Per Gianpiero Nitti (1984 - 2024)

Milanese di genitori materani, Gianpiero Nitti inizia il suo percorso formativo studiando il pianoforte fin dall'infanzia. È a partire dai primi anni Duemila che il suo interesse si orienta verso il ricco mondo delle culture musicali e coreutiche di tradizione orale, in particolare quelle radicate nel Centro e nel Sud Italia. Le sue ricerche toccano Basilicata, Calabria, Abruzzo, Campania, Puglia, Marche e Sardegna. Polistrumentista eclettico, Nitti approfondisce forme, tecniche e repertori tradizionali per strumenti come l’organetto, la fisarmonica, le zampogne e gli oboi popolati, flauti, tamburi a cornice e vari strumenti ritmici. 
Collabora con diverse formazioni, tra cui Antiche Ferrovie Calabro-Lucane e Re Niliu con cui incide, rispettivamente, “Àlaca” (Alfa Music 2011) e “In a Cosmic Ear” (Alfa Music, 2014), e ancora con Scandill, Canto Antico, Briganti e Giordano Dall’Armellina (“Un 2X12”, La Vita felice 2017). Partecipa al lavoro su Giuseppe Di Vittorio che diventa anche un CD, “Non toglietevi il Cappello (Ediesse, 2014) e alle registrazioni sul campo culminate nel CD “Musiche tradizionali del Reventino-Savuto (Felici e Conflenti, 2017). Il suo talento varca i confini italiani, portando la bellezza della musica tradizionale anche oltre i confini nazionali (Portogallo, Francia, Spagna, Polonia, Austria, Russia).


Oltre alle esibizioni live, Gianpiero Nitti condivide la sua conoscenza attraverso l'insegnamento, conducendo corsi, seminari e laboratori di musica e canto, sia come insegnante privato, che in scuole di musica, che all'interno di festival come Andancas, Felici e Conflenti e Lo Stivale che balla.


Il suo estro e la sua peculiare preparazione tecnica e musicale rappresentano un contributo significativo alla ricerca e alla divulgazione delle pratiche musicali di tradizione orale del Sud Italia. La sua dedizione e passione nel campo dell’etnomusicologia lo portano a collaborare con istituzioni come l'Archivio Sonoro della Puglia, sotto la direzione scientifica di Nicola Scaldaferri, e l'Archivio di Etnografia e Storia Sociale della Regione Lombardia.
Attraverso anche queste collaborazioni, ha contribuito in modo tangibile alla conservazione e alla valorizzazione dei beni demo-etno-antropologici legati alle tradizioni musicali del Sud Italia. Il suo impegno incessante e la sua maestria artistica hanno ogni volta regalato al pubblico un viaggio appassionato attraverso le radici sonore di una cultura ricca e affascinante.

Angelo Laino
Ha collaborato Ciro De Rosa

Gianpiero abbiamo suonato insieme prima nelle Antiche Ferrovie Calabro-Lucane e poi in Re Niliu in giro per l’Europa, poi abbiamo suonato centinaia di volte per gli amici, per il vino e per qualche bella ragazza. Tu per me eri u Nunnu… u Nunnu… un po’ perché eri smemorato come gli anziani un po’ perchè sfoderavi delle saggezze imprevedibili come delle rabbie impossibili da anziano in coda alle poste che non funzionano. Più difficile la questione ortografica del tuo nome. Giampiero o Gianpiero? Il dibattito è andato così avanti che su un disco abbiamo scritto in un modo e sull’altro nell’altro. Non c’erano mai abbastanza ragioni perché vincesse il partito della enne o quello della emme. Di sicuro eri un gentiluomo, una persona garbata, uno che sapeva stare al suo posto ma anche stare con garbo sotto la luce. Quando sbagliavi sapevi chiedere scusa. Una volta mi hai spaccato il cuore a metà con una lettera di scuse così generosa che pochi amici avrebbero avuto il coraggio di scrivere. Il tuo amore viscerale per gli strumenti popolari era tale che mettesti alla carissima e bravissima Cecilia la condizione di una stanza umidificata per le zampogne per accettare una convivenza. Ne abbiamo poi riso insieme per mesi. Le tue competenze musicali erano sopra la media, eri capace di entrare nei modi e nello stile di suoni antichissimi con una abilità mimetica strepitosa direi aristotelica. Eri imitatore camaleontico. Una volta a un concerto a Vienna convincesti una ragazza salentina di essere del suo stesso paese. Un’altra volta il buon Mimmo Mellace dovette lasciare di suonare la batteria  perché travolto della tua mitica imitazione di un immigrato tunisino fan di Craxi. Insomma cantavi bene, suonavi bene ed eri un attore non dichiarato di talento. Il tuo orecchio musicale era a prova di diapason… Poi, piano e inesorabile è arrivato il buio, eri sempre più irraggiungibile. Spesso si riusciva a sapere qualcosa solo attraverso Cecilia o Angelo. Per davvero i tuoi buoni Angeli Custodi. Non sappiamo e non sapremo mai cosa è successo quella notte. Fai buon viaggio e non avere paura, vai in una terra dove la tua quattro palmi non scorda mai. Luminosa come lo Jonio a marzo. Perdonaci di quello che non abbiamo saputo fare per te.


Ettore Castagna

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