Guardare al passato come fonte ispirativa e riferimento creativo, non è una semplice sfida lanciata alle mode del momento, ma può diventare un vero e proprio atto rivoluzionario, soprattutto in una fase in cui la canzone d’autore sta facendo i conti con la trap e le nuove sonorità mainstream. Significativo in questo senso è “Retrò” nuovo album firmato da Giovanni Block che, già nel titolo, racchiude in nuce la riflessione che ne ha animato la genesi. Il talentuoso cantautore napoletano, già apprezzato con l’opera prima “Un posto ideale” del 2011 e “Spot” del 2016, si è messo in viaggio per ritornare all’essenza della canzone della canzone d’autore, alla forma originaria che fonde in egual misura musica e parole, spinto dall’esigenza di riannodare i fili del tempo, con un passato dal quale trarre linfa vitale per il suo songwriting. Nel presentare il disco, Block scrive: “C’è sempre una terza via, una scelta diversa da quella che percorrono la maggior parte delle persone, e che ognuno ha il diritto di fare. Da qui la mia rivendicazione dell’essere “Retrò”. Retrò è un modo di essere. È un modo di stare al mondo e di farsi ascoltare. È il mio modo di scrivere e suonare”. Finanziato da una fortunata campagna di crowdfunding e da una lunga serie di concerti con al seguito il suo immancabile “carusiello”, un salvadanaio in terracotta, il disco raccoglie dieci brani, più una ghost track, spesso proposti dal vivo nel corso dei concerti, ma mai incisi prima, le cui radici affondano nella migliore tradizione cantautorale italiana, ed in particolare in quella partenopea. Dal punto di vista musicale, l’album presenta un sound molto curato, caratterizzato da eleganti arrangiamenti elettro-acustici che esaltano il lirismo della scrittura del cantautore napoletano che si divide tra synth, rhodes, chitarra acustica, chitarra classica, flauto traverso e archi. Non meno importante nella definizione del suono è il contributo dei diversi strumentisti che si alternano al suo fianco ovvero Roberto Trenca (chitarra acustica, chitarra classica, charangoe cuatro), Luigi Scialdone (chitarra elettrica, tres, guitarele e mandolino), Enzo Lamagna (basso e contrabbasso), Pasquale De Paola (batteria), Pasquale Benincasa (percussioni), Roberto Porzio (pianoforte e organo), Marcello Giannini (chitarra elettrica) e Marco Di Paolo (violoncello) a cui si aggiungono un coro di bambini, le voci di Giovanni Barbaro, Simeone D’Andrea, Adriana D’Anna, Samuele Motta, Roberta Block, Marina Block, Vincenza Cardone e Alessia Tomberli e quelle degli ospiti Petra Magoni e Attilio Fontana. L’ascolto svela una raccolta di canzoni a cui Giovanni Block affida riflessioni personali, ricordi, pensieri in cui si mescolano speranze e disillusioni, nostalgia e spaccati intimistici. Ad aprire il disco è la ballata elettro-acustica “Sposami sul Mare”, la cui melodia sembra arrivare dritta dagli anni Sessanta e le cui liriche racchiudono una riflessione profonda sulla vita di due quarantenni alle prese con le battaglie quotidiane ma con la speranza di trovare un senso alle loro esistenze, insieme (“Guariscimi… e sposami sul mare, dammi il coraggio di vivere e continuare”). Si prosegue con l’elegante melodia de “Il primo tra i Fanti”, a cui Block affida i pensieri alla fine di una giornata in cui ci si scopre fanti di una guerra quotidiana, e il rock-blues del singolo “Vi odio”, un brano ironico e pungente che mette alla berlina l’ipocrisia che ci circonda. Il vertice del disco arriva con il ritmo in levare de “La Ballata dei Ricordi”, cantata in duetto con Petra Magoni e nei cui addentellati ispirativi traspaiono in lontananza Georges Brassens e Fabrizio De Andrè. Ad un ragazzo napoletano morto sul lavoro per trentacinque euro è dedicata la toccante “35”, una istant song scritta nel 2012 e pubblicata all’epoca solo sulla sua pagina Facebook e che qui ritroviamo in una versione ancor più intensa e vibrante. Se “L’amore e il Veliero” è una ballata dagli echi latin densa di lirismo, con charango e tres ad impreziosire il tutto, la successiva “La pioggia nell’orto”, cantata con Attilio Fontana e il coro dei bambini, è una dedica alla pioggia che cancella il dolore e i cattivi pensieri, un balsamo che rigenera l’anima e porta la mente là “dove non esistono gli oramai”. Al 2012 risale anche la confessionale “Preghiera dell’artista” un brano di grande intensità nel quale Block si rivolge all’ascoltatore, mentre “La Meritocrazia” è la descrizione di una generazione cresciuta con la convinzione che lo studio e l’impegno avrebbero dato i loro frutti, restando poi disillusa. Completa il disco una bella versione per soli piano e voce de “L’amore e il veliero”, ma c’è ancora tempo per la ghost track “I gatti lo sapranno” in cui Block mette in musica due poesie di Cesare Pavese tratte dalla raccolta postuma “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. “Retrò” è, dunque, un album che ha lo standing dei grandi classici del songwriting italiano, una raccolta di canzoni sincere, dense di poesia e passione, che vanno oltre il tempo e le mode. Canzoni fatte per restare. www.giovanniblock.it
Salvatore Esposito
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