Catrin Finch & Aoife Ní Bhriain – Double You (bendigedig, 2023)

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La collaborazione tra la violinista e violista dublinese Aoife Ní Bhriain e l’arpista gallese di Llanon Catrin Finch ha avuto inizio nel marzo 2021 con un concerto al festival online Other Voices Cardigan, durante il lockdown. Aoife è una musicista straordinaria, a suo agio sia con il repertorio classico che con quello tradizionale irlandese di cui è maestro suo padre, il piper Mick O’Brian. Da parte sua, Catrin vanta una consistente carriera da solista e una formidabile collaborazione con il suonatore di kora senegalese Seckou Keita. In coppia le due musiciste intersecano ed esplorano i loro mondi musicali. L’album è pubblicato da bendigedig, etichetta di proprietà e gestita in comune da Theatr Mwldan e ARC Music, nel formato fisico esce come sempre in una prestigiosa confezione, accompagnato da uno scritto di Andy Morgan proposto in tre lingue (inglese, irlandese e gallese). Titolo dell’album e brani compongono un arguto gioco di parole, dal momento che che il titolo di ciascuna traccia è composto da una sola parola che inizia con la lettera “W”, pronunciata proprio come “Double You”, che è il titolo dell’intero lavoro, allusivo alla profonda affinità musicale che lega Catrin e Aoife. Le gioie arrivano subito con “Whispers”, introdotta dall’iterazione del Hardanger (il violino norvegese dotato di cinque corde risonanza collocate sotto le quattro corde principali, che arricchiscono gli armonici), pizzicato con il plettro, cui segue l’ingresso dell’arpa che si unisce al timbro luminoso dello strumento scandinavo, prendendo la testa melodica della composizione con il violino 
(suonato con l’archetto) a sostenerla. I due strumenti si scambiano i ruoli con la musica che si sviluppa vivace in un notevole crescendo con passaggi da minore in maggiore prima di chiudersi con un finale più rilassato e contemplativo. La seconda traccia, “Why?”, dedicata a Pastelle LeBlanc, polistrumentista del gruppo canadese Vishtèn, morta per una neoplasia la scorsa primavera (sia Catrin che Aoife hanno anche lottato contro il cancro) e con cui Catrin ha collaborato nel 2019, procede tra continue sorprese, con una lunga introduzione di note vibranti del violino e il sostegno dell’arpa nel registro basso, per poi legare un tema bretone (“Personne n'en est la cause”) e una danza di Prince Edward Island (“La Reel à Sarazine”). Nel brano si assiste ancora all’inversione dei ruoli e a sequenze improvvisative che si alternano a partiture definite. “Wonder” è la trasfigurazione di un preludio bachiano dove convergono anche parti del concerto per violino di Mendelssohn. Esprime limpidezza e si apre a coloriture ambient “Wings”, riscrittura di un motivo di Finch’s (“Listen to the Grass Grow”, contenuto in “Soar”, uno degli album in duo con Seckou Keita). Di particolare bellezza è “Wandering” (tema che rimanda al movimento delle api, altro elemento
elevato a simbolo della collaborazione artistica tra Catrin e Aoife), in cui l’archetto dell’irlandese colpisce nel segno, esaltando il suo portato classico. Pure avvincente “Waves”, che evoca quel mare che al contempo divide e fa incontrare Irlanda e Galles: è la combinazione tra l’hornpipe ‘Galway Bay’, trasformata da un asimmetrico tempo di 5/4 che si aggiunge al ritmo di danza, e un interludio altrettanto irregolare nella sua configurazione che è preludio alla melodia gallese “Cwyn Mam yng Nghyfraith” (Il lamento di mia suocera). Che accade se composizioni barocche sono riprese con l’Hardanger? Per comprenderlo non resta che ascoltare “Woven”, in cui le due artiste reinventano un “Capriccio” (per violino) del compositore barocco Pietro Locatelli, trasponendolo sul violino Hardanger. Sorprendente il passaggio all’altrettanto superlativa “Waggle”, dove convergono reminiscenze manouche, influenze classiche e dialogo improvvisativo. Il finale è “Wish”, che attacca con il classico seicentesco per arpa “Tabhair Dom Do Lámh”, dove il violino a guidare, per proseguire con la melodia gallese “The Ash Grove”, in cui il contrappunto tra i due strumenti ben simboleggia l’abilità strumentale del duo e l’emozionante legame che emerge tra le artiste. 
 
 

 Ciro De Rosa

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