Luca Madonia – Stiamo Tutti Ben Calmi (Musica Lavica Records, 2022)

Fondatore con Mario Venuti, Toni Carbone e il fratello Gabriele dei Denovo, band di punta della scena new wave italiana degli anni Ottanta, Luca Madonia ha intrapreso il proprio cammino come solista agli inizi degli anni Novanta con “Passioni e manie”, album che spiccava per la cura melodica e la scrittura intimista, al quale seguirono in rapida successione due lavori dall’elegante taglio pop-rock “Bambolina” nel 1993 e “Moto perpetuo” nel 1994. Senza mai cedere ai compromessi del facile successo, il cantautore catanese ha proseguito il suo cammino mettendo in fila dischi di grande spessore come “La consuetudine” nel 2002 e “Vulnerabile” nel 2006, quest’ultimo impreziosito da una superba rilettura di “Night in white satin” dei Moody Blues e dalla partecipazione di Franco Battiato in “Quello che non so di te” con il quale aveva già curato la produzione del magnifico “Venuti dalle Madonie a cercar Carbone” del 1988 e con cui ha successivamente condiviso il palco di Sanremo nel 2010 portando in gara “L’alieno”. In anni più recenti abbiamo avuto modo di apprezzare “La monotonia dei giorni” nel 2015, “Il tempo è dalla mia parte” del 2017 e l’album di duetti “La Piramide” del 2019 con la partecipazione, tra gli altri, di Morgan, Mario Venuti, Carmen Consoli, Enrico Ruggeri e Mauro Ermanno Giovanardi. 
A distanza di tre anni da quest’ultimo, Luca Madonia torna con “Stiamo tutti ben calmi”, album antologico che celebra i quarant’anni di attività artistica attraverso le riletture in chiave acustica di undici brani del suo repertorio e dal songbook dei Denovo, a cui sia aggiungono tre inediti. Abbiamo intervistato il cantautore catanese per farci raccontare questo nuovo lavoro, non senza mancare un ricordo di Franco Battiato. (SE)

Quest’anno festeggi i quarant’anni di carriera musicale. Guardando in retrospettiva, come si è evoluto in questi anni il tuo approccio alla canzone e la tua ricerca musicale?
Scrivere canzoni è sempre un’urgenza che devi soddisfare! Oggi più di ieri metto i suoni e l’arrangiamento al servizio del testo e della linea melodica. Se serve alla canzone vado per sottrazione e asciugo tutto.

Negli anni in cui avete mosso i primi passi con i Denovo e fino agli anni Novanta, Catania è stata attraversata da un importante fermento creativo in ambito musicale. Come l’hai vista cambiare in questi anni? Che aria si respira oggi?
Rispetto agli anni Ottanta, quando abbiamo iniziato come Denovo, è cambiato tutto! Basti pensare che non c’era internet e cellulari! Ci si faceva le ossa sul campo e quando si arrivava al primo disco che era come vincere un trofeo. Oggi è tutto diverso. Nonostante fosse estrema periferia del mondo, Catania è sempre stata ed è una città molto viva e stimolante! Non frequento la scena musicale di oggi, ma non credo comunque di perdermi tanto…

Che ha significato essere stato (ed essere tutt'ora, comunque) un "baronetto inglese" in quella che fu la Seattle di casa nostra?
Mi ha sempre divertito questa cosa del “baronetto inglese “… forse perché sono timido ed educato?

Nella tua visione musicale, qual è il rapporto tra forma canzone e poesia? La canzone la vivi come una forma letteraria a sé o dipendente in qualche misura dalla poesia, o ancora come una via mediata tra le due?
La canzone è una forma d’arte a sé stante. Non credo che sia possibile accostarla alla poesia anche se, comunque, ha una sua dignità e valenza.

Il tuo nuovo album “Stiamo tutti ben calmi” ti vede impegnato nel rileggere alcuni dei brani più rappresentativi del tuo songbook, oltre che dal repertorio dei Denovo. Da dove è nata questa scelta? 
Quarant’anni di musica sono un bel traguardo e non potevo che festeggiare con un disco che mescolasse brani del bassato e composizioni nuove. Insieme a Denis Marino che ha prodotto il disco insieme a me, abbiamo lavorato per sottrazione, costruendo arrangiamenti acustici, più adulti e cerebrali dando più spazio alla voce e alla linea melodica. Nel rileggerli in questa veste, mi sono reso conto che pochi strumenti, a volte, riescono a valorizzare di più una canzone.

Da dove nasce la scelta del titolo?
La scelta non è stata casuale e ha una doppia lettura perché non descrive solo lo spirito del disco dal punto di vista musicale, ma ha una valenza anche sociale relativa al momento storico che stiamo vivendo. Volevo lanciare, attraverso la musica, l’invito a riflettere prima di agire, ascoltare prima di parlare. È necessario vivere il presente con calma, senza perdere tempo nel comportarsi 

Qual è la connessione tra il titolo e la copertina?
In copertina è ritratto “Il sonno del bambino”, una scultura di mia sorella Giulia Madonia e rimanda alla posizione yoga “balasana”, la posizione del bambino. È chiamata, così, perché il corpo assume una postura che ricorda quella fetale e consente il massimo rilassamento e quindi alla calma.

Nel presentare il disco scrivi che hai scelto i brani da rileggere seguendo la spinta emotiva che ti lega ad essi. Andiamo più a fondo, che cosa ti lega a questi brani in particolare?
Prima con i Denovo dal 1982 al 1990 e poi come solista, ho attraversato tante stagioni musicali, ho vissuto esperienze uniche, incontrando persone tante persone speciali. Ogni brano mi riporta a momenti vissuti 
intensamente che fanno parte del mio percorso musicale come della mia vita.

Quale criterio hai seguito per la scelta dei brani?
Ho riletto i brani che amo di più e che considero tra i più rappresentativi della mia carriera. Ci sono ovviamente i Denovo, compresa quella “Ma che idea” che portammo a Sanremo nel 1998 e, al tempo, non troppo amata ma molto apprezzata in questa rilettura. Due brani sono legati a doppio filo con il ricordo di Franco Battiato: “Buon umore” che nel 1989 lo convinse a produrre “Venuti dalle Madonie a cercar Carbone” dei Denovo e “L’Alieno” con cui tornai a Sanremo da solista nel 2011.

Sempre nella presentazione scrivi che questo disco ti ha riconciliato con il tuo passato. Quanto è stato importante per te ritrovare i brani dei Denovo?
I Denovo sono stati un momento importante della mia vita ed era inevitabile che riprendessi alcune canzoni di quel periodo al quale sono particolarmente legato.

Prima hai citato quel gioiello che è “Venuti dalle Madonie a Cercar Carbone”. Che ricordi hai del lavoro fianco a fianco con Franco Battiato?
Verso la fine degli anni Ottanta, Franco era tornato a vivere in Sicilia e, tramite il nostro discografico che era suo amico, nacque l’idea di farci produrre il nuovo album da lui. Fu un’esperienza fantastica, ma soprattutto in quel momento nacque la nostra grande amicizia che è durata per trentatré anni.

Oltre al rapporto di amicizia, negli anni seguenti non si è mai interrotto anche quello artistico…
La nostra è stata un’amicizia che è andata oltre la musica, ma ha fatto sì che insieme incidessimo “Quello che non so di te” nel 2006 e, poi che nel 2011 venisse a cantare “L’alieno” a Sanremo. Facemmo i provini del brano a Catania e lo registrammo a Milano negli studi di Pino “Pinaxa” Pischetola dove lui lavorava spesso. Io ero in gara, mentre Morandi presentava e Franco era amico di entrambi. Mi fece un grande regalo, ma era veramente felice di farlo e, per non prendersi la scena, mi pregò di dire alla stampa che lui veniva semplicemente nei panni del corista. Il suo intervento però ha reso prezioso quel brano. 

Il 21 settembre 2021 hai partecipato al concerto tributo a Franco Battiato all’Arena di Verona, diventato successivamente un disco e un dvd. Ci racconti questa esperienza? 
Nonostante temessi che potesse risultare un grande karaoke, fu una serata magica e molto rispettosa del mondo musicale di Franco Battiato. Sono sicuro che lui ci abbia guidato dall’alto.

In conclusione, veniamo agli inediti: “Non mi basta”, “La mia ombra” e “Mentre fuori si fa festa”. Si tratta di tre brani che seguono il medesimo filo-rosso riflessivo. Cosa li accomuna ai brani del passato che hai riletto per l’occasione?
C’è la mia identità, il mio stile e il mio mondo. Sono questi gli elementi che tengono uniti i brani del disco.


Salvatore Esposito e Giuseppe Provenzano


Luca Madonia – Stiamo Tutti Ben Calmi (Musica Lavica Records, 2022)
Una regola non scritta della discografia vuole che un artista, che giunge al taglio di importanti traguardi per la sua carriera, pubblichi una raccolta antologica di successi, condita da qualche inedito o rarità per rendere il tutto più facilmente vendibile. Alla regola, fortunatamente, corrisponde l’eccezione di chi, in barba alle leggi di un mercato musicale sempre più folle e legato ai like dei social, rompe gli schemi e coglie l’occasione guardare in retrospettiva con l’obiettivo di cercare nuove coordinate per il futuro. È il caso di Luca Madonia che, con il nuovo album “Stiamo tutti ben calmi”, festeggia quarant’anni di carriera, rileggendo in chiave acustica una selezione di undici brani, tratti dal songbook dei seminali Denovo e dal repertorio personale come solista, con l’aggiunta di tre inediti. Prodotto dallo stesso cantautore catanese con Denis Marino, l’album cristallizza i nuovi arrangiamenti, già rodati nel corso di un fortunato tour in trio che ha attraversato tutta l’Italia e che ha rappresentato l’occasione per guardare alla sua produzione con una nuova consapevolezza. Riportando i brani alla loro essenza ispirativa e alle strutture melodiche originarie, abbiamo modo di scoprirli in una veste del tutto nuova e in una luce diversa che ne esalta il pregio cantautorale. Ad aprire il disco è il primo inedito “Non mi basta” una ballata dalla melodia ariosa, giocata su un arpeggio circolare e dal refrain radiofonico, in cui il cantautore canta di come ognuno di noi è artefice del proprio destino nel bene e nel male. Si prosegue con la splendida rilettura di “Non ti mettere in nero”, riscoperta di recente in concerto e originariamente pubblicata in quel piccolo capolavoro, prodotto da Franco Battiato, che era “Venuti dalle Madonie a cercar Carbone” del 1988. Sempre dall’esperienza al fianco di Mario Venuti e soci arriva “Sottovoce” da “Persuasione” del 1987 disco che, come scrive nella presentazione, ha “sempre considerato il Revolver dei Denovo!”. Nel gioco di rimandi tra passato e presente, arriva l’inedito “La mia ombra” a cui è affidata una riflessione sulla vita e la possibilità di uscire dalle tenebre se ci si crede. Dall’esperienza a Sanremo del 1998 con i Denovo arriva “Ma che idea”, qui in una versione raffinata che esalta il lirismo del testo, mentre dalla collaborazione con Carmen Consoli ritroviamo la bella resa in solo di “Meravigliandomi del mondo”. Se “Buon umore” ci riporta al già citato “Venuti dalle Madonie a cercar Carbone”, “Mentre fuori si fa festa” è il terzo inedito che fa da preludio a “Moto perpetuo” dal disco solista omonimo del 1994 e che rappresentò un importante snodo per il percorso artistico del cantautore catanese. Altro brano di rinascita è “La consuetudine” che segnava il ritorno in scena dopo sei anni di pausa e che qui apprezziamo in una versione che ne esalta la dinamica e la linea melodica. Ancora dai gloriosi anni con i Denovo arriva “Grida” mentre “L’Alieno” ci riporta alla memoria il ritorno come solista a Sanremo nel 2011 con la complicità come “corista” di Franco Battiato. Completano il disco “Non c’è nessuno” brano che consacrò l’esperienza dei Denovo e “Solo come pare a te”, brano tra i più emblematici della produzione di Luca Madonia e che ne rappresenta uno dei vertici del suo songwriting. Insomma “Stiamo tutti ben calmi” è un disco da gustare con la giusta attenzione per cogliere la profondità e la ricchezza della scrittura del cantautore catanese. 


Salvatore Esposito

Foto di Giovanni Canitano

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