Se volete concedervi un’ora e mezza di rock cantautorale “made in USA” dalle venature punk e qualche eco British, con un ritmo energico, irresistibili riff e fughe chitarristiche, testi niente affatto banali, intrisi di temi sociali, e quella tensione che è possibile solo negli spettacoli dal vivo, allora procuratevi, in copia fisica o in digitale, “Live at Daryl’s House Club”, il nuovo album di Willie Nile. Mettetevi comodi e lasciate che il cantautore di Buffalo, ma musicalmente cresciuto a New York, vi accompagni in un itinerario elettrico attraverso una parte del suo repertorio, costruito in quasi quarantacinque anni di carriera. Il viaggio si apre con “Places I have never been”, dall’album omonimo, che nel 1991 ruppe un silenzio di 10 anni dovuto a una causa legale tra Nile e la casa discografica del suo debutto. È un inizio energico e forte, che dà il tono dell’intera esibizione. Con il successivo “This is our time” si accelera ancora, nel solco di un rock nervoso e incalzante, che risale al 2013, all’album “American ride” Di ampio respiro elettrico è “Black magic and white lies”, a cui segue “Earth blues”, in cui si possono cogliere citazioni musicali e quasi testuali dei Deep Purple. “Lost and lonely world” è il classico brano da concerto come rito collettivo del rock, mentre “The day the earth stood still” si lega stilisticamente ai primi brani dell’album, anche se cronologicamente è recente, poiché contenuto nell’ultimo ed omonimo album in studio di Nile, del 2021. Esattamente a metà del percorso “Shoulders” è una folksong di ampio respiro, avviata dal piano di Nile e che dà poi modo alla chitarra di Kimi K. Bones di prodursi in un lungo ed entusiasmante assolo, sostenuto dalla batteria di Jon Weber e dal basso di Johnny Pisano. La seconda parte dell’album si apre con “New York at night”, un rock’n roll di sapore classico, seguito dalla vivace ed elettrica “Trouble down in diamond town” e dalla sincopata “Wake up America” in cui il titolo di una canzone patriottica della I Guerra Mondiale diventa un’esortazione agli statunitensi a mobilitarsi per la difesa della democrazia e contro tutte le discriminazioni e le ingiustizie. “House of a thousand guitars” è un altro brano che mostra le basi punk di Nile, mentre “Run free” è un pezzo di forza corale, che rivela appieno la coesione tra il leader e la sua band. In conclusione “One guitar”, il brano più lungo del live e probabilmente uno dei bis, con quel suo “na-na-nah” che irresistibilmente trascina il pubblico (e l’ascoltatore) a cantare insieme a Willie Nile. L’album è stato registrato nel settembre del 2022 al Daryl’s House Club di Pawling, New York, al ritorno del gruppo da un tour di una dozzina di date, con i meccanismi musicali perfettamente oliati e la band in condizioni ottimali perché la sua esibizione fosse catturata al meglio da Peter Moshay, e successivamente missata e masterizzata da Dave Darlington negli studi della Bass Hit Recordings di New York. Graficamente simile agli ultimi suoi lavori, con il Nostro ritratto in bianco e nero mentre imbraccia la chitarra su un palco, “Live at Daryl’s House” è una nuova dimostrazione della grandezza di Nile e della sua capacità di essere sempre, senza compromessi e senza infingimenti, un autore e interprete convincente, lucido e originale. willienile.bandcamp.com/album/live-at-daryls-house-club
Marco G. La Viola
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