Era il 1959 quando Dino Piana si aggiudicò la “coppa del jazz” come miglior solista in un concorso organizzato da Radio Rai. Da allora sono trascorsi oltre sessant’anni nel corso dei quali il trombonista romano ha scritto pagine memorabili della storia del jazz di casa nostra, ha pubblicato album indimenticabili e collaborato con alcuni dei mostri sacri delle blue note da Chet Baker a Chalie MIngus, da Kenny Clark a Frank Rosolino, passando per Kai Winding. Insieme a figlio Franco, eccellente compositore e arrangiatore, ha dato vita ad un ormai consolidato sodalizio sfociato in diversi progetti di impostazione orchestrale e più recentemente alla fortunata esperienza del Dino & Franco Piana Ensemble, un supergruppo a geometrie variabili che ha accolto nella sua line-up alcuni dei migliori strumentisti della scena jazz italiana. Dopo aver debuttato in sestetto con “Seven”, il cui titolo rimandava alla composizione del gruppo in cui spiccavano Fabrizio Bosso ed Enrico Rava, nonché Enrico Pieranunzi, Roberto Gatto, Max Ionata, Luca Mannutza e Giuseppe Bassi, il percorso di ricerca sonoro è proseguito con l’evoluzione del gruppo in Ensemble con “Season” nel 2015 registrato con una line-up rinnovata ed integrata dagli ingressi di Ferruccio e Lorenzo Corsi, rispettivamente sax alto e flauto. A distanza di cinque anni da quest’ultimo, Dino (trombone valvolare) e Franco Piana (flicorno) hanno riunito il loro large ensemble per una nuova avventura discografica che vede la storica formazione composta da Fabrizio Bosso (tromba), Max Ionata (sax tenore e soprano), Ferruccio Corsi (sax alto), Lorenzo Corsi (flauto), Enrico Pieranunzi (piano), Giuseppe Bassi (contrabbasso) e Roberto Gatto (batteria), confrontarsi con gli archi della B.i.m. Orchestra ovvero Marcello Sirignano (primo violino), Andrea Cortesi (secondo violino), Mario Gentili (terzo violino), Fabrizio De Melis (viola) e Giuseppe Tortora (violoncello). Ha preso vita, così, “Open Spaces” nel cui titolo è racchiuso perfettamente l’intento dell’album, una vera e propria opera in nove atti nel quale il jazz con i suoi strumenti tradizionali incontra la musica classica contemporanea, per esplorare i territori dell’improvvisazione. A riguardo Franco Piana, in un’intervista, sottolinea: “L’intento è quello di far coesistere le varie sonorità e cercare di variare i colori, con uno sguardo aperto alle possibilità timbriche di strumenti come gli archi, apparentemente lontani dal jazz. Ho anche usato spesso sezione miste come archi con flauto o sax soprano, oppure trombe in sordina con viola e violoncello, Ma ho anche usato gli archi come sezione principale armonizzandoli con accordi a cinque voci tipiche della tradizione jazzistica”. L’ascolto mette in luce il brillante approccio compositivo di Franco Piana, autore di tutte le composizioni e degli arrangiamenti e, laddove risalta maggiormente l’aspetto cameristico spicca ancor di più l’originalità della sua cifra stilistica e la profonda ricerca sonora, in cui grande attenzione è riposta ai timbri e alle suggestioni musicali che prendono vita dal dialogo tra le diverse voci strumentali. Ad aprire il disco è la superba suite “Open Space” declinata su una introduzione e tre variazioni con “Variation II” che rappresenta uno dei vertici di tutto il disco.
Se “Dreaming” è una sinuosa ballad in cui spiccano il trombone di Dino Piana ed il pianoforte di Enrico Pieranunzi, la successiva “Sunshine” è un esaltante esempio di post-bop proposto in quintetto. Altro vertice del disco è la suite “Sketch of Colours”, nata dalla collaborazione tra Franco Piana e il giovane Lorenzo Corsi, e caratterizzata dall’incontro tra sonorità classiche e moderne in un elegante flusso di soluzioni armoniche di grande pregio. La swingante incursione nel blues di “Blue Blues” con l’imperdibile dialogo tra la tromba di Bosso e il flicorno di Piana, chiude un disco affascinante e denso di sorprendenti idee compositive. A poco più di un anno di distanza, l’Ensemble di Dino e Franco Piana torna con “Reflections”, album nato durante il lockdown e registrato con una line-up rinnovata dagli ingressi di Dario Deidda (contrabbasso) e Stefania Tallini (pianoforte) in sostituzione rispettivamente di Giuseppe Bassi e Enrico Pieranunzi. Rispetto ai lavori precedenti in cui risaltava il raffinato gusto compositivo e la ricercatezza armonica, questo nuovo album esalta ancor di più l’impatto melodico dei temi firmati da Franco Piana e fa risaltare ancor di più lo straordinario feeling che caratterizza l’interplay con gli archi della B.i.m Orchestra. A riguardo Franco Piana afferma: “Reflections” è un piccolo flash su questo periodo così difficile. Il progetto nasce infatti durante il lockdown e vi confluiscono le mie ultime riflessioni ed esperienze. Ho pensato, insieme a mio padre, che ogni brano potesse avere un organico diverso. Iniziamo infatti da “Skylark”, suonato dal trombone in solo, passando poi a brani in duo - trio - quartetto - quintetto - sestetto, fino ad arrivare ad arrangiamenti per quartetto d’archi (B.i.m. Orchestra), 4 flauti, piano e flicorno. Quindi uno sguardo verso le molteplici possibilità d’espressione che i vari organici ci possono offrire”. L’apertura è, a dir poco, sorprendente con il solo di trombone di Dino Piana che ci consegna una magniloquente versione di “Skylark” dal repertorio di Hoagy Carmichael, a cui segue “D and F” in cui spicca la trascinante tessitura ritmica del pianoforte della Tallini, magistralmente supportata dal contrabbasso di Deidda e dal drumming impeccabile di Gatto. La ballad orchestrale per quartetto d'archi e flicorno “I Think of You” con le sue aperture cantabili ci introduce alla riflessiva “The Days At Home” con i due fiati a guidare la linea melodica e la sezione ritmica ad incorniciare il tutto. L’evocativa “Dusk” di Lorenzo Corsi e lo swingante bop di “Speedy” ci schiudono le porte al tema romantico di “Piana’s Mood” firmata da Stefania Tallini che si ritaglia uno splendido solo al piano nella seconda parte del brano. Chiude il disco, la sequenza con l’irresistibile “Latin Groove”, quel gioiellino che è “Stella marina”, per quartetto d'archi, flicorno e flauto e una appassionata “Embraceable you” di George Gershwin. Insomma, “Reflections” è un altro imperdibile capitolo della discografia del Dino e Franco Piana Ensemble, un disco di altri tempi, un classico del jazz di casa nostra.
Salvatore Esposito
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