Artisti Vari – Henna. Young female voices from Palestine (Kirkelig Kulturverksted, 2021)

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L’etichetta norvegese KKV ha una nutrita esperienza quanto a produzioni discografiche sgradite al potente di turno. Nel 2004 ebbe l’idea di raccogliere ninne nanne dall’”asse del male” (“Lullabies from the Axis of Evil”) che valse un al distributore Valley Entertainment una messa al bando da parte dell’amministrazione statunitense, evidentemente poco lusingata dall’uso, nel titolo dell’album, di una famosa frase del presidente George W. Bush. La raccolta comprendeva anche due brani palestinesi cantati da Rim Banna che KKV continuò a produrre fino alla sua prematura scomparsa a Nazareth il 24 marzo 2018. Ad un anno di distanza, KKV la ricordò con “R.I.M.I.X.”, sette composizioni di Rim Banna rimixate da quattro artisti: Checkpoint 303, Minstry of Dub-Key, Nour and Nasser Halahlih. Il legame con la Palestina si è rinsaldato nel 2020 con la pubblicazione di “When the Waves”, nove canzoni che vedono la collaborazione fra Terez Sliman e il compositore Raymond Haddad. “Henna” ha allargato la collaborazione in Cisgiordania a Birzeit dove ha sede il Conservatorio di Musica Nazionale “Edward Said” (ESNCM). Il Conservatorio è diretto da Suhail Khoury che ha avuto un ruolo chiave nell’identificare le artiste che hanno registrato negli studi dell’ESNCM a Ramallah, realizzati nel corso degli ultimi otto anni proprio con la collaborazione del KKV. L’album presenta una nuova generazione di artiste palestinesi, intorno ai vent’anni: Haneen Alajleh (Gaza), Nour Freteikh (Nablus), Nancy Hawwa (Ramallah), Henna Haj Hassan (Jenin), Ehsan Saadeh (Al Jib), Miral Ayyad (Abu Dis), Samira Kharoubi, Gerusalemme Est, da cui proviene anche il coro di trenta voci femminili Banat al Quds/Daughters of Jerusalem, attive dal 2013 e arrivate all’attenzione internazionale con l’album omonimo nel 2018. Qui il loro coro è protagonista di due brani: “Ma damat li / As long as I have...”, composizione della cantautrice Zeinab Shaath, attiva fin dagli anni ’70, e “Gaza”, con versi di Wasim Kurdi arrangiati da Suhail Khoury. Va ricordato che Suhail Khoury venne arrestato insieme alla moglie Rania Elias - qualche mese prima di queste registrazioni, a luglio 2020 – Centro culturale Yabous di Gerusalemme contemporaneamente all’irruzione delle forze di occupazione israeliane nel centro di cui sequestrarono beni ed archivi. Canta Banat al Quds in “Ma damat li”: “Finché potrò contare anche solo su pochi centimetri della mia terra …. Finché avrò memoria, una piccola biblioteca… finché nel mio paese ci saranno parole arabe… finché avrò i miei occhi, le mie labbra, le mie mani… le mei parole saranno pane e armi…”. Le altre sei canzoni sono state tutte scritte appositamente per le cantanti protagoniste dell’album, alcune da loro stesse, e offrono uno spaccato dei vissuti di chi si trova a fare i conti con l’oppressione e le ingerenze dell’occupazione israeliana. L’amarezza di fondo è stemperata dagli ottimi arrangiamenti acustici che privilegiano la forma cantautoriale e, con parsimonia, fanno dialogare le voci, di volta in volta, con qanun, ‘ūd, il flauto ney (Mohammed Khamayseh), la viola ed una ritmica che comprende in varie combinazioni percussioni (Hani Asaad), contrabbasso, violoncello, chitarra e piano. Colpisce la voce e la capacità espressiva di Miral Ayyad, classe 2002, la cui “Oyoun al Narjas / Eyes of the Narcissus” viene aperta dal lirico ‘ūd di Yacoub Hammoudeh, che ha arrangiato il brano, nel quale suona anche qanun e contrabbasso. La canzone è stata scritta da Azzah Zarour e Mahmoud Awad: “Non avrei potuto amare / Se tu non fossi tornato ai miei occhi dopo la lunga l’assenza”


Alessio Surian

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