Cantante ed attrice italo-argentina, Sarita Schena si è formata presso il Berklee College of Music di Boston e, da sempre appassionata di musica sudamericana e, in particolare per la tradizione tanguera, vanta la partecipazione a diversi festival internazionali di tango in Italia e all’estero, oltre ad avere all’attivo premi di prestigio al concorso “Igor Strawinsky” e al Festival Internazionale delle arti Rui dal Sud. Vista dal vivo sul palco della X Edizione del Festival Popolare Italiano “Popolare è Donna”, abbiamo avuto modo di coglierne l’evocativa vocalità, l’intensità interpretativa e la capacità di tenere il palco, apprezzando una selezione di brani dal suo disco di debutto “A fior de piel”, nato dalla collaborazione con il chitarrista e compositore Giuseppe De Trizio, ben noto per la sua attività con Radicanto e Tabulè. Il disco riflette le sue radici che affondano nella Valle d’Itria in Puglia e nelle Ande e propone un viaggio sonoro in dodici brani attraverso i sentieri del Sud America. “Il nostro progetto”, sottolinea Sarita, “nasce dall’idea di proporre un viaggio tra musica e parole che racconti il “Sud del mondo” e in particolar modo l’Italia, la tradizione del Tango e del Sud America. Abbiamo voluto affrontare un repertorio che spazia da composizioni di autori latini di origine italiana come Piazzolla, Magaldi e D’Arienzo al fianco di autori sudamericani come Bola de Nieve, Gomez, Chavela Vargas”. Ad accompagnarla in quest’opera prima sono tre eccellenti strumentisti Giuseppe De Trizio (chitarra classica, palmas e arrangiamenti), Adolfo La Volpe (chitarra elettrica, chitarra portoghese, armonium) e Francesco De Palma (cjaon, udu, caxixi e palmas) a cui si aggiungono gli ospiti Mirko Signorile (pianoforte), Paolo Pace (sax e flauto) e Giovanni Chiapparino (fisarmonica). L’album è, dunque, un appassionato omaggio alla poetica del tango in cui si intrecciano nostalgia, passioni, ricordi ma anche la memoria storica di una comunità che oggi si trova a confrontarsi e a condividere le medesime difficoltà culturali del passato tra influenze migratorie e crescita sociale. Sotto il profilo musicale il disco presenta arrangiamenti raffinati ed eleganti, in bilico tra jazz, canzone d’autore e world music, nei quali spicca la cura armonica e melodica che esalta la vocalità di Sarita. L’ascolto ci conduce, così, attraverso canti d’amore appassionato, melodie sognanti ma anche spaccati riflessivi e momenti in cui si fa più intenso lo struggimento dell’anima. Ad aprire il disco è la vibrante “Ay amor” di Bola de Nieve nel cui arrangiamento jazzy spicca il perfetto interplay tra il pianoforte di Signorile e le corde di De Trizio e La Volpe. Si prosegue con l’incanto acustico di “Canción de las simples cosas” di César Isella e Armando Tejada Gómez e la superba rilettura del tradizionale messicano “La llorona” dal repertorio di Chavela Vargas. Uno dei vertici del disco arriva con la magnifica versione di “Pequeño Vals Vienés” da una poesia scritta da Federico García Lorca durante la sua permanenza a New York negli anni 1929-1930 e successivamente tradotta e messa in musica da Leonard Cohen con il titolo “Take This Waltz” e qui proposta con il testo originale in spagnolo. “La barca” di Roberto Cantoral in cui spicca il pianoforte di Signorile ci introduce alle belle versioni di “Milonga sentimental” di Sebastián Piana e Homero Manzi e “Tonada de luna llena” di Simón Díaz, quest’ultima impreziosita dai fiati di Pace. Il pianoforte di Signorile è ancora protagonista del tradizionale catalano “El cant dels occells”, mentre nella trascinante “Naranjo en flor” di Virgilio Expósito e Homero Expósito ritroviamo Pace al flauto. “Cucurrucucú paloma” di Tomás Méndez ci schiude le porte al finale con
“Que nadie sepa mi sufrir” di Ángel Cabral e Enrique Dizeo e l’altro vertice del disco “Alfonsina y el mar” di Ariel Ramírez e Félix Luna nella quale brilla la fisarmonca di Chiapparino ad ampliare la gamma melodica. Insomma “A fior de piel” è un album di pregevole fattura, un inizio promettente per un percorso artistico che non mancherà di regalarci belle sorprese.
Salvatore Esposito
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Sud America e Caraibi