MAUL. Omaggio a Enzo Del Re, Arena del Castello, Mola di Bari (Ba), 28 agosto 2022

Cantastorie e corpofonista figlio della cultura orale, anarchico e rigoroso nella sua visione ideologica, Enzo Del Re è una delle figure più emblematiche della canzone di lotta e di protesta, non solo per il suo canto corrosivo, pungente e surreale, ma anche per l’incredibile senso del ritmo. Sul palco si accompagnava schioccando la lingua e percuotendo oggetti d’uso comune come valige o scatole di legno, ma soprattutto la sua sedia rossa, scelta per ricordare due martiri del libero pensiero come Sacco e Vanzetti. Come paga pretendeva quella minima di un operaio, non accettava compromessi con direttori artistici e discografici, tanto che i suoi dischi, o per meglio dire i suoi nastri erano completamente autoprodotti e in vendita solo ai concerti dove allestiva un piccolo banchetto. Da “Ci Ragiono e Canto 2” alle esperienze con Nuova Scena, il Teatro Operaio e i Circoli Ottobre, De Re ha consegnato alla storia culturale italiana un lascito di canti di
straordinaria attualità che hanno raccontato i lavoro e lo sfruttamento degli operai, frammenti di vita e storie dalla prospettiva degli ultimi, ma anche l’indifferenza e la prepotenza della società. Una gigante, insomma, che quando era ancora in vita è stato dimenticato troppo presto, ma che ancora oggi ci parla attraverso le sue canzoni. La dimostrazione viva e tangibile di tutto questo ci è arrivata dritta e potente, nella sua Mola di Bari dove morì il 6 giugno 2011 e che, lo scorso 28 agosto ha ospitato, presso l’Arena del Castello, l’annuale edizione di “MAUL. Omaggio a Enzo Del Re”, qualcosa di più di una serata tributo, ma piuttosto un racconto corale ed intenso dell’avventura umana e artistica del “cantaprotestautore” Molese, Anarchico, Uomo, Libero. Dopo la morte, la sua città natale non lo ha dimenticato, ma anzi un gruppo di appassionati ed amici hanno dato vita a questo interessante progetto che, nel tempo, si è evoluto e cresciuto, fino a diventare sempre più ricco ed articolato grazie alla direzione artistica di Timisoara Pinto, 
già autrice del pregevole volume  “Lavorare con lentezza, Enzo Del Re il corpofonista” edito da Squilibri e all’eccellente lavoro dell’associazione ETRA E.T.S., presieduta da Luciano Perrone, che ha sostenuto e proseguito il lavoro intrapreso da Domenico Sparno della Libreria Cultura Club Cafè e Rodolfo Vaccarelli. Presentata da Annamaria Minunno e Timisoara Pinto, la serata ha visto protagonisti sul palco, i molesi Vito “Forthyto” Quaranta e i Beati, Frida Bollani Magoni, Renzo Rubino, Giovanni Truppi e Fausta Vetere. Ad aprire il concerto è stato il set di Vito “Forthyto” Quaranta che ha presentato il suo recente album, pubblicato da Squilibri, in cui rilegge “Maul” album di esordio del cantastorie molese uscito nel 1973. Accompagnato da una straordinaria superband composta da alcuni tra i migliori strumentisti della scena jazz pugliese: Giorgio Vendola (contrabbasso), Francesco De Palma (percussioni), Vincenzo Abbracciante (fisarmonica) e Marinella Dipalma (voce), Quaranta ha riattualizzato i brani di quello storico album,
rileggendoli con passione e rispetto come nel caso della superba versione di “Scitt’ra”, tra i vertici interpretativi della serata. A seguire, è salita sul palco Frida Bollani Magoni che al piano ha incantato il pubblico con alcuni estratti dal suo album di debutto, una performance straordinaria in cui la sua voce ha toccato le corde del cuore con “La Cura” di Franco Battiato e ha dato prova di eccellente tecnica pianistica accompagnando Marinella Dipalma ne “U cant d’ navignat”. Il pianoforte è stato protagonista anche dell’esibizione del tarantino Renzo Rubino che accanto ad alcuni brani autografi come la bella versione de “Il postino” ha interpretato due estratti dal repertorio di Del Re tra cui “Tengo 'na voglia e fa niente". Interessanti ci sono sembrati anche i Beati con il loro approccio musicale vicino ai Baustelle e nei cui brani abbiamo colto alcune belle intuizioni a livello di scelte sonore. Che dire, poi, del set di Giovanni Truppi che ha messo in fila due perle come “L’unica oltre l’amore” e “Quando Ridi” dal suo songbook e due magnifiche riletture
da quello di Del Re con “Il superuomo” (“C'è troppa gente in giro/che è malata in testa/perchè dentro la testa/nutre quel verme che si chiama "Io"/Prima di tutti "Io"/innanzitutto/soltanto "Io"”) e l’iconica “Lavorare con lentezza”, diventata – all’epoca – l’inno del movimento del 77. La chiusura è stata affidata a Fausta Vetere, voce storica della Nuova Compagnia di Canto Popolare, che ha proposto per soli voce e chitarra la toccante “Povera Gente” in una personale versione in napoletano, mentre dal repertorio dello storico gruppo campano ha interpretato la villanella “Ricciulina”, “Lo guarracino” e una struggente “Tammurriata nera”. Un pubblico attento e ha seguito con grande partecipazione e coinvolgimento una serata che resterà a lungo nella nostra memoria per l’alta qualità delle performance e per l’impeccabile organizzazione.


Salvatore Esposito

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