Nato in Angola a Huambo, ma cresciuto nella periferia di Lisbona, Pedro Coquenão, meglio noto come Batida, è uno degli artisti di punta della scena elettronica africana. Nel suo moniker è racchiuso qualcosa di più di un semplice manifesto artistico, ma piuttosto una dichiarazione di intenti, un complesso immaginario artistico che rimanda alla musica angolana degli anni Settanta declinata al futuro, ma anche alle compilation pirata, realizzate dai musseques di Luanda e trasmesse a tutto volume nelle strade e sui candongueiro, tipici taxi popolari. L’intensa attività di agitatore culturale e musicale e la costante tensione verso la ricerca e l’esplorazione di nuovi territori sonori, hanno condotto Batida a mettere in fila, negli anni, una lunga serie di collaborazioni come nel caso del fortunato incontro con i congolesi Konono No.1 o lo straordinario progetto “Ikoqwe” del 2022, realizzato con la complicità del rapper e attivista angolano Ikonoclasta. Parallelamente, non sono mancati anche alcuni album a suo nome come nel caso di “Dance Mwangolé” del 2009, “Batida” del 2012 e il più recente “Dois” del 2014. A sei anni di distanza da quest’ultimo, lo ritroviamo con “Neon Colonialismo” disco nel quale ha raccolto dieci brani, di cui cinque strumentali, che, mescolando afro-house, kuduro, benga, hip-hop, musiche e ritmi tradizionali africani, ci conducono dall’Angola al Portogallo per toccare Capo Verde e il Brasile. Come lascia intendere il titolo, dal punto di vista concettuale, il disco offre l’occasione per riflettere sul tema mai risolto del colonialismo, ed in particolare sulla dominazione portoghese in Angola, conclusasi solo nel 1975. Solo in seguito alla Rivoluzione dei Garofani che rovesciò il regime di António de Oliveira, ebbe fine la lotta per l’indipendenza intrapresa agli inizi degli anni Sessanta, e finalmente il Portogallo riconobbe l’indipendenza dello stato africano. Alla liberazione, seguì un governo di coalizione tra i diversi movimenti indipendentisti che, però, ebbe breve durata, perché ben presto nel paese scoppiò una guerra civile durata, pressocché ininterrottamente, fino alla primavera del 2002. Tutto ciò ha segnato in modo durissimo l’economia e la crescita dell’Angola, così come ancora oggi sono tangibili i segni dell’influenza portoghese sullo stato africano. Gli incroci e gli attraversamenti sonori di Batida evocano l’utopia musicale della culture club, una cultura che non conosce confini e che diventa portavoce di qui quel comune sentire che vede l’esigenza di un rinnovamento sociale lontano da ogni sudditanza politica ed economica. A riguardo Batida afferma: “Per me è una meraviglia poter avere questo strumento e poter provocare. Sul colonialismo abbiamo avuto insabbiamento, non riconoscimento. Certo sono traumi che non scompaiono da un giorno all’altro, nemmeno in una generazione e neppure con due o tre leggi”. Rispetto ai precedenti album a suo nome anche in questo nuovo lavoro, il producer lusitano è affiancato da un cast di ospiti d’eccezione, ma la sostanziale differenza risiede nell’approccio sonoro ancor più originale ed articolato che lo vede muoversi attraverso latitudini e longitudini musicali differenti. Si parte con la brillante di “Bem Vindo” con la partecipazione dell’angolano DJ Satelite, un brano dalle sonorità dub nel quale si intersecano le voci femminili, beat elettronici e synth. Si prosegue con il trascinante ritmo dance di “Hmmm” nelle cui trame ritroviamo uno dei canti simbolo del movimento indipendentista angolano “Mona Ki Ngi Xica” del 1972 con l’elettronica ad incorniciare i sample della voce e della chitarra di Bonga. Il ritmo resta sostenuto con la electro bossa nova “Bom Bom”, primo singolo estratto dal disco, in cui spicca la splendida voce della capoverdiana Mayra Andrade, e nella solare “Ah!” con la partecipazione di Poté, producer di Saint Lucia. Se “Farramenta” realizzata con l’eclettico Nástio Mosquito ci conduce nei territori della lounge music tra Capo Verde e il Brasile, la successiva “Sr Mandão” ripropone la collaborazione con il rapper Ikonoklasta a cui si aggiungono Octa Push e DJ Dolores a completare un brano di grande impatto sonoro. Il vertice del disco arriva con “Tem Dor (Africa de Itamaracá)” in cui ritroviamo DJ Dolores e nella quale si percorrono le rotte che dall’Africa conducono in Brasile con la voce della straordinaria cantora de ciranda e dançarina brasiliana Lia de Itamaracá. “Sou eu!” con il featuring della superstar del semba João Morgado e il sound della musica angolana degli anni Settanta di “Batida Botto” con Botto Trindade e Pedro da Linha ci conducono alla conclusiva “Eléctrico” che intreccia percussioni tradizionali, ritmi dancefloor e echi di reggaetón, chiudendo un disco geniale e sorprendente che non mancherà di entusiasmare gli ascoltatori più curiosi. batida.bandcamp.com/album/batida-neon-colonialismo
Salvatore Esposito