Alessio Bondì & Tatum Art Orchestra – Live (800A Records, 2022)

A meno di un anno di distanza dalla pubblicazione di “Maharia”, Alessio Bondì ha recentemente dato alle stampe il suo primo album dal vivo, registrato durante il tour promozionale di quest’ultimo che lo ha visto affiancato sul palco dalla Tatum Art Orchestra, ensemble fondato dal trombettista Alessandro Presti. È l’occasione, dunque, non solo per ripercorrere il suo percorso artistico, aperto nel 2015 dall’esordio “Sfardo”, proseguito con l’apprezzato “Nivuru” nel 2019 e culminato lo scorso anno con “Maharia”, ma anche scoprire sotto una luce diversa i brani, già apprezzati nei tre album in studio, che acquistano ancor più intensità con gli arrangiamenti costruiti per l’occasione che esaltano lo spessore poetico dei testi del cantautore palermitano. La scaletta è ovviamente incentrata sull’esecuzione, quasi integrale, di “Maharia” ed è proprio il brano che dava il titolo al disco del 2021 ad aprire il disco con un largo tappeto di archi, sostituito dallo strumming della chitarra e dai volteggi carioca della sezione fiati, che scandiscono la dinamica con il loro incedere suadente. “Fataciume” è introdotta da un dolce recitato, accompagnato da un piano dai colori fiabeschi. Colori che rimangono anche nelle incursioni in levare dei fiati, splendidamente legati ai fraseggi degli archi da un basso vorticoso. Su “200 Voti” gli interventi di fiati ed archi fanno da potente contraltare sonoro alla delicatezza struggente degli arpeggi della chitarra classica, regalandoci una perla dalla quale è difficile non uscire con gli “occhi persi, bossa nova”. A seguire arriva il racconto di un personaggio chiave della cultura palermitana, il “lupunaru”, fondamentale per spiegare bene la successiva “Taverna, vita eterna”, qui scanditi dai ritmi forsennati dettati dal pattern ritmico, con una chitarra elettrica a seminare blues fra i riff tessuti da archi e fiati. A chiudere il trittico licantropico è una collettiva e liberatoria ululata finale. Da “Sfardo” arriva “In funn’o mare” qui proposta in una versione essenziale che si snoda lungo le trame arpeggiate di una chitarra, su cui si poggia una elegante patina di archi con un flicorno, chiamato a regalare pathos e tensione all’atmosfera. Ancora da “Sfardo”, Bondì ripesca “Di cu si”, che vede le incursioni briose dei fiati ad intrecciarsi con gli arpeggi della chitarra acustica e con i fraseggi degli archi, dinamizzati da un pattern ritmico che parte soffuso e finisce per esplodere in una figurazione dai toni coloratissimi. A scandire “Occhi tanti” è un delicato arpeggio di chitarra, allargato da una umida fisarmonica e dagli interventi degli archi. Poi è il momento di un altro piccolo talk, quell’”If I were a girl” che apre “Si fussi fimmina”, unico passaggio preso da “Nivuru”, e qui vestito dagli intensi arpeggi della chitarra, su cui si staglia, altissima, una tromba, in un crescendo dinamico dal sapore malinconicamente jazzato. “Cerniera zip” si muove lungo una ritmica sinuosa ed avvolgente, contrappuntata dall’esuberanza della sezione fiati. “Vucciria” è, probabilmente, l’episodio migliore dell’intero disco, e per descriverlo basterebbe un “Saglie ‘ngopp ‘o groove” a là Enzo Avitabile: tromba scatenata, basso vorticoso, fill di batteria impazziti. “V&V” è segnata da una tromba mariachi, con le svirgolate degli archi a squarciare gli arpeggi della chitarra. Su “Ave Maria al contrario” sono notevoli gli interventi della lapsteel, che, con la loro toccante umidità, illanguidiscono il clima del brano. “Granni granni”, anticipata dall’ultimo momento parlato, “Capanna”, è addolcita dai tappeti di archi e dalle aperture dei fiati, in splendido contrasto con la frenesia ritmica della batteria e con il cantato all’ottava alta di Alessio. La prima delle due reprise del concerto è “Rimmillu ru’ voti”, in una intensa versione chitarra e voce. Su “Cuori cruru”, canzone che chiude il concerto, ritorna anche la Tatum Art Orchestra, che cuce al pezzo un vestito sonoro raffinato e denso, perfetto sparring partner della chitarra. In conclusione, i colori della Tatum Art Orchestra regalano alle canzoni di Bondì ulteriore verve, sottolineandone il lirismo e le sue radici più sudamericane. Lo stesso cantautore palermitano è in forma smagliante, con una prova vocale praticamente impeccabile e delle interpretazioni sempre centratissime. Un gran live, fresco e divertente. https://alessiobondi.bandcamp.com/album/alessio-bond-tatum-art-orchestra-live


Giuseppe Provenzano

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