Artista eclettica e in continuo movimento, Cristina Zavalloni nel corso della sua articolata carriera ci ha abituato spesso a sorprese e deviazioni di percorso, consegnandoci album vibranti di vitale creatività come nel caso dei più recenti “For The Living” realizzato nel 2020, durante la pandemia, il brillante omaggio alle canzoni dello Zecchino d’Oro “popOFF!” del 2021 con Paolo Fresu e il raffinato “Parlami di me” dedicato alle composizioni di Nino Rota dello scorso anno. A distanza di un anno da quest’ultimo, la ritroviamo con due Ep, pubblicati quasi in contemporanea, “Twisted” inciso con Michael Godard (tuba, serpentone e basso elettrico) e “Lontanissimo” che la vede affiancata al piano da Manuel Magrini. Si tratta di due lavori complementari, solo in apparenza diversi per genesi e concezione ma, che nel loro insieme, rappresentano le due parti di un progetto unitario, da ascoltare senza soluzioni di continuità. Il primo a vedere la luce ad inizio giugno è stato “Twisted”, progetto nato in modo estemporaneo durante una serata dell’estate del 2020, quando Cristina Zavalloni e Michel Godard si ritrovano nell’atelier dell’artista Laura Cadelo Bertrand e, incitati dai presenti, si lanciano in un travolgente set improvvisato. L’alchimia tra i due, già sperimentata nell’esordio della cantante bolognese e successivamente in diversi progetti, è perfetta, tant’è che qualche mese dopo si ritrovano sul palco del Teatro ABC di Bologna. Il duo funziona e la musica comincia a prendere vita in tutta libertà, ma con radici adese nella musica classica e in quella antica nelle quali entrambi si riconoscono. A cristallizzare questa nuova esperienza arriva il disco, inciso tra il 23 e il 24 febbraio 2023 al Cicaleto Recording Studio di Arezzo e nel quale sono raccolti sei brani di cui quattro firmati da Godard, uno dalla Zavalloni e una rilettura. Ad aprire il disco sono le atmosfere riflessive e quasi sofferte di “Mira la Madrugada” con la cantante bolognese che interpreta con grande intensità le liriche autografe in spagnolo e i fiati di Godard a costruire una sinuosa ed avvolgente linea melodica, spezzata dall’improvviso irrompere della tuba nel segmento centrale. Si prosegue con l’ironica rilettura densa di swing di “Twisted” dal songbook di Annie Ross, qui proposta in una versione sorprendente, giocata su scat destrutturati e sulle invenzioni dei fiati del musicista francese che con un pizzico di eccentricità si muove abilmente nei territori della sperimentazione, sostenendo magnificamente il canto della Zavalloni. “Sull’onda dell’amore” composta da Godard su testo di Linda Bsiri è un poetico canto inno alla vita nel quale fanno capolino le sovraincisioni di serpentone e basso elettrico. Se la cantante bolognese firma “Idea” nella quale apprezziamo tutta la duttilità della sua voce, “Sulla scala delle sfere” è composta dal francese, presentando una struttura melodica frastagliata con un finale giocato sulle sovraincisioni della voce. Il blues intimista “A Trace of Grace”, ancora con testo della Bsiri e musica di
Godard, chiude il disco e funge da perfetto lascia passare per “Lontanissimo”, il secondo Ep uscito a fine giugno, nel quale Cristina Zavalloni mette in fila cinque brani per poco meno di venti minuti, registrati in duo con il pianista Manuel Magrini, altra collaborazione nata sul palco e poi cristallizzata negli studi della Fonoprint di Bologna. Se “Twisted” svelava la ricerca, la sperimentazione e un pizzico di follia, in questo caso ci troviamo di fronte ad un disco dal taglio più intimo e personale, legato al ricordo degli ultimi giorni di vita del padre Paolo, scomparso lo scorso 20 giugno. Non è un caso, infatti, che l’album ruoti intorno a “Restiamo amici”, riemersa dall’oblio in occasione delle celebrazioni per gli ottant’anni del papà che ne era l’autore, e di cui ne propose una versione per soli piano e voce. La scoperta di averne scritto il testo appena sedicenne è stata la base di partenza di questo progetto in duo con Magrini con il quale si è immersa in un viaggio attraverso la forma canzone, mescolando composizioni originali e riletture. L’autobiografica ed introspettiva “La resa”, dedicata alla figlia e costruita sulla cullante e dolcissima linea melodica del pianoforte, apre il disco e ci introduce alla già citata “Restiamo amici” interpretata con grande trasporto ed intensità dalla Zavalloni. Si prosegue con le magistrali interpretazioni di “Lontanissimo” da “West Side Story” di Leonard Bernstein e “Quella cosa in Lombardia” di Franco Fortini e Fiorenzo Carpi con il pianoforte di Magrini ad esaltare la vocalità della cantante bolognese. C’è ancora tempo per una sorpresa con la travolgente versione di “Karate” di Egberto Gismonti in cui voce e piano sembrano intrecciarsi e rincorrersi lungo tutto il brano. Insomma, “Twisted” e “Lontanissimo” sono non solo due riusciti esempi di come si possa coniugare ricerca musicale e lirismo poetico, ma anche due lavori musicalmente impeccabili sotto il profilo della costruzione e dell’arrangiamento.
Salvatore Esposito
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Suoni Jazz