Oriana Civile – Storii tra il serio e il faceto (Suoni Indelebili/IRD, 2022)

A distanza di sette anni da "Canto di una vita qualunque", torna il folk resistente di Oriana Civile. La cantautrice messinese, partendo dalla voce come elemento centrale, tratteggia una raffinata cartografia della Sicilia, dei suoi umori e delle sue contraddizioni, a cominciare dalle trame titaniste e malinconiche di "U' me' ritrattu", col testo firmato da Pippo Mancuso, per proseguire con la briosa "Punti di vista", racconto pungente dell'arrivo di famiglie migranti a Castell'Umberto, quasi uno "squarcio nel cielo di carta" dell'abitudinaria vita di paese. Si prosegue con i toni morbidi ed eleganti di "A risurvemu", con la ripresa di piccole leggende popolari in "Uncia e sduncia" e con la geniale ironia di "Lady Gaga nun mi caca" e del suo ritornello blueseggiante. "Sabbaturani Annaca-pucceddi" e "Galatisi Zzappulìa-sardeddi", nel loro raccontare di figure terribilmente umane, sono dense del sapore antico del cantastorie, e si snodano lungo arpeggi malinconici ed acquosi. Il recitato di "Ficarrisi 'Nfurna-cannili" viaggia sullo stesso binario narrativo, mostrandoci, in aggiunta, la sfaccettatura più puramente teatrale- aspetto fondamentale all'interno della sua carriera- dell'arte di Oriana. "Attilio Manca" e "Claudio e Luciano" sono veri e propri spaccati di coscienza civile: due omaggi a due vittime della mafia - Attilio Manca, medico morto in circostanze tutt'ora non pienamente risolte, il cui cognome, in una trovata letteraria fenomenale, si trasforma in verbo, e Claudio Traina, poliziotto della scorta di Paolo Borsellino- raccontati lungo le trame di arpeggi intensi e di una vocalità densa di pathos. Con "'Nna nuci" si ritorna a toni più distesi, colorati da un fresco arpeggio e dall'andamento quasi da filastrocca del pezzo. Su "U boi e 'u sciccareddu" torna una veste recitata, densa di una sagacia tutta sicula che ben si presta a raccontare questo divertissement con un fondo di verità. A chiudere il disco ci pensa "Unni sini" ("Quantu manchi quannu sini tu luntanu 'i mia, mancu Cristu sapi diri 'cchiù l'Avi Maria"), col suo intenso arpeggio crepuscolare ed un testo intenso e dolente. In conclusione, questo di Oriana Civile (accompagnata alla chitarra da Nino Milia) è un disco necessario: nell'arco di tredici tracce ci riporta, con l'essenzialità propria di chi scrive prima di tutto per profonda urgenza personale, alle radici della musica, scavando fino all'osso delle storie che racconta e facendosi, in qualche modo, grammatica collettiva. 





Giuseppe Provenzano

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