Figura tra le più importanti e centrali del panorama culturale partenopeo, Peppe Barra è un artista eclettico in grado di spaziare dalla tradizione musicale campana al teatro classico, per toccare la canzone d’autore e la musica classica. Sin dagli esordi in ambito teatrale al fianco della mamma Concetta e del regista Gennaro Vitiello, passando per i gloriosi anni con la Nuova Compagnia di Canto Popolare con cui realizzò il primo allestimento de “La Gatta Cenerentola” di Roberto De Simone, è segnalato per la sua capacità di sperimentare continuamente, pescando a piene mani dallo straordinario patrimonio musicale e teatrale napoletano, per declinarlo al futuro attraverso la sua peculiare cifra stilista, la versatilità dei suoi registri vocali e quella incredibile capacità affabulativa che emerge sul palco in tutta la sua magniloquente brillantezza. Visto lo scorso 4 novembre sul palco del OFF/OFF Theatre dove ha portato in scena il recital “Buonasera a tutti” in duo con Luca Urciolo, abbiamo avuto la sensazione di avere di fronte un gigante dell’arte, capace ora di commuovere raccontando della sua infanzia a Procida, ora di strappare al pubblico una risata con il racconto de “La vecchia scorticata” da “Lu cuntu de li cunti” di Giovan Battista Basile, ora ancora di avvolgerlo con la poesia del canto tra villanelle, canti d’amore e una struggente e drammatica “Tammurriata Nera”. In questo percorso artistico, così, intenso mancava però un documento discografico che cogliesse in modo efficace tutte le diverse sfumature che caratterizzano il suo articolato universo musicale, ma soprattutto mancava un album che uscisse dai sentieri già battuti dai precedenti per proiettarsi verso le sonorità contemporanee.
A colmare questo vuoto è il pregevole “Cipria e Caffè”, doppio album che rappresenta l’opera più compiuta e rappresentativa del cantante e attore napoletano. Laddove i precedenti “Ci vediamo poco fa” del 2011 e “Cammina, cammina…” del 2016, cristallizzavano rispettiva mente i concept dei recital/concerto, portati in scena a lungo sui palchi italiani, questo nuovo lavoro ci offre una visione a tutto tondo di Peppe Barra, ma da una prospettiva diversa e certamente non priva di sorprese. In questo senso, il titolo del disco racchiude con assoluta efficacia il genio multiforme di Peppe Barra con il primo disco “Cipria” che evoca il trucco, i camerini del teatro e la maschera indossata dall’attore e con essa la lunga esperienza maturata sugli assi dei palcoscenici di tutto il mondo, mentre il secondo “Caffè” ci riporta alla mente i caffè letterari dei primi del Novecento o i Café Chantant di Napoli con a corredo tutto l’immaginario ad essi legato che ben si sposa con l’irriverente curiosità, venata di follia creativa degli esperimenti musicali più intriganti. Tutto ciò si riflette anche dal punto di vista della ricerca musicale con i brillanti arrangiamenti che incrociano strumenti acustici ed elettronica, curati dai produttori Mario Conte (basso synth, moog, polysinth, tr-808 programming, trombone analogico, drum machine, rielaborazioni vocali digitali e ambientazioni sonore) e Paolo Del Vecchio (chitarra classica, chitarra elettrica reverse e armonici, mandolino e bouzouki) e magistralmente suonati da un gruppo di eccellenti strumentisti
composto da Luca Urciuolo (pianoforte e clavicembalo), Pino Basile (percussioni, grancassa, piatti, cannetta e tamburello), Ivan Del Vecchio (chitarra classica), Sasà Pelosi (basso), Ivan Lacagnina (percussioni grancassa, piatti e rullante), Marco ‘Benz’ Gentile (violino e kamancheh) e Mario Tronco (pianoforte). Il primo disco si apre con “Procidana”, antico canto d’amore napoletano già nel repertorio di Concetta Barra e qui proposta in una raffinata ed evocativa versione con il pianoforte di Luca Urciuolo ad avvolgere l’intensa interpretazione di Peppe Barra. Si prosegue con la villanella declinata al futuro “Vurria Addiventare Suricillo” impreziosita dal dialogo tra il clavicembalo suonato da Urciuolo e la chitarra di Del Vecchio, il tutto incorniciato dalle alchimie elettroniche di Conte. La rarefatta resa del tradizionale “Vulumbrella” ci introduce alla villanella “Ricciulina” in cui la voce del cantante napoletano è avvolta dall’incanto acustico di mandolino e chitarra. Superba è poi “La Ciorta” di Roberto De Simone qui proposta in un climax guidato da clavicembalo, mandolino e grancassa a cui nel finale si sostituiscono i synth e l’elettronica di Mario Conte. Se irresistibile è la resa del tradizionale “’O Matrimonio d’o Guarracino”, la successiva “So li sorbe” conclude il disco con un’onda di passione e lirismo. Il secondo disco si apre con la gustosa “Neve”, firmata da Toto Toralbo e che Peppe Barra fa sua con una interpretazione ironica e nel contempo sentita e riflessiva, ma è con la nostalgica “Vint’anne” di Gnut e Sollo che si tocca il vertice di tutto il disco sia per la magnifica interpretazione, sia per la costruzione
musicale del brano giocata su synth, pianoforte, mandolino, banjo e chitarra. Il brano più sperimentale del disco è certamente “’A città d’e sant” di e con La Niña, viaggio sonico spazio-tempo che dalle ricerche di Roberto De Simone per “La Gatta Cenerentola” arriva ai fermenti creativi della scena napoletana degli ultimi anni. Il bel duetto con Tosca in “Si ce stesse na parola” di Mario Tronco e Alessandro Bonomo, ci conduce verso il finale con le atmosfere jazzy di “Ma l’amore no” e una “Papaveri e papere” tanto brillante quanto pungente nell’interpretazione a suggellare un disco perfetto e che rende onore all’incredibile percorso artistico di Peppe Barra, consegnandolo alla leggenda. Un plauso, dunque, alla sinergia tra Marocco Music di Rocco Pasquariello e Costantina Rampino, Soundfly di Bruno Savino e la giovane e promettente Enjoy All Music che hanno unito le forze per un disco da non perdere.
Salvatore Esposito
Foto di Luigi Maffettone
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Campania