Mateus Aleluia – Afrocanto das Nações: Jêje (Altafonte, 2021)

A settantotto anni, Mateus Aleluia lancia un nuovo sito web, “Nações do Candomblé” che raccoglie i frutti di decenni di ricerca musicale panafricana. E presenta un nuovo album, già interamente disponibile nel suo canale Youtube. L’intenzione è quella di presentare nel tempo una serie di album e diverse “nazioni” africane e afrodiscendenti. Il nuovo album collega territori dell’Africa Occidentale – legati ai Fon-Ewe-Ashanti – alla nazione/culto Jêje nello stato di Bahia in Brasile. È quello che spiega lui stesso nella prima traccia dell’album (e poi in qualche breve passaggio successivo e nella trentesima), sintetizzando in pochi minuti il senso, i protagonisti del progetto e le triangolazioni fra le divinità Jêje, prima di lasciare spazio alle rimanenti trenta composizioni musicali, improntate a restituire, attraverso nuove composizioni, la spiritualità Jêje, fin dalla “Gestação da Vida”. Originario di Cachoeira (Bahia), la carriera musicale di Mateus Aleluia è legata da oltre cinquant’anni al trio vocale Os Tincoãs e alla sua capacità di veicolare musicalmente narrazioni legate alle spiritualità e alla poesia candomblé e umbanda. Un ventennio l’ha trascorso in Angola, a partire dal 1983, attivo anche come ricercatore culturale per il Ministério da Cultura. Del suo penultimo album, “Olorum”, “Blogfoolk” ha parlato a gennaio 2021. Il nuovo album nasce dalla collaborazione con Tenille Bezerra, per la direzione artistica, e dalle esperienze recenti e dall’attività di ricerca di Mateus Aleluia insieme alla stessa Bezerra e a Moubaracq Abiodun (in Benin): “Mi infondo vita dando inizio a questo processo di ricerca etnomusicale in Benin e Brasile, per rivelare i legami e le connessioni dei canti ai Nkisi, Vudù e Orixá, nelle loro terre d’origine nel continente africano e nella Bahia. Queste connessioni mi permettono di ristabilire un processo che si è tradotto in musiche inedite e in un museo virtuale con contenuti in varie lingue che traducono le esperienze vissute recentemente”. “Afrocanto das Nações: Jêje” ci porta contemporaneamente in Benin e in Brasile, coinvolgendo una pluralità di voci: Mateus Aleluia Filho, Badega, Juninho Pakapym, Tonsele, Nilton, Elisa Rangel Hill, Fernando Rocha, Thiago Trad, Gildo Cajón, Anita Saphira, Elisa Mascarenhas e Lara Brito. Le registrazioni che attingono dai due lati dell’Atlantico: Ouidá, Porto Novo, Dassa Zoumé e Savalu (in Benin) e da “casas” di Candomblé Jêje a Salvador e a Cachoeira (nella Bahia). I brani e gli inserti narrativi esplorano le connessioni fra canti, pratiche religiose e attività quotidiane nei contesti di culto che Mateus Aleluia ha ascoltato attentamente, registrandone le ecologie acustiche e raccontando e cantando le relazioni fra i canti e i modi in cui gruppi di persone si rivolgono al sacro. In alcuni casi i titoli e lo sviluppo dei brani raccontano questa pedagogia della connessione, caratterizzata da un registro pacato, ad un tempo intimo e teatrale. È il caso dei canti degli uccelli che incontrano flauti, voce e chitarra in “Sopro do Pássaro” e degli oltre otto minuti di “Soluar”, sonorizzazione della compenetrazione delle luci del sole e della luna che lega suoni d’ambiente, la chitarra acustica e la voce calda di Mateus Aleluia che ci porta a seguire la luce mentre accarezza le onde del mare e la vita. La coralità dell’esperienza musicale e spirituale emerge nell’arrangiamento di “Sempre chão”, inno alla Terra che recupera la dimensione orchestrale nel dialogo con le voci del coro. Il Museu Virtual contestualizza questo lavoro offrendo fotografie (scattate da Vinícius Xavier e Paola Alfamor), registrazioni audio-video e testi, frutto del lavoro di ricerca e di composizione, esplorando un territorio che interseca arte e etnomusicologia. 


Alessio Surian

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