Il progetto Enten Hitti nasce nel 1996 da un’idea di Pierangelo Pandiscia (oud, chitarra, steel drum, metallofoni vari e kalimba) e Gino Ape (pianoforte, oboe, xilofono) di dare vita ad un comune percorso di ricerca sonoro, volto ad esplorare le connessioni tra world music, elettronica e poesia contemporanea, seguendo il solco tracciato nella musica di avanguardia dal Telaio Magnetico di Franco Battiato e da Albergo Intergalattico Spaziale, e guardando all’approccio ai suoni del mondo degli Aktuala e degli Embryo di Christian Burchard e alle sperimentazioni dei Living Music, Popol Vuh e Dead Can Dance. I due polistrumentisti hanno dato vita, così, ad una formazione a geometrie variabili aperta ad incontri e collaborazioni tanto sul palco, quanto in studio e, nell’arco di venticinque anni di attività, hanno messo in fila una articolata serie di concerti-reading, sonorizzazioni e performance multimediali, nonché una ormai corposa discografia in cui spiccano l’esordio “Giant Clowns of the Solar World” seguito l’anno successivo dalla versione italiana “Giganteschi pagliacci del mondo solare” pubblicato dal Consorzio Suonatori Indipendenti di Massimo Zamboni e Giovanni Lindo Ferretti, “Musica Humana”, “Fino alla fine della notte” e il più recente “A tutti gli uragani che ci passarono accanto” del 2020. A due anni di distanza da quest’ultimo, li ritroviamo con “Via Lattea” affascinante concept album frutto delle ricerche sul campo effettuate tra Cipro, Creta, Irlanda, Indonesia, Sud Africa e Turchia sulle tracce dell’archetipo della Grande Madre, evocata dalla bella copertina firmata da Matteo Guernaccia. Dedicato “Ad Atena e al sacro principio femminile del proteggere e generate”, il disco raccoglie dodici brani, registrati tra marzo 2019 e marzo 2021 con la partecipazione di Giampaolo Verga (violin), Jos Olivini (zither, accordion e kalimba) e le voci di Afra Crudo, Mari Celeste Criniti e Claudio Foglia, a cui si sono aggiunti gli ospiti Stafano Mosari (contrabbasso e violoncello), Vincenzo Zitello (viola, violoncello e contrabbasso), Alio Die (zither), Giulia Ermirio (viola), Antonio Testa (percussioni), l’ensemble di musica balinese Gamelan Gong Cenik diretto da Enrico Masseroli e le voci di Paola Tagliaferro, Lorenzo Pierobon, Rita Colani, Juri Camisasca, Giulia Berger e Jenni Sorrenti. L’ascolto è un viaggio sonoro spazio-tempo, un immersione immaginifica alla riscoperta del mistero del femminile sacro connesso agli antichi rituali di fertilità e rigenerazione, un cammino che dalla terra madre conduce alle stelle, riportando al centro del mondo il principio primo della Grande Madre. Rispetto ai precedenti, questo nuovo album presenta un sound dal taglio meno adeso all’elettronica, ma piuttosto focalizzato sulla ricerca di una più incisiva organicità nel dialogo tra strumenti e coordinate sonore differenti. Le composizioni di Pandiscia e Ape spiccano per l’utilizzo di strutture compositive legate alla musica classica contemporanea e al minimalismo delle avanguardie degli anni Settanta a cui si accompagna un peculiare gusto per il sincretismo musicale dando vita ad un universo sonoro tanto insolito, quanto suggestivo. Il pianoforte e il quartetto d’archi sorreggono le architetture sonore in cui si inseriscono le percussioni e gli strumenti tradizionali come il gamelan, gangsa, calung e zither con le voci dei diversi ospiti ad impreziosire il tutto ora recitando mantra, ora con spaccati narrativi ora ancora con vocalizzi. Aperto dall’ipnotica ed evocativa title-track in cui spiccano il contrabbasso di Stefano Mosari e la partecipazione dell’ensemble di musica balinese Gamelan Gong Cenik, il disco entra nel vivo con l’elegante “The Swan Arm” con il pianoforte a guidare la progressione melodica in cui si inseriscono i vocalizzi di Claudia Foglia. Si prosegue con le suggestioni orientali di “Where Orion Fish Dream” con le voci di Claudio Milano e Afra Crudo in grande evidenza e la superba “Black Perseus” con protagonista l’arpa e gli archi di Vincenzo Zitello. Se “Petra” spicca per la brillante linea melodica intessuta dallo zither di Jos Olivini e il canto in aramaico di Mari Celeste Criniti, nella successiva “Compassion of a star” ritroviamo gli archi e l’arpa di Zitello ad accompagnare la voce di Paola Tagliaferro. La sequenza con “Love's consequences” e “Sacred heart lullaby” fa da preludio a “That careless stream flowing inside us”, vertice di tutto il disco, con la voce di Juri Camisasca incorniciata da una tessitura melodica circolare di grande suggestione. Nell’ultima parte il disco ci regala altre tre perle con “What clouds know”, “Beyond the saffron colored ways” in cui ritroviamo protagonista ancora Vincenzo Zitello e “Alma de niqua” nella quale brilla la splendida voce di Jenni Sorrenti a suggellare un disco da ascoltare con grande attenzione e trasporto dalla prima all’ultima nota. In occasione del solstizio d'estate, il disco sarà disponibile anche in un’edizione limitata in vinile.
https://entenhitti.bandcamp.com/album/via-lattea
Salvatore Esposito