarella (voce e tamburello) e Gabriella Aiello, accompagnati da un vero e proprio supergruppo composto da Mauro Palmas al liuto cantabile, Pietro Cernuto al friscaletto e alla zampogna a paru, Antonio Montuori alle percussioni afro-latine e Pietro Pisano al basso. Aperto da un raffinato intro strumentale del liuto cantabile, il brano si snoda in un crescendo trascinante che si arricchisce man mano con l’ingresso dei vari strumenti fino al finale corale di grande intensità. Chiude il disco la Nuova Compagnia di Canto Popolare che in una formazione a tre con Fausta Vetere, l’indimenticato Corrado Sfogli (mandolino) e Marino Sorrentino (fisarmonica) ci regalano la poesia densa di nostalgia di “Da chella riva” (“D’ä mê riva”) che suggella un disco che vibra di emozione riportandoci allo spirito che aveva animato il primo volume di “Canti Randagi” in cui per la prima volta le canzoni di Fabrizio De Andrè venivano interpretate nei diversi dialetti italiani. 


Salvatore Esposito

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