“Sin arte no hay vida”, dice Omar Sosa dal palco, ringraziando il Festival Ethnos che, pur dovendo affrontare le tante difficoltà dei severi protocolli anti-contagio, ha festeggiato con un cartellone di rango i venticinque anni di “musica dei popoli ai piedi del Vesuvio”, come recita lo slogan della storica manifestazione musicale organizzata da La Bazzarra con la direzione artistica di Gigi Di Luca. Perché in occasione dell’edizione da nozze d’argento, Ethnos è tornato a illuminare con una striscia di concerti in esclusiva le Ville del Miglio d’Oro vesuviano, gioielli di una terra rigogliosa di arte e cultura.
Il Festival si è misurato risolutamente con le restrizioni per il contenimento della diffusione del virus che cambiavano in corso d’opera, con il maltempo e perfino la malasorte (Aynur si è fratturata un piede, ma è andata lo stesso in scena); ci si è dovuti arrendere di fronte al forfait dei Bab L’Bluz (per tamponi non negativi di due musicisti, che hanno impedito la partenza della band franco-marocchina), il cui concerto - tra i più attesi della rassegna - sarà, forse, recuperato per portare a buon fine un festival che quest’anno ha privilegiato artisti che fossero in sintonia con il classicismo dei luoghi storici, con una selezione raffinata che ha tenuto in gran canto il nitore dei timbri, che fossero voci o strumenti.
Di certo, Ethnos non è un investimento a rischio, nel senso che attinge da finanziamenti regionali e, pertanto, non deve garantirsi un pubblico pagante (tutti gli spettacoli sono gratuiti). Cionondimeno gestire una manifestazione con artisti internazionali nella corrente fase storica così complessa non è affatto agevole e di ciò va dato atto alla direzione artistica che ha promosso un programma di livello prestigioso. Eppure, è stato davvero surreale assistere ai concerti nel gioiello Villa Campolieto di Ercolano o nell’aerosa Villa Vannucchi di San Giorgio a Cremano con due terzi del pubblico in meno rispetto alla capienza a causa del dovuto distanziamento sociale, scrupolosamente attuato dagli organizzatori, laddove in passato le due location sono state del tutto gremite per concerti seguiti da un pubblico fidelizzato da un festival storico, da sempre osservatorio privilegiato e di qualità sulle musiche del mondo.
Ad ogni modo, entrando nella cronaca delle serate, inizio fulminante al MAV di Ercolano (che ha sostituto come location la leopardiana Villa La Ginestra, causa le avverse condizioni meteo, il 26 ottobre) con il trio di funamboli Violons Barbares, la cui attitudine rock si declina su strumenti tradizionali ed è condita con marcata ironia.
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