Nell’Appennino Emiliano ed in particolare nella Valle del Savena (Bologna) esiste un ricchissimo patrimonio di balli staccati, caratterizzati da molteplici figure che i ballerini compiono durante la danza. Oltre ad esserci giunti attraverso la memoria dei suonatori in differenti versioni e negli spartiti dei maestri delle orchestrine e delle bande, queste formule coreutiche sono ampiamente documentate in partiture risalenti al XVI e al XVII secolo (si vedano in proposito Frescobaldi e Coferati), che fanno riferimento al ruggero, al bergamasco o ballo di Barabèn, queste particolari forme coreutiche sono giunte integre nella loro natura originaria sino ad oggi, avendo attraversato secoli e transiti sociali. A promuovere la conoscenza e la conservazione di queste forme coreutiche della montagna bolognese sono I Suonatori d'l'Aqua Fredda, gruppo fondato negli anni settanta da Melchiade Benni, Primo Panzacchi, Bruno Zanella e Ariodante Minarini e che attualmente riunisce tre generazioni di musicisti, e I Suonatori della Valle del Savena, compagnia formatasi nel 2000 grazie all’opera di Placida Staro. Proprio a quest’ultima, , si deve una importante opera di ricerca e recupero del repertorio dei balli staccati, condotta insieme a Stefano Cammelli e ai suonatori Melchiade Benni e Bruno Zannella, nell’area di Monghidoro, Loiano e Monzuno. Proprio come quel vento che porta via le nubi dai crinali delle montagne bolognesi, allo stesso modo grazie alla preziosa opera della Staro, abbiamo oggi la possibilità di riscoprire ed apprezzare una parte importante di quel corpus di oltre trecento melodie che appartengono alla tradizione dei balli staccati dell’Emilia Romagna. Il risultato è il doppio disco “E’ Qui La Festa” registrato dai Suonatori d'l'Aqua Fredda e dai Suonatori della Valle del Savena con al partecipazione dell’Ensemble di Musica Antica Cappella dei SS. Cosma e Damiano e di Fabiana Ciampi, durante le veglie dal 30 ottobre 2011 all’8 aprile 2012. Si tratta di un opera di grande pregio non solo musicale ma anche etnografico in quanto ad affiancare i due dischi vi è un corposo libretto che funge non solo da impeccabile introduzione ma anche da dettagliata guida all’ascolto, che conduce l’ascoltatore attraverso i suoni della feste, le voci dei danzerini, dei canterini e dei suonatori che affollano le veglie invernali. Siam, dunque, di fronte ad un lascito culturale importantissimo che testimonia tra l’ibridazione tra il mondo popolare e quello colto, tra il sacro e il profano. Il primo disco “Il Vént” dei Suonatori "d'l'Aqua Fredda rimanda direttamente ai suonatori delle orchestrine della Valle Del Savena, che sin dalla fine del XVI secolo hanno elaborato un repertorio di oltre novanta melodie di balli antichi, la cui particolarità era essenzialmente quella di essere adattabili ai vari borghi in cui venivano suonati. Si ha così modo di scoprire il fascino della Bergamasca, della Lombardina, e della Spagnoletta ma soprattutto alcune perle di rara bellezza come la manfrina figurata “Caprone e Tresca dei Frati” e il trescone “Ruggeri e Tresca”. Strumento caratteristico di questi balli è il violino, che guida la linea melodica e che in queste versioni è suonato da Placida Staro, la quale si fa carico anche delle parti cantate. Ai Suonatori della Valle del Savena, è dedicato invece il secondo disco nel quale troviamo danze antichissime come il “Celebre Manfrone Avariato e Tresca” o balli antichi come la “Roncastalda” ma anche saltarelli come “Saltarello di Gigino e Tresca” e una sorprendente tarantella montanara “Tarantella ‘d Pulazza”. Insomma sarà facile intuire come questo doppio disco abbia un valore notevolissimo, considerando non solo la cura con la quale è stata approcciata la ricerca, ma anche il pregio di fotografare un transito generazionale dagli storici suonatori come Primo Panzacchi, mitico fisarmonicista di Monghidoro, e Ferruccio Fanti, clarinettista di Monzuno, alle nuove generazioni a cui toccherà il compito di mantenere viva la fiaccola della tradizione.
Salvatore Esposito
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