Giovane pianista pescarese, Claudio Filippini è senza dubbio uno dei talenti della scena jazz italiana, e questo non solo per il suo stile pianistico ma anche per la sua abilità di compositore. Il suo nuovo album “Facing North”, inciso in collaborazione con il contrabbassista svedese Palle Danielsson, già collaboratore di Keith Jarrett, e il batterista finlandese Olavi Louhivuori, presso i Bauer Studios di Ludwigsburg in Germania, è la fotografia del fortunato incontro tra tre anime musicali affini, tre musicisti dalla straordinaria sensibilità musicale, a cui è bastata una jam session per dar vita ad un sound originalissimo sin dalla prima take. “L’idea di Facing North”, spiega Filippini “mi è stata proposta in un momento particolarmente difficile della mia vita artistica. Mi sembrava di non riuscire più a crescere, avevo l’impressione che tutto quello che scrivevo si ripetesse sempre uguale. L’idea di suonare con due grandi musicisti come Palle e Olavi mi ha dato immediatamente una spinta, ha fatto scattare in me un irrefrenabile desiderio di scrivere e di immaginare. Ecco il perché del titolo. “Facing North”: rivolto al nord, cercando quel punto che la bussola ci suggerisce quando perdiamo la strada, guardando oltre, puntando in alto”. Dal punto di vista prettamente musicale il disco evoca le atmosfere rarefatte proprio del Nord Europa, con le composizioni di Filippini a brillare per la raffinata scrittura e l’elegante calligrafia musicale. Ad aprire il disco è la splendida versione di “Nothing to Lose” di Henry Mancini, già nota per essere nella colonna sonora del film “Hollywood Party” e che funge da perfetto apripista per la notturna “Scorpion Tail” in cui brilla la sezione ritmica con Louhivuori che sfoggia un drumming impeccabile. Si passa poi alla title-track, un brano nato quasi di getto ispirato, vibrante di urgenza creativa quasi l’autore volesse testimoniare il suo desiderio di libertà da ogni vincolo. Se “Landscape” è un brano lento basato essenzialmente sul dialogo tra il pianoforte arpeggiato e il contrabbasso suonato con l’arco, “Sonatina” invece è una bossa dalle atmosfere cinematografiche. Valore aggiunto del disco sono poi il bell’omaggio per piano solo a Gershwin, altro compositore di riferimento del pianista pescarese, con “Embraceable You” e ai Beach Boys con una sorprendente rilettura di “God Only Knows”, e “Chasing Pavements” dal repertorio di Adele. Chiude il disco la serrata “Modern Times” che evidenzia tutto il talento compositivo di Filippini ma anche il prezioso apporto dei suoi pards Palle Danielsson e Olavi Louhivuori.
Salvatore Esposito
Tags:
Suoni Jazz