Gnut – Nun te ne fa’ (Beating Drum/Audioglobe, 2022)

Emerso nel fermento creativo della scena musicale napoletana degli anni Zero e segnalatosi come una delle sorprese più belle del collettivo Capitan Capitone & i Fratelli della Costa di Daniele Sepe, Gnut, al secolo Claudio Domestico, è un cantautore di grande talento la cui ispirazione affonda le radici tanto nella canzone partenopea, quanto nel folk inglese e nel blues quello del Delta del Mississippi e quello del Mali. In questi anni il suo cammino artistico è stato tutto in crescendo a partire dal debutto “DiVento” del 2008, passando per il pregevole "Prenditi quello che meriti" del 2014 e gli Ep “Domestico” e “Hear my voice” del 2018, per giunger al progetto “L’orso ‘Nnammurato” del 2019, realizzato a quattro mani con il poeta e cantautore Alessio Sollo con il quale ha dato vita ad un ormai consolidato sodalizio. Proprio dalla collaborazione con quest’ultimo è nato “Nun te ne fa’”, quarto album in carriera, nel quale ha raccolto dieci brani, prodotti da Piers Faccini, già al suo fianco ne “Il rumore della luce” del 2011. Si tratta di un lavoro di grande intensità e lirismo, denso di buone vibrazioni, nel quale il cantautore napoletano si racconta a cuore aperto, mettendo in luce le sue passioni e la sua profonda sensibilità. Abbiamo intervistato Gnut per farci raccontare la genesi di questo nuovo album, non senza toccare i vari progetti collaterali che lo hanno visto impegnato nel recente passato.

Dal tuo esordio "DiVento" passando per "Prenditi quello che meriti" e gli Ep "Domestico" e "Hear my Voice" come si è evoluto il tuo approccio alla canzone d'autore?
Il mio modo di scrivere è cambiato insieme a me. La musica fa parte della mia vita e viceversa. Quindi sono due cose che non posso separare.  Da qualche anno ho iniziato una ricerca sulle mie radici di napoletano cercando di fonderle con le mie passioni di ascoltatore di musica.

Quanto è stato importante l'incontro artistico con Sollo?
È stato fondamentale come tutti gli incontri che ho avuto da quando ho iniziato a suonare. Con lui è successo qualcosa di magico. Ho sempre scritto da solo i miei testi che sono sempre stati molto intimi e personali. Con lui non sento nessun distacco ed ogni verso mi emoziona come se l’avessi scritto io. 

Qual è il segreto dell'alchimia tra la tua musica e le sue parole?
Credo che ci sia una forte sensibilità che ci accomuna. Indaghiamo entrambi sulle nostre fragilità e esasperiamo sempre i nostri punti deboli.

Come nascono le canzoni di Sollo e Gnut? Ci puoi parlare del vostro processo creativo?
Di solito parto da una sua poesia. Se succede qualcosa entro pochi minuti abbiamo una nuova canzone. Se non succede vado a farmi un caffè e non insisto.

Nel 2019 avete pubblicato insieme lo splendido libro con cd "L'orso 'nnammurato", canzoni sull'amore in tutte le sue declinazioni in un concentrato di dolcezza ed ironia. Quanto è stato determinante quel progetto nel tuo percorso artistico?
E’ un lavoro nato per gioco. Dopo una prima fase di scrittura avevamo tantissime canzoni scritte insieme.  Una parte sono state scelte per il mio disco e per tutte le altre ci siamo inventati “L’orso ‘nnammurato”. Alessio non voleva pubblicare un libro di poesie perché gli piaceva l’idea di regalare la sua arte sui social. L’ho convito dicendo “Ale ora che hai scritto i testi per il mio prossimo disco ti va se scrivo la musica per il tuo libro?”.

Vendiamo al nuovo disco "Nun te ne fa'" che, già dal titolo sembra essere un piccolo saggio sull'ottimismo. Com'è nato questo nuovo lavoro?
Le canzoni sono nate come quelle dell’ “Orso ‘nnamurato“ tranne le due in italiano. Gli arrangiamenti, la produzione e la scelta dei musicisti però questa volta sono di Piers Faccini.

In questo nuovo album ritrovi Piers Faccini con cui avevi già lavorato in passato. Com'è nata la vostra collaborazione?
Ci conosciamo da più di vent’anni. Lui ha prodotto anche il mio secondo disco “Il rumore della luce”. Negli ultimi anni ha aperto in Francia la sua etichetta discografica e mi ha invitato ad entrare a farne parte. Nutro una grandissima ammirazione per lui. E’ un talento straordinario.

Come si è indirizzato il lavoro in fase di arrangiamento dei brani?
Sono stato in Francia da Piers per la preproduzione dell’album. Abbiamo messo a posto le strutture definitive delle canzoni e ci siamo confrontati su tutto. Poi la pandemia ci ha impedito di registrare a Parigi in presa diretta con tutta la band. Abbiamo lavorato a distanza. Qui a Napoli ho registrato le chitarre e le voci, le batteria a Roma, Piers e tutti i suoi strumenti nel suo studio nelle Cevennes, poi di nuovo qui a Napoli con Michele Signore e i suoi strumenti e alla fine la voce di Ilaria Graziano sempre qui nel mio studietto. Un lavoro meticoloso fatto a strati sotto la direzione di Piers che ha seguito tuti i punti.

Quanto è stato determinate l'apporto dei vari musicisti che ti hanno affiancato nella definizione del suono. Penso per esempio alle corde di Michele Signore, una presenza ormai fissa nei tuoi dischi...
Michele da qualche anno rappresenta musicalmente il legame con la mia terra. Lui enfatizza con i suoi strumenti e il suo magnifico tocco quelli che per me sono i riferimenti alla musica popolare e alla canzone classica napoletana. Anche Piers si è innamorato di Michele e del suo suono dato che è un grandissimo fan della “Nuova Compagnia di Canto Popolare”.

Tra i vari brani mi ha colpito molto l'iniziale "'I" una canzone sul coraggio di rivelare i propri sentimenti anche quando si ha la consapevolezza non essere corrisposti. Quanto ti rivedi nei testi di Sollo?
Sollo per me ha scritto e continua a farlo, versi che possono stare tranquillamente tra i più grandi capolavori della storia di Napoli. E non lo dico per l’affetto che mi lega a lui. Questa canzone è un piccolo omaggio agli sconfitti, come dice Alessio “Se la storia la scrivono i vincitori la poesia è dei perdenti.”

Nel disco spicca la voce di Ilaria Graziano che ti affianca in alcuni brani e duetta con te nella title-track. Da dove è nata l'idea di creare questo elegante chiaroscuro vocale?
Quando il disco era praticamente finito a Piers è venuta l’idea di affiancare alla mia voce un timbro femminile.  Un po’ come nei dischi country degli anni Sessanta o nella discografia di Johnny Cash. La prima persona che ho pensato di invitare è stata proprio Ilaria Graziano. Lei è la mia cantante preferita dopo Etta James ed anche una delle mie migliori amiche.

Sul finale di "Colpa Mia" entra in scena la voce di Fausta Vetere per una imperdibile coda trad. Quanto è stata importante per la tua formazione la tradizione popolare?
Sono arrivato alla musica popolare e alla canzone classica napoletana solo qualche anno fa. Ho iniziato a suonare negli anni Novanta e all’epoca il grunge aveva stravolto la discografia a livello mondiale. Poi mi sono appassionato al folk inglese, dopo al blues del delta del Mississippi e infine alla musica africana del Mali. Ascoltando molta world music e musica etnica mi sono reso conto di quanto siano importanti per un musicista le proprie radici. Questa considerazione mi ha fatto iniziare un percorso di ricerca che continua ancora adesso e che ha influenzato tantissimo le mie ultime produzioni.

C'è un brano nel disco a cui ti senti maggiormente legato?
“Anche per te” è stata la prima canzone che ho scritto per quest’album. Scrivere questa canzone mi ha fatto superare un momento difficile e mi ha dato la spinta per rialzarmi ed andare avanti.

In passato, non hai mancato di dedicarti a progetti collaterali come Tarall&Wine o I Balsamo. Ci saranno occasioni per rispolverarli?
I progetti paralleli nascono baciati dalla fortuna di avere una serie di coincidenze che rendono tutto possibile ed estremamente facile. Poi dopo è naturale tornare alle proprie cose e diventa difficile incastrare di nuovo le vite e gli impegni personali. Credo sia più probabile che nasca qualcosa di nuovo ma non mi sento comunque di escludere nessuna possibilità per il futuro.

Concludendo non posso non chiederti dei workshop di Controvento Music Lab, un interessante progetto didattico sulla canzone d'autore. Proseguirà questa esperienza?
Continuerà sicuramente quando avrò un po’ di tempo. Amo fare laboratori (non è un percorso didattico ma un confronto tra autori di canzoni). Il “controvento music lab” è molto stimolante per me. 
La cosa che mi piace di questi incontri on line è il legame strettissimo che si crea con i partecipanti. È meraviglioso confrontarsi con persone distanti centinaia di chilometri da me. 
Dalla scorsa estate il progetto si è ampliato con la collaborazione di Francesco Di Bella (24 Grana) e Dario Sansone dei Foja con i quali ho organizzato “Canzoni al vento” a Paestum. Un laboratorio/festival sulla canzone che sicuramente avrà un seguito in futuro.


Gnut – Nun te ne fa’ (Beating Drum/Audioglobe, 2022)
Il titolo è una precisa dichiarazione di intenti, ma anche l’invito ad abbracciare una filosofia di vita, a vivere il momento con quel pizzico di sana ironia tutta partenopea che aiuta ad attraversare anche i momenti più difficili, proprio come quelli che abbiamo vissuto negli ultimi anni e stiamo ancora attraversando. “Nun te ne fa’” in napoletano vuol dire “non dare troppo peso ai problemi”, un “don’t worry, be happy” legato alle vibrazioni positive della musica e dei sentimenti più puri che Gnut ha racchiuso nelle dieci canzoni raccolte nel suo nuovo album in cui, con la sua sensibilità, da voce e veste musicale alle intense liriche di Alessio Sollo con il quale si rinnova una ormai consolidata collaborazione. Frutto di un lavoro di scrittura intrapreso nel 2014, curando in ogni dettagli l’alchimia tra musica, parole e armonia, il disco ha cominciato a prendere forma nel sud della Francia, tra le montagne di Cevennes, a casa di Pier Faccini che ha prodotto il disco e, durante il lockdown, ha elaborato l’ambientazione sonora dei vari brani. Successivamente, le registrazioni sono proseguite a Roma con la registrazione delle parti ritmiche di Simone Prattico alla batteria e, poi a Napoli, per le corde di Michele Signore (violino, viola, lira, mandolino e mandoloncello), la tammorra di Luca Rossi e le voci di Fausta Vetere e Ilaria Graziano. Rispetto ai precedenti, in questo nuovo album si coglie ancor più marcatamente la crescita artistica di Gnut con il suo approccio al songwriting fattosi ancor più personale nel legare la tradizione musicale napoletana ai suoi riferimenti musicali inglesi e americani, allo stesso modo il suo timbro vocale si è fatto ancor più intenso e comunicativo. Aperto dal raffinato intimismo della ninna nanna “’I” sul coraggio di riuscire a rivelare i propri sentimenti a chi si ama, il disco entra nel vivo con “Duje Vicchiarielli”,  poetico ritratto di due anziani che tornano a casa mano nella mano nel giorno del loro quarantesimo anniversario di matrimonio. Si prosegue con la title-track, una dolcissima canzone d’amore densa di lirismo impreziosita dalle corde e dal violino di Michele Signore, e la struggente “Colpa Mia”, un perfetto incrocio tra tradizione e innovazione che sfocia in un crescendo finale la tammorra di Luca Rossi ad accompagnare il canto a fronna ‘e limone di Fausta Vetere. La bella sequenza con l’appassionata “Ammore quanno è ammore”, la trascinante “Chella notte” e i chiaroscuri di “’E pparole” ci schiude le porte all’intenso folk-blues di “Come se” con linea melodica tracciata mandolino di Michele Signore intersecata dagli interventi della chitarra elettrica. La ballata elettrica “Anche per te” e quel gioiellino di puro blues che è Nuvola chiudono un disco di grande spessore che rappresenta il vertice della produzione artistica di Gnut. Un album maturo, insomma, che incrocia sonorità ed atmosfere diverse esaltando la poesia dei testi di Alessio Sollo.


Salvatore Esposito

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