Marvara – High On Life/Jagd, Bukke & Beck – Jagdselskabet/Julian Svejgaard – Lys I Jordens Skygge (GO’ Danish Folk Music, 2022)

Nonostante qui in Italia non molto arrivi da quei lidi, la scena folk/roots del Nord Europa è una delle più attive e prolifiche, come prova questo terzetto di opere prodotte dalla straordinaria e poliedrica etichetta GO’ Danish Folk, di cui avete più volte letto su queste pagine. Il primo album, a dir la verità, è scaturito in larga misura dal progetto di una giovane musicista belga di nome Marieke Van Ransbeek, particolarmente versata nell’arte della cornamusa: nello specifico quella fiamminga (da taluni chiamata anche Bruegel bagpipe, poiché ricostruite sulla base delle diverse tele del pittore del Rinascimento, per la precisione quello soprannominato “Il Vecchio”) che è caratterizzata da una canna per il canto e due o più per il bordone, non di rado parte di un unico blocco. Questo è lo strumento in cui è solita soffiare ma in tre tracce la troviamo alle prese anche con la musette e in una, “Devil’s Polska, con la meno nota cornamusa svedese, strumento quest’ultimo purtroppo spesso dimenticato nel folk revival di quei luoghi ma non del tutto inutilizzato. Marieke ha già lasciato testimonianza dei suoi strumenti in alcune pubblicazioni che hanno visto la luce soltanto nel suo paese natale ma quello dei Marvara è il primo album ed è il frutto delle sue esperienze e dei suoi viaggi nelle terre del Nord. “Nel 2019 ho completato il mio master dopo due anni di studi presso i dipartimenti di musica popolare di Svezia, Danimarca, Finlandia e Norvegia. È stata un’esperienza che mi ha cambiato la vita dandomi l’opportunità di incontrare molti musicisti di talento e immergermi nelle diverse scene folk locali”. Ed è proprio con musicisti da lei incontrati durante questo pellegrinaggio che ha deciso di dare vita alla formazione che comprende anche la sua connazionale Hilke Bauweraerts (organetto diatonico), lo svedese Mårten Hillbom (percussioni) ed i danesi Villads Hoffmann (cittern, chitarra e violino) e Frederik Mensink (contrabbasso); tutti, compresa Marieke, cantano ma le voci si possono trovare (e in genere in coro) soltanto in un paio di episodi (“Danish Paty Vibes” è forse quello in cui si sentono più a lungo) perché l’album è in pratica quasi completamente strumentale e totalmente frutto del lavoro compositivo della piper belga. Leggendo l’armamentario strumentale è facile intuire come comunque non sia certo la varietà che manca a “High On Life” e, sebbene la cornamusa sia sempre presente e, ovviamente, spesso in primo piano, ciascuno dei musicisti ha fornito il proprio contributo e avuto modo di mettere in mostra il proprio virtuosismo. Il limite del lavoro è che somiglia a tanti altri prodotti di “progressive folk” provenienti da svariate formazioni continentali che sono solite attingere a diverse tradizioni per mescolarle fra loro senza far trasparire una specifica fonte: l’influenza dei suoni scandinavi infatti è particolarmente in vista soltanto in alcuni momenti – e più significativamente in “Snowscooter”, nella già menzionata “Devil’s Polska” e nella title track – o perlomeno non quanto sarebbe stato lecito attendersi da chi ha compiuto studi così approfonditi sulle tradizioni nordiche. Ciononostante nulla si può eccepire sul livello tecnico ed il risultato, almeno all’orecchio, è in definitiva ben più che gradevole. 
Se volete veramente immergervi nella musica popolare danese allora “Jagdselskabet” potrebbe fare per voi, specie se siete perniciosamente attratti dalle melodie più danzerecce, perché questo è il contenuto di questo disco: ben diciassette motivi firmati da un anziano violinista di nome Steen Jagd Andersen, anche se alcuni comunque desunti dalla tradizione o appresi da altri strumentisti nei circoli folk e successivamente rielaborati. Per l’occasione al suo fianco ci sono due illustri esponenti della scena folk di Danimarca, e ciò vale specialmente per Kristian Bugge, violinista cresciuto fra la terra che gli ha dato i natali e la Svezia e fra i più attivi ed apprezzati in loco; per lui parlano i numerosi riconoscimenti, sia personali che come parte dei molti progetti in cui è da sempre coinvolto fra cui Baltic Crossing, Gangspil, Habadekuk, per non delle sue frequenti collaborazioni con il chitarrista Morten Alfred Høyrup (insieme i due hanno anche appena sfornato un nuovo singolo dal titolo “Ylva’s Welcome”). A provvedere al sostegno armonico dei due solisti provvede il pianoforte di Malene Daniels Beck, che ha già svolto ottimamente questo ruolo nel duo con la violinista Tove De Fries con la quale ha realizzato due pregevoli dischi, ma nel cui pedigree figura anche il suo operato come bassista e contrabbassista nel gruppo folk-rock degli Instinkt. Questi tre musicisti si sono incontrati circa dieci anni fa ed hanno subito cominciato a lavorare insieme ma solo in tempi recenti, nonostante la distanza che oggi li separa fisicamente, hanno trovato il tempo per registrare questo lavoro che, pur essendo costruito sui soli strumenti dei tre titolari, riesce comunque ad offrire una certa varietà di situazioni musicali. La combinazione più sfruttata è naturalmente quella che vede impegnati Jagd, Bugge e Beck insieme, ed è anche quella che offre le esecuzioni più veementi e vibranti; però ci sono anche diversi brani eseguiti soltanto dai due violini, all’unisono o in controcanto, e sempre con risultati brillanti, perché non è certo la tecnica che manca a questi signori. Inoltre, le diciassette tracce che compongono l’album sono disposte in un’alternanza di ritmi e forme, quelli di quadriglie, polche e valzer, con alcuni momenti più pastorali, fra i quali spicca “Elegi” che prende spunto dalla musica scozzese o “Mr. Peanut” che ha un atteggiamento di stampo cameristico; “Ida Bleska” invece ha a che fare con la Germania (ed è anche l’unico episodio in cui compaiono le voci, ma solo per pochi istanti e per declamare un’inattesa citazione di “Wild Thing” dei Troggs) mentre “Afrikaneren” è un elegante valzer in cui compaiono, specialmente nell’accompagnamento del pianoforte, sottili e quasi impercettibili elementi di musica di area africana (frutto di un periodo in cui Steen Jagd è stato esposto a questi suoni tramite un amico a lungo vissuto in Africa). 
La musica colta si ritrova, in modo ben più che persistente, nel terzo e ultimo disco di questa primo capitolo dedicato alla musica scandinava, l’esordio come solista di uno dei componenti dei Mads Hansen Kapel : “Lys I Jordens Skygge” che tradotto significa “Luci nell’ombra della terra”. “La luce lasciata nell’oscurità della notte, quando il sole striscia dietro il globo molto al di sotto dei nostri piedi” è infatti, nelle parole del musicista danese, la fonte d’ispirazione che lo ha guidato nella stesura dei titoli che compongono questo lavoro. Sono composizioni per solo pianoforte, talvolta oscure, spesso rilassate, in altri momenti un poco più movimentate e sempre caratterizzate da una forte impronta melodica. Niente a che vedere con la new age ma semmai una sorta di nuova musica per pianoforte i cui riferimenti corrono soprattutto verso l’impressionismo ed il neoclassicismo contemplando anche echi di jazz, ragtime e nondimeno impregnati nella cultura musicale scandinava. Non è un caso infatti se, oltre ai brani firmati dal musicista di Copenaghen, nell’album figurano anche un paio di melodie tradizionali danesi, “Violets on the Seabed” e quella che chiude “Stairs in Pairs”. L’operazione presenta molte analogie con quanto proposto dal pianista svedese Arne Forsén nel suo album “Visa Från Dorotea” (Blue Music Group) del 2019 anche se ci sono alcune differenze significative che vanno sottolineate: in quel caso infatti si trattava di uno strumentista di estrazione jazz e il materiale di quell’album era in pratica quasi del tutto attinto dalla tradizione locale. In entrambe i casi comunque il risultato finale è perfettamente in linea con la tendenza e l’innata capacità degli artisti scandinavi a travalicare i confini delineati dai singoli generi musicali senza mai perdere di vista la cultura in cui sono cresciuti e riuscendo sempre a imprimere a qualsiasi opera un forte, unico e distinguibile carattere nordico. go2016.gofolk.dk


Massimo Ferro

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