MeVsMyself – Aiòn (Alterjinga, 2022)

Classificare “Aiòn” semplicemente come terzo capitolo discografico di MeVsMyself, alias Giorgio Pinardi, ridurrebbe la portata di questo progetto in voce solo a mero “prodotto”. Diversamente, esso si rivela piuttosto un affascinante itinerario di ricerca sulla voce e di pratica performativa combinata con la manipolazione elettronica in studio. L’esplorazione di stili canori del cantante e sperimentatore milanese, di cui ci siamo occupati in occasione della pubblicazione di “Mictlàn”, prevede composizioni e libere improvvisazioni per sola voce: malleabile, duttile strumento ritmico, armonico e melodico. È un sapersi ascoltare per confrontarsi con sé stessi (da qui il moniker MeVsMyself) e con i propri limiti relazionandosi al suono, prodursi in uno scavo nell’espressività emozionale, al fine di sviluppare il proprio potenziale interiore. Le culture vocali, da Oriente a Occidente, prossime o lontanissime, si avvicinano, si contrappongono e si (con)fondono. Le sovrapposizioni e le alterazioni assumono una polisemica ed inusitata fisionomia finale attraverso l’espansione espressiva derivata dalle componenti elettroniche realizzata nello studio Panidea da Paolo Novelli, ingegnere del suono e co-arrangiatore del lavoro. “Aiòn” allude alla forza vitale e all’eternità dell’antichità greca. Così il musicista lo racconta insieme alle immagini dell’artwork: “È la rappresentazione del Tempo e delle forze vitali dell’individuo, intese come potenziale superiore insito in ognuno di noi. Una dimensione dove ogni evento è destinato a ripetersi in singoli cicli identici, eternamente. Ho trovato adatto questo titolo pensando che lavoro su stratificazioni di loop, contrapposti a momenti totalmente liberi e spontanei di creazione melodica, oltre allo sviluppo del potenziale musicale anche non consapevole di ognuno di noi. Per la scelta delle immagini, copertina compresa, posso dire che vedo questo lavoro come una continua contrapposizione duale tra moderno e antico, tradizione e stili contemporanei, tecnologia e suoni acustici della Voce. Ho trovato molto adatto inserire immagini di me ‘selvaggio’ e di me ‘moderno, elegante’ per evidenziare questa contrapposizione; stessa cosa per la chimera sul retro e la copertina, dove appaio moderno in un contesto antico. Le foto sono tutte scattate nel giardino dei Mostri di Bomarzo, scelta assolutamente non casuale.” Prodotto come i due precedenti album dall’Associazione Alterjinga, “Aiòn” custodisce nove tracce, di cui l’iniziale “Yelbongura” rinvia a un termine in uso tra i Dagara in Africa occidentale, tra Ghana, Burkina Faso e Costa d’Avorio, con il quale definiscono “cose che la conoscenza non può mangiare”. Una metafora per indicare cose che nella vita vanno sperimentate di persona. Il brano fa convergere stili antifonali africani, gospel e blues con un intermezzo di vocalizzi. Sorprendente cambio di scena nell’attacco di “Sgriob”, con effetti di emulazione di una chitarra elettrica hard che cedono poi il passo all’incontro e contrappunto vocale. Spiega Pinardi che “Sgriob” è una parola gaelica “che descrive il prurito che invade il labbro superiore prima di bere un sorso di whisky. Mentre questi due brani prendevano forma, sentivo che questa musica aveva una sorta di gusto, un mix di sapori da scoprire ma non da descrivere”. Si continua con “Hyggelig” titolo che deriva originariamente dalla parola danese “hugge”, dal significato di “abbracciare”: si riferisce al “sentirsi a proprio agio, creando un’atmosfera accogliente e conviviale che favorisce il benessere". È una composizione caratterizzata da una brezza soul-funk con scat, passaggi in falsetto e altre confluenze vocali. Sulla sua scia si pone il brano successivo “Leys”; negli anni Venti del Novecento Alfred Watkings coniò il termine “ley lines” per indicare l’intersezione e l’incontro di energie “ed è proprio quello che è successo durante la creazione di questi due brani, cercando di mettere in evidenza analogie e differenze tra generi musicali diversi”, rileva ancora Pinardi. Segue un trittico di composizioni che profondono altre suggestioni: qui i linguaggi si fondono ma si rintracciano sequenze più marcatamente melodiche. Si inizia con “Waldeinsamkeit”, che dal tedesco si può tradurre con “sentirsi persi e in connessione con la natura”, e si finisce nell’intreccio di timbri di “Kamtar”, la città del leggendario Ermete Trismegisto, personaggio “che rappresentava l’interrelazione tra il materiale e il divino”. In mezzo, si pone l’ambient tropicale di “Rwty”, che è l’antico nome egizio della Sfinge, mediatrice tra il mondo reale e l’aldilà. Il viaggio profondo e seducente di MeVsMyself giunge al termine con “aPHaSia” e “Nèkya”, due motivi che mirano a sollecitare gli strati più profondi della psiche – sottolinea ancora Pinardi – attraverso una tessitura elettronica che fa da base per l’iterazione vocale. Quelle di “Aiòn” sono originali, inedite e non convenzionali trasmutazioni, per niente elitarie e davvero emozionanti. www.mevsmyself.it

Ciro De Rosa

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