Ariano Folkfestival XXVIII edizione, Ariano Irpino (Av), 15 – 18 agosto 2024

Ariano Folkfestival catalizza la stagione della cittadina dell’avellinese a ridosso degli Appennini, prossima alla Puglia. Importante dal punto di vista storico per la sua posizione geografica, un tempo snodo di traffici commerciali, Ariano oggi, a metà agosto, è crocevia di suoni ibridi che trovano casa da poco meno di trent’anni all’Ariano Folkfestival. Da tempo la manifestazione si è posizionata come punto di riferimento e attrattore culturale, capace di coniugare locale e globale musicale in un’atmosfera di festa e condivisione. Si tratta di una realtà solida nelle intenzioni e professionale nei fatti ma pur sempre “instabile”, per la carenza (se non mancanza totale) di sostegno finanziario di medio e lungo termine da parte delle istituzioni pubbliche. Nonostante le difficoltà, l’AFF non demorde, come evidenzia Francesco Fodarella, direttore artistico e “jefe” dell’associazione Red Sox e della nutrita schiera di volontari che rendono possibile questa rassegna. “È un’edizione complessa dal punto di vista gestionale, economico, organizzativo e burocratico”, spiega Fodarella. “A causa del cambio forzato di location dovuto a lavori in corso, siamo dovuti tornare al luogo originario, dove siamo nati, anche se contiamo di spostarci di nuovo il prossimo anno. Rispetto al passato, sono cambiate normative e esigenze di sicurezza. Inoltre, ci manca il sostegno pubblico. Abbiamo un contributo dal comune di Ariano Irpino, ci sono degli sponsor, ma siamo consapevoli che i finanziamenti potrebbero non arrivare. La nostra forte passione, l’attaccamento alle radici e una buona dose di incoscienza ci hanno portato anche quest’anno a osare, perché riteniamo che un festival come questo abbia una responsabilità nei confronti del territorio,
soprattutto nei momenti di difficoltà. Un festival come il nostro richiede almeno sette-otto mesi di anticipo per organizzare una line-up, perché non si tratta solo di riempire quattro giorni di musica. Combattiamo contro le strutture e gli artisti mainstream che attirano tutte le attenzioni. Il format che abbiamo creato continua a funzionare: abbiamo fidelizzato le persone alla nostra identità, più che ai nomi altisonanti del momento. Così siamo diventati una garanzia: chi ci segue, viene a prescindere dal contenuto del programma. Questa è la nostra più grande responsabilità. Oggi, purtroppo e nostro malgrado, dobbiamo equilibrare una line-up che sia attraente e questo è difficile. Noi cerchiamo di comunicare sempre il nostro marchio più che la line-up, incuriosendo i nostri affezionati a partecipare al festival come se fosse un marchio di garanzia. Finora ha funzionato, e anche se le nuove generazioni vanno in un’altra direzione, mantenere questo dopo 28 anni è un motivo di orgoglio e uno stimolo per le edizioni successive. È anche qualcosa che serve da spinta per le nuove generazioni, una funzione morale oltre che economica. Offriamo prezzi calmierati, l’abbonamento è accessibile, fino alle 21.30 l’ingresso è gratuito, pensando anche alle famiglie, e i costi degli stand sono molto popolari.” Riguardo all’esperienza maturata da tempo in giro per festival e fiere delle musiche del mondo, Fodarella riflette sul ruolo del Pubblico: “La mia utopia è che un’amministrazione pubblica si occupi di ricerca culturale e non di politica. Il discorso politico non ha le caratteristiche per supportare una manifestazione che ha una visione culturale, capace di scambiare idee e valutare contesti. 

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