I Suonatori della Valle del Savena e la Compagnia del Maggio – (In)Fest-azione (Nota, 2021)

Nata agli inizi degli anni Ottanta con l’obbiettivo di preservare e diffondere la musica e il ballo popolare dell’Appenino Bolognese, l’Associazione “Ben Venga Maggio” sotto la guida di Placida “Dina” Staro ha messo in campo, nel corso degli anni, una articolate serie di iniziative (pubblicazioni, rassegne, concerti, conferenze, corsi e stages) volte non solo a divulgare le tradizioni musicali e coreutiche dell’area, ma anche a mantenere vitale la loro funzione aggregatrice. In questo senso, fondamentale è stato soprattutto il contributo delle tre formazioni storiche che ne rappresentano l’asse portante: I Suonatori della Valle del Savena, La Compagnia del Maggio e I Suonatori d'l'Aqua fredda, le cui line-up si sono rinnovate progressivamente e vedono oggi protagonisti ben tre generazioni di musicisti. Durante i giorni più bui della pandemia da Covid-19, I Suonatori della Valle del Savena hanno elaborato il distanziamento e, dopo anni di intensa attività, hanno provato ad immaginare il loro futuro con la complicità dei canterini della Compagnia del Maggio. Partendo dall’importanza aggregatrice della musica, del canto e della danza nel rinsaldare il senso di comunità, hanno dato vita al progetto “(In)Fest-azione”, articolato tra i videoclip online, lo spettacolo dal vivo e il disco omonimo, vincitore del bando Nuove Produzioni Musicali 2020 e pubblicato da Nota Editore con il contributo di Bologna Unesco City Of Music e il patrocino del Comune di Monghidoro. Significativa è la geniale scelta del titolo nelle cui molteplici letture si ritrovano i manifesti degli anni Sessanta e Settanta, ma anche il tempo sospeso del lockdown, il bisogno di rinascita ripartendo dalla contagiosità dei suoni, delle voci e delle danze che caratterizzano l’azione della festa e quella infestante attività che ha caratterizzato l’attività associativa per quarant’anni. Come scrive Placida Staro nella presentazione il disco è “un inno alla fluidità, alla capacità di legarsi “dentro” e tenersi liberi “fuori”, alla possibilità di rinascere nell’azione originata dal comune vivere in questa valle dell’Appennino Bolognese”. La lontananza e l’isolamento ha consentito ai musicisti di riscoprire l’essenza della tradizione come trasmissione di stati emotivi e ideali che si traducono nel reale di ritrovarsi a far festa insieme. Accompagnato da un corposo booklet, il disco presenta venti brani, in larga parte inediti, tra registrazioni dal vivo e in studio che catturano l’intensità e l’energia delle due formazioni, in grado di muoversi abilmente tra tradizione e innovazione. Determinante in questo senso è il contributo dei vari musicisti che compongono le due formazioni, guidate da Placida “Dina” Staro (direzione artistica, violino, voce), Elisa Lorenzini (direzione, violino e voce) Davide Dobrilla (fisarmonica cromatica, violino e voce) e composte da Carolina Converti (violino, voce), Stefano Reyes, Luana Bassi, Franco Benni (violino e voci), Bruno Zanella, Federico Berti, Gianluca Frassineti (chitarra bolognese, chitarra elettrica, chitarra acustica, chitarra classica), Gabriele “Lele” Roda (contrabbasso, basso), Ricardo Tomba (cajòn, xilofono, batteria), Ivan Galluzzi (clarinetto) e Diego Dobrilla, Marco Rinaldi, Nicola Santi (voci). Ad aprire il disco è la versione corale della ballata “Su, su cantante, su su ballate” la cui versione proposta rispetto a quelle diffuse in tutta Italia presenta echi della Seconda Guerra Mondiale con i riferimenti ai caduti in Russia. Subito dopo irrompe il trascinante ballo antico di “Và per tèra”, guidata dai violini e dalle percussioni, a cui segue la sequenza con il valzer tradizionale “Valzer del mulino”, il lamento “La sposa tradita” in mash-up con “Mazurca sola”, “Polka di Davide”, composta da Davide Dobrilla sugli stilemi della tradizione montanara, e “Scottis antica” di Placida Staro dedicato alla memoria del figlio Riccardo Venier. Il medley tra il canto narrativo “Fiore di Tomba (Nigra 19)” e “Valzer di Gigino” ci introduce alla mazurka “Mi vorrai bene” e alla canta “Caterinella”. Il vertice del disco arriva l’elegante esecuzione del ballo antico “Bergamàsc” e con il canto corale “Cosa rimiri” in cui protagoniste sono le voci della Compagnia del Maggio. Le belle sorprese non finiscono qui perché si torna a ballare con la coinvolgente mazurka “La vecchia tintoria” e “Aria di Barabéin, Contrasto della Montagnola, Quadriglia di Melchiade, Polka “Oggi nevica” nelle quali si respira l’atmosfera delle feste sulle aie. Il valzer “Tribolino” e la polka “La Futa” con il recitativo di Ivan Galluzzi ci accompagnano verso il finale con “Sette sorelle, manfrina delle sette sorelle e tresca”, “Ruzìr” e il saltarello “Acqua fredda” che fanno da preludio al canto della Resistenza “Pietà l’è morta”e lo scottish “Vialfrè” a cui è affidata la conclusione di un disco di grande spessore culturale e musicale. Un intervento culturale di grande pregio che trova il suo perfetto completamento dal vivo e con i video raggiungibili con il QR code presente nel booklet. 


Salvatore Esposito

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