Foja – Miracoli e Rivoluzioni (Fullheads, 2022)

A sette anni di distanza da “’O Treno che va” con il quale erano giunti tra i cinque finalisti alla Targa Tenco come miglior album in dialetto, i Foja tornano con “Miracoli e Rivoluzioni”, disco le cui coordinate vanno ritracciate in quell’immaginario narrativo che unisce gli stilemi della tradizione musicale partenopea con sonorità rock di matrice anglo-americana, il tutto permeato da una tensione creativa sempre vibrante. L’ascolto si apre con la trama serrata di “Nunn’è ancora fernuta” guidata dalla voce intensa di Dario Sansone e contrappuntata dagli eleganti ricami del mandolino e della lira pontiaca di Michele Signore della Nuova Compagnia di Canto Popolare. Anche “Duje comme nuje” si snoda lungo le trame tessute dalla chitarra acustica, costantemente sporcate d’elettrico da un’altra chitarra e di Mediterraneo da un mandolino. “A cosa stai pensando” vede la partecipazione, a voce e cori, di Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti, ed è scandita da un tempestoso pattern ritmico, col pianoforte a sostenere un riff ostinato ed un basso saturo a martellare sulle sfumature sintetiche del pezzo. Tutt’altra atmosfera ci accoglie su “Santa Lucia”: una chitarra acustica che si divide fra strumming ed arpeggi fa da sfondo per i volteggi malinconici di un violino, mentre le tensioni di una chitarra elettricamente noir si sposano perfettamente con la cupezza delle barre di Clementino, ospite del brano. “Na cosa sola” è uno dei passaggi più interessanti dell’intero lavoro, con una linea di basso vorticosa ed una chitarra fuzzy, mitigata dalle aperture dei synth, ad inacidire la dinamica. “Stella”, giro di boa del disco, si muove- giustamente- su colori notturni, con un basso colloso ed un delicato arpeggio di chitarra a fare da sostegno ritmico ai fraseggi blueseggianti del piano di Lorenzo Hengeller ed agli squarci distorti della chitarra elettrica. “Pe’ te sta’ cchiù vicino” si arrampica su un delicato arpeggio di chitarra, splendidamente contrappuntato dalle incursioni di una fisarmonica e dai fraseggi di un guitalele. Decisamente tutt’altro clima, invece, segna “Addò se va”: ritmica drittissima, basso corrosivo, piano ostinato e chitarre acide, per una canzone elettricamente tesa ed incessante. “Tu” è aperta da una ostinata pioggia elettronica, che cresce diventando vera e propria tempesta elettrica, con la chitarra a strappare pennate blues ed il violino a sparigliare le carte in tavola. Il tappeto tessuto da uno stanco bandoneon apre “A mano ‘e D10S”, adattamento del brano omonimo di Alejandro Romero, che impreziosisce anche questa versione dai fumi tangueros, dinamizzati dai fraseggi polverosi della chitarra elettrica. Altra collaborazione d’eccezione su “’Nmiezo a niente”: la voce ruvida di Enzo Gragnaniello lacera la strofa di un pezzo immerso in una acquosa laguna di synth, dinamizzata da un pattern ritmico ondivago e riportata a galla dalle aperture dei violini e dai fraseggi mediterranei della chitarra classica. “L’urdema canzone”, su testo di Alessio Sollo, chiude il disco con un refolo reggaeggiante, segnato da un ben riuscito intreccio chitarristico, fra slide e svisature elettriche, e da spruzzate di sintetizzatori in quota 80’s. In conclusione, il ritorno dei Foja coincide con un album puro, popolare per scelta di campo, intenso e viscerale tanto nel cantato quanto nei testi fotografia nitida di Napoli e dei suoi figli. Il miracolo gioioso delle rivoluzioni. 


Giuseppe Provenzano

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