Il progetto Duoende nasce nel 2016 dalla collaborazione tra la pianista di formazione classica Giulia Grassi e l’organettista Francesco Berrafato, già noto per la fortunata esperienza con i Musaica. Complice la profonda amicizia tra i due musicisti e il desiderio di fare musica insieme, ha preso vita l’idea di accostare due mondi sonori, solo in apparenza molto distanti come la musica classica e quella popolare. Inizialmente l’intento era solo quello di divertirsi insieme, ma animati dall’idea condivisa di musica in cui non esistono steccati tra i generi, andando avanti hanno individuato un comune territorio di incontro tra i rispettivi background artistici e formativi. Ha preso, così, il via il loro percorso di ricerca sonoro, un’esplorazione a tutto campo, vissuta in parte a distanza tra Roma e Londra, in parte tra viaggi tra le due città, approfittando di ogni occasione utile per studiare e provare insieme. Pian piano hanno preso forma composizioni originali e nuovi arrangiamenti di brani del repertorio classico e tradizionale per giungere all’idea di incrociare e far dialogare i due universi musicali, partendo dall’improvvisazione e da un approccio non convenzionale ai rispettivi strumenti. In breve tempo è arrivato anche il debutto sul palco seguito da una lunga serie di concerti in Italia, con le partecipazioni ai festival Musica&Musica a Roma e Arcipelaghi Sonori a Modena, e all’estero con i live londinesi al Victoria&Albert Museum, alla SOAS University e al Foundling Museum. A documentare il lavoro compiuto dal duo Duoende. nell’arco di tre anni di lavoro e sperimentazioni, è il loro album di debutto “Rosa&Dmitri”, registrato presso gli studi di registrazione della University of Agder di Kristiansand in Norvegia con la collaborazione dell’ingegnere del suono Walter Laureti e il supporto dell’Istituto Italiano di Cultura di Oslo, dove si sono esibiti nel 2019. Composto da tredici brani, tra riletture di composizioni classiche, tradizionali e brani originali, il disco vede la partecipazione di Claudia Bombardella al clarinetto e alla voce. Il titolo del disco racchiude non solo il senso di tutto il progetto Duoende, rimandando ai nomi della cantante e cantastorie siciliana Rosa Balistreri e del compositore russo Dmitri Shostacovich, ma anche il momento esatto in cui l’idea ha preso vita. Giulia Grassi, infatti, suonando “Cu ti lu dissi” di Rosa Balistreri, accompagnandosi con una vecchia fisarmonica del padre, si è resa conto di come la melodia rimandasse al “Valzer della Suite n. 2” per Orchestra Jazz di Dmitri Shostakovich, studiato anni prima in Conservatorio. L’unione di queste due composizioni ha aperto la strada a tutto il cammino compiuto dal duo, un percorso dettato dall’istinto ma che affonda le sue radici nella solida formazione di entrambi i musicisti. Ne è nato una sorta di racconto in musica che si apre con il crescendo del “Prologo”, ispirato a “Oiseaux Tristes” di Maurice Ravel in cui pianoforte ed organetto si rincorrono sulla linea melodica e che entra nel vivo con la già citata “Cu ti lu dissi” con la bella interpretazione vocale di Giulia Grassi. Gli echi mediterranei di “Koiné”, introdotta dal solo di organetto di Berrafato e caratterizzata dal brillante interplay con il pianoforte, aprono la strada ad una sequenza di brani originali con “Campane”, nella quale le atmosfere balkan-gipsy evocano la “Sonata in Do Maggiore K545” di Mozart, le sperimentazioni sonore di “Cordis” in cui spicca la partecipazione di Claudia Bombardella alla voce e la sonorizzazione improvvisata sulla cordiera del pianoforte della poesia norvegese “Lille Persille”, con la voce recitante di Inger Hagerup. Se la rilettura di “Sharema” di Alessandro Parente è proposta in un intrigante mash-up con la tarantella “Colavrese”, trasmessa dall’anziano suonatore Vincenzo del Seni, nella gustosa “Lontano” ritroviamo, complice del duo, Claudia Bombardella alla voce e al clarinetto. Il viaggio sonoro prosegue in Salento con la trascinante “Pizzica”, la cui linea melodica rimanda alla “Pizzica di San Marzano”, ma è solo un momento perché arriva il vertice del disco con lo struggente “Stabat Mater”, in cui il duo fa incontrare la composizione omonima di Zoltàn Kodàly e “Round Dance” di Béla Bartók. Il lirismo di “Hagamos un trato” su una poesia del poeta uruguayano Mario Benedetti ci guida verso il finale con il canto d’amore denso di nostalgia “Ti rimprego” e “L’epilogo” in cui ritorna la melodia della “Colavrese” di Vincenzo del Seni. “Rosa&Dimitri” è, dunque, un’opera prima pregevole ed appassionante, l’incipit di un cammino artistico che lascia intravedere un lungo e fruttuoso percorso di ricerca del duo. Da ascoltare!
Salvatore Esposito