Stefania Tallini | Franco Piana – E se domani (Alfa Music/EGEA, 2023)

Ci sono progetti artistici che prendono vita in modo naturale come ulteriore evoluzione di percorsi artistici comuni con organici e formazioni differenti. La storia del jazz in questo senso abbonda di storie e dischi che raccontano tali approdi e non di rado sono foriere di mirabili sorprese. È il caso di “E se domani”, opera prima del duo composto dalla pianista e compositrice Stefania Tallini e dal flicornista ed arrangiatore Franco Piana, due tra gli artisti di punta della scena jazz italiana i cui rispettivi percorsi artistici sono costellati da prestigiose collaborazioni internazionali e album pregevoli (si veda il recenti “Brasita” della Tallini con Gabriel Grossi e Jaques Morelenbaum, ma anche “Open Spaces” e “Reflections” del Dino e Franco Piana Ensemble), ma soprattutto scanditi da una intensa attività live. Mescolando composizioni originali, riletture di standard jazz e brani storici della canzone italiana, il duo ha dato vita ad un album di grande intensità e lirismo, tutto giocato tra gioco, intesa e impeccabile interplay, nel quale non mancano intriganti sorprese come gli irresistibili scat vocali di Piana e originali effetti timbrici al pianoforte della Tallini. Li abbiamo intervistati per farci raccontare questo nuovo lavoro, senza dimenticare l’evoluzione dei brani sul palco e le aperture verso l’improvvisazione.

In passato vi siete trovati spesso a collaborare in diverse formazioni e con organici allargati. Com'è nata l'idea di realizzare un disco in duo?
Stefania Tallini -
L’idea è nata spontaneamente ed inevitabilmente, quando in occasione di un mio concerto in piano solo ho invitato Franco a suonare un paio di brani con me: è stato subito feeling e non potevamo fare a meno di far nascere un progetto così!
Franco Piana - L’idea è nata a Leuca, dopo un concerto di Stefania Tallini in piano solo, che mi ha visto ospite per un paio di brani. Ci siamo subito trovati molto bene: l’interplay è nato spontaneo e così la decisione di formare il duo è stata direi “obbligata”. Ricordo il viaggio di ritorno trascorso a decidere i brani che avrebbero potuto essere i più adatti.

Come si inserisce "E se domani" nei vostri rispettivi percorsi artistici?
Stefania Tallini - Io ho avuto diverse esperienze in duo, oltre che con organici allargati, ed è un tipo di situazione a me molto congeniale, che mi permette di esprimermi nella totale ricerca del dialogo più che in qualsiasi altra situazione. È molto stimolante il grandissimo feeling e la poetica del modo di suonare di Franco, perché mi portano naturalmente in una dimensione comune di ricerca dell’essenzialità, che andando avanti con gli anni trovo sempre più necessaria. 
Franco Piana - È il primo album che realizzo in duo e quindi lo considero un momento molto importante 
della mia produzione discografica, che mi ha entusiasmato molto, proprio per la sua diversità. Ho sempre registrato con organici allargati, per cui il fatto di realizzare “E se domani” ha rappresentato per me una bellissima sfida. L’idea dell’interplay l’ho sempre fatta mia anche in contesti più ampi, ovviamente, ma il fatto di dialogare in duo e poi con una pianista particolare come Stefania è stato davvero molto nuovo e interessante, per me.

In che modo si è indirizzato il vostro lavoro di composizione dei brani originali?
Stefania Tallini - In realtà per quanto mi riguarda, i miei erano brani già esistenti. Nati e scritti per pianoforte (come quasi tutte le mie composizioni), poi arrangiate per alcuni organici. Nel lavoro con Franco è stato bello pensarli dandogli il respiro, il colore, lo spazio e la forma del duo e attraverso ciò quegli stessi brani hanno assunto un carattere molto peculiare. 
Franco Piana - Naturalmente c’era un’idea iniziale con parti scritte, ma alcuni brani sono nati suonandoli e provandoli più volte. Alcune mie composizioni erano concepite per organici più ampi e quindi ho dovuto trovare la chiave giusta per proporle in duo. Ho cercato più spazi, respiri e libertà nella forma.

Accanto ai brani originali sono presenti delle splendide riletture di standard jazz e classici della canzone d'autore italiana e brasiliana. Con quale criterio avete scelto questi brani?
Stefania Tallini - L’unico criterio è stato l’amore comune per la bellezza di determinate melodie, abbracciate dalla ricercatezza armonica e dall’essenza musicale di autori come Tom Jobim, Bruno Martino, Carlo Alberto Rossi, i cui brani abbiamo scelto senza nessun tipo di dubbio.  
Franco Piana - La scelta dei brani è nata spontaneamente, perché entrambi amiamo la melodia, la cantabilità e la ricercatezza armonica. Tom Jobim, Bruno Martino e Carlo Alberto Rossi incarnano alla perfezione il nostro pensiero musicale.

Durante l'ascolto a colpire è la particolare cura riposta nelle fasi dialogiche tra il flicorno e il piano. Come avete lavorato sugli arrangiamenti? 
Stefania Tallini - È un lavoro di arrangiamento nato in modo estemporaneo (tranne che per alcune parti più scritte), dall’interplay, dal suonare insieme. Alcune cose sono nate e si sono sviluppate nei live, in modo inatteso per entrambi… hanno funzionato e le abbiamo tenute. 
Franco Piana - Abbiamo curato in particolare il dialogo in una sorta di “perenne ed attento ascolto” ma, come dicevo prima, molte idee sono nate suonando, così come le tre improvvisazioni estemporanee che 
trovate sul disco, un percorso per me molto interessante e nuovo.

Quali aspetti timbrici e melodici avete privilegiato?
Stefania Tallini - Noi cerchiamo di esplorare le molte possibilità timbriche dei nostri strumenti, oltre a suonarli. E allora utilizziamo le percussioni, io usando delle bacchette dentro al pianoforte, o sul legno con le mani, o pizzicando le corde…… Franco percuotendo il suo flicorno o le varie sordine. Ma entrambi usiamo anche la voce: lui con i suoi meravigliosi scat, io cantando una bellissima canzone di Jobim. Tutto questo, anche l’uso delle percussioni, è melodia per noi. 
Franco Piana - Ho usato il flicorno, tranne in un brano in cui ho suonato la tromba con sordina. Ma la particolarità di questo progetto è anche che uso il flicorno come una percussione, percuotendolo con “dolcezza” anche per accompagnarmi quando con la voce faccio lo scat… E percuoto anche le sordine, che non uso mai in modo ortodosso. Ci sono molte possibilità timbriche negli strumenti, che vanno ben oltre il senso per cui sono nati e noi ci siamo divertiti a trovarli. Per quanto riguarda l’aspetto melodico, è già in tutto quello che facciamo nel progetto, anche quando apparentemente la melodia sembra non esserci.  

Quanto spazio c'è per l'improvvisazione?
Stefania Tallini - 
Molto spazio, anche per l’improvvisazione libera (nel disco abbiamo fatto tre total impro estemporanee). Ma entrambi pensiamo all’improvvisazione come a qualcosa che deve essere sempre al servizio della musica, della forma. Credo che il nostro essere compositori ci porti naturalmente a questo tipo di concezione musicale. 
Franco Piana - Tanto spazio ma sempre nel rispetto della forma. Il senso della forma è una cosa molto importante e la nostra ricerca è sempre attenta a non snaturarla mai nei brani che suoniamo, perché il rischio è sempre dietro l’angolo quando si improvvisa. 

Franco, nel disco, oltre a dividerti tra flicorno e tromba, vesti anche i panni del cantante-scatman e del percussionista. A farti rompere gli indugi è stata Stefania...
Franco Piana - Si è vero, durante una prova, parlando della musica che ascoltavamo e suonavamo da ragazzi, le ho raccontato che da bambino mi divertivo molto a “scattare”, accompagnandomi con la percussione su un piattino a cui mia madre teneva molto. Naturalmente Stefania ha voluto sentire e quando ho “scattato” su “Rhythm a Ning” la sua reazione di entusiasmo e di carina insistenza, mi ha fatto decidere di proporre questa cosa in pubblico, vincendo la mia proverbiale timidezza e ritrosia.

Stefania, come hai approcciato questa esperienza in duo? Su quali aspetti stilistici e tecnici hai fatto leva?
Stefania Tallini -
Per un pianista un duo di questo tipo è molto impegnativo e difficile. Si ha in mano un po’ la struttura portante dell’ensemble. In qualche modo devi fare la parte del bassista e del batterista, mantenendo però la tua identità di pianista. Poi paradossalmente è il “poco” che funziona di più (così come nel piano solo). È riuscire a togliere il più possibile quando è necessario, riuscire a suonare anche i silenzi, quando la musica lo chiede… così come dare una presenza costante e robusta in altri momenti in cui il solista ha bisogno di un supporto più consistente. 

Avete già debuttato dal vivo in duo presentando il disco. Come si evolve il disco sul palco?
Stefania Tallini - Il disco è sempre un punto di partenza, anche se quando l’abbiamo registrato ci sembrava un punto d’arrivo del progetto, visto che venivamo dai molti concerti fatti. Invece anche e soprattutto dopo il disco, live dopo live, il duo ha cambiato continuamente forma, trasformandosi ancora di più e questo processo è stato entusiasmante per noi!  Ogni concerto apportava elementi nuovi che poi abbiamo inserito e questo oggi rende il duo veramente molto speciale e caratterizzato da colori e situazioni musicali totalmente inusuali.
Franco Piana - Il disco si evoluto naturalmente e spontaneamente. Abbiamo ampliato sempre più le parti di interplay percussivo in quanto Stefania è bravissima a creare delle suggestioni sonore percuotendo le 
corde del pianoforte. Io poi mi inserisco con le mie percussioni sul flicorno o sulle sordine; o ancora con il suono del flicorno suono dentro la cassa armonica del pianoforte, facendo vibrare le corde dello stesso fino a creare un effetto di eco molto suggestivo. Devo dire che ci divertiamo molto e sono contento nel vedere che anche il pubblico apprezza la nostra musica.  

Concludendo, pensate ci possa essere un seguito a "E se domani”?
Stefania Tallini - Come non pensarlo? E se domani per noi è l’inizio di mille idee che vogliamo realizzare insieme, in duo o con altri organici. 
Franco Piana - Penso proprio di sì, le idee al riguardo non mancano e ci stiamo già lavorando con molto entusiasmo!  


Stefania Tallini | Franco Piana – E se domani (Alfa Music/EGEA, 2023)
Negli ultimi anni, Stefania Tallini e Franco Piana si sono ritrovati in più occasioni ad incrociare i rispettivi strumenti in formazioni differenti, tuttavia nel loro percorso artistico mancava ancora un disco che cristallizzasse il loro progetto in duo, già rodato sul palco in una serie di concerti nel corso del quale si è cementata un intesa perfetta tra i due strumentisti, facendo emergere una complicità e un feeling non solo musicale, ma anche umano. Partendo dai rispettivi background formativi ed artistici, i due strumentisti hanno dato vita a percorso comune di ricerca che li vede muoversi con grande abilità attraverso territori sonori differenti, seguendo passioni musicali condivise, ma anche esaltando le proprie peculiarità stilistiche, il tutto impreziosito da una intrigante dose di originalità. Ha preso vita, così, “E se domani” album nel quale hanno raccolto quattordici brani di cui cinque originali e nove riletture tra standard jazz, canzoni d’autore italiane e classici della musica brasiliana. Durante l’ascolto spicca l’intenso dialogo tra pianoforte e flicorno, caratterizzato da una perfetta intesa tra i due strumentisti che si sostanzia nell’ascolto reciproco attento e costante, nell’attenzione alle dinamiche e da una brillante ricerca timbrica e cromatica. Scopriamo Piana lanciarsi in sorprendenti scat vocali o nell’utilizzo dell’ottone come strumento percussivo, allo stesso modo si apprezza la voce della Tallini e il suo elegante utilizzo degli effetti al pianoforte. Il risultato è un disco ricco dal punto di vista sonoro con sfumature che variano di brano in brano e nel quale i due strumenti si alternano nel tracciare i temi per poi immergersi in intensi spaccati di libera improvvisazione, vibranti di naturalezza e spontaneità. Prodotto da Fabrizio Salvatore e Alessandro la Guardia, il disco si apre con “E se domani” dal songbook di Mina e qui proposta in una versione densa di lirismo in cui pianoforte e flicorno tessono elegantemente la melodia sonora per poi addentrarsi in una serrata improvvisazione. Si prosegue con lo swingante bop di “CDJ Blues” firmata da Piana e nella quale alterna passaggi al flicorno e trascinanti scat vocali. La raffinata melodia notturna di “Silent Moon” della Tallini ci regala il call and response tra pianoforte e tromba per introdurci alla sequenza aperta dalla breve improvvisazione “Estemporanea Uno” e nella quale ascoltiamo l’omaggio a Antonio Carlos Jobim con “Inùtile Paisagen”, declinata in una versione dai tratti marcatamente jazz con l’ottone in grande evidenza, “Sunshine” di Piana che si snoda tra cambi di atmosfere continui, l’interludio “Estemporanea Tre” e l’onirica “H.P.” della Tallini. Con la bella ed emozionante rilettura di “Estate” di Bruno Martino si torna alla canzone italiana, ma è solo un momento perché a seguire arriva il frammento improvvisativo “Estemporanea Due” e poi la ballad crepuscolare “I think of you” di Franco Piana con i due strumenti che sembrano quasi abbracciarsi. “A Veva” composta dalla Tallini ci riporta alle atmosfere brasiliane, ma c’è ancora spazio per le gustose riletture degli standard “Gingerbread boy” di Jimmy Heath e “Embraceable You” che suggellano un album appassionante che suggella un incontro artistico di alto profilo tra due colonne del jazz italiano.


Salvatore Esposito

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