Effettuando ricerche sulla musica indiana, di recente, ci siamo imbattuti in due pubblicazioni discografiche (1977-1983) curate da Stefano Castelli. Dalla rete, abbiamo appreso che, con fulminea rapidità, era passato prematuramente a miglior vita, nell’ottobre del 2020. La memoria è subito balzata agli anni della gioventù. Lo avevamo conosciuto e frequentato tramite amici comuni quando era studente universitario. Scriveva testi, suonava il piano e componeva fantasiose canzoni che eseguiva con toni ironici e voce ritmata, mai urlata. Lo ricordiamo colto e appassionato ricercatore, ma anche tenace libertario che andava dritto per la sua strada, spesso controcorrente. Sapeva far valere il proprio pensiero. Era interessato ad argomenti scientifici e filosofici, ma non si accontentava della formazione accademica. Studiava intensamente ed era un intrepido viaggiatore e scopritore. Gli piaceva indagare “oltre”, sondando in autonomia diversi campi della conoscenza che, con competenza, sapeva unire con creatività secondo direttrici personali. Già allora, era dedito allo studio della cultura indiana, seguendo i corsi di Hindi presso l’ “Is.M.E.O” (Istituto Italiano per il Medio e l’Estremo Oriente) e approfondendo, in modo indipendente, gli aspetti spirituali delle culture locali. Con il suo compagno di studi, Johnny Monti, lo ricordiamo intento a progettare viaggi, con cartine alla mano, cercando di stabilire articolati itinerari che gli permettessero di valorizzare anche le ricerche sulla musica popolare. La passione per l’India deve averlo accompagnato per tutta l’esistenza. Dal 2010 al 2018, era stato presidente della Y.A.N.I. (Yoga Associazione Nazionale Insegnanti) che, nel 2021, ha istituito un premio di laurea a lui intitolato. Di rilievo, la Collana “YOGA: Teoria e Pratica”, da lui curata insieme a Barbara Biscotti (docente di materie storico-giuridiche), pubblicata, in ventotto volumi, dal “Corriere della Sera” (Milano, 2017-2018). Lasciando ad altri studiosi il compito di valorizzare gli aspetti professionali e il suo corposo curriculum, brevemente ricordiamo che, dopo la laurea in Filosofia, Stefano Castelli conseguì la Specializzazione in Psicologia ad Indirizzo Sociale e, successivamente, il Dottorato di Ricerca in Psicologia presso l’Università degli Studi di Pavia. Da alcuni lustri operava come Professore Associato di “Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni”, presso il Dipartimento di Psicologia (Milano-Bicocca). Si era distinto anche come traduttore (soprattutto dall’inglese). In ambito musicale, evidenziamo la traduzione (e le note) dell’opera di Joseph Machlis, “Introduction to Contemporary Music”, (2 voll., W.W. Norton & Company, 1979; edizione italiana, Firenze, 1983-1984).
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