Lunedì 5 ottobre, al Teatro Miotto di Spilimbergo, l’Orchestra lombarda Musica Spiccia si è aggiudicata il Premio Alberto Cesa, assegnato nell’ambito di Folkest, l’International Music Festival che dal 1979 porta la musica world in tutto il Friuli Venezia Giulia.
Il premio è quanto mai meritato; infatti, senza nulla togliere agli altri sette partecipanti al concorso, la performance, lo spirito, l’allegria, la presenza scenica e soprattutto la forza della proposta culturale del gruppo, “immaginato e diretto” da Giulia Cavicchioni - musicista e insegnante di violino - hanno convinto con entusiasmo giuria critica e pubblico. È bello sapere che il premio del nuovo Imaie (che consiste in un contributo economico per realizzare una tournée) andrà al lavoro di una associazione come il Baule dei Sogni, che realizzando un progetto come l’Orchestra ha saputo mettere insieme più generazioni e più realtà sociali – con particolare attenzione alla disabilità e alle migrazioni – e lo ha fatto con spirito di coesione e con grande professionalità. Musica Spiccia ha presentato infatti un programma musicale di grande potenza.
E questa vittoria permette anche di aprire una riflessione sullo scopo ultimo di questi premi che in vari punti d’Italia cercano di ritrasmettere e diffondere e soprattutto fare incontrare proposte musicali, idee e arte.
Durante una delle cene dopo spettacolo, una musicista spiegava proprio l’importanza di avere fatto gruppo, di essersi lasciati coinvolgere tutti quanti dalla creatività degli altri.
Spilimbergo è una cittadina di grande grazia e leggiadria. Nelle osterie si beve del buon vino e musicanti, critici, suonatori di ghironda, organetti e mandole si incontrano e seduti davanti a un cicchetto, parlano di suoni, confrontano esperienze, ipotizzano nuove strade da percorrere, e lo fanno con la stessa leggerezza con cui in altri bar si parla dell’ultima di campionato, con rispetto parlando. Si ride e si lavora e in Friuli non si può che parlare di storie di confine, di contraddizioni e di lingue, di Italia e di Austria Ungheria, di Istria e Capodistria e naturalmente di Pasolini.
E tutto ciò è favorito dalle molte proposte artistiche di questi giorni di inizio ottobre. Una tra le tante è stata quella di venerdì 2 ottobre, che ha visto insieme, sul palco del Teatro Miotto, Edoardo De Angelis e Neri Marcorè. Il cantautore e l’attore hanno fatto una piacevole chiacchierata, ricca di aneddoti personali e di storie d’autore, tra una canzone di Gaber e una di Endrigo, tra Lucio Battisti e Francesco De Gregori, tra un brano di Edoardo e uno sketch comico di Marcoré. Ad accompagnare sul palco le loro chitarre, l’organetto impeccabile e come sempre ricco e provvidenziale di Alessandro D’Alessandro.
Alessandro è stato protagonista poi a Palazzo Tadea, nel pomeriggio del 3 ottobre, di “Canzoni irriverenti e reinterpretazioni per organetto “preparato” ed elettronica”; durante la performance ha annunciato la prossima uscita del suo primo disco da solista.
Considerato tutto quello che ha fatto sentire al pubblico, non si può che essere impazienti di poterlo ascoltare.
Imperdibile il piemontese Silvio Orlandi e le sue storie intorno alla Ghironda, a partire dal Medioevo: sul palco del Teatro Miotto sabato 3 e di nuovo a Palazzo Tadea domenica 4 ottobre, ha allietato con parole e suoni antichi la platea.
Il premio alla carriera 2020 di Folkest è stato poi assegnato a Teresa De Sio. La cantautrice partenopea ha fatto un piccolo set a conclusione della prima serata dedicata al premio Alberto Cesa, con la consueta energia e con l’autorevolezza data dalla sua lunga e felice storia di canzone folk d’autrice.
Ospiti della manifestazione anche i vincitori del Premio Cesa della passata edizione: gli eleganti Suonno d’Ajere, con il loro progetto sulla canzone classica napoletana e con la bellissima voce di Irene Scarpato. Il gruppo era stato protagonista lo scorso anno anche del Premio Andrea Parodi, gemellato con Folkest. E a proposito di questo, ospiti la stessa sera, domenica 4, anche i vincitori del Parodi 2019: Fanfara Station, il fenomenale gruppo tunisino che ha confermato ancora una volta l’importanza e la forza di una proposta artistica dirompente ed evocativa. Tra le due esibizioni, il set dai tratti popolari e dall’ispirazione cabarettistica del bravissimo Francesco Giunta, che ha saputo strappare più di una risata alla platea.
Protagonista dell’ultima serata di lunedì 5 Elena Ledda, accompagnata da Mauro Palmas e la sua mandola. È quasi imbarazzante dover ricordare quanto sia addirittura indispensabile ascoltare entrambi, insieme e da soli, ogni volta che sia possibile: andrebbe fatto come fosse una terapia che prescriva dosi di bellezza. Un finale entusiasmante per Folkest, una realtà che ha più di quaranta anni e che, come sempre accade, va avanti per la sua strada poggiandosi sulla forza e la tenacia di alcuni, quali Andrea e Gianni, e la gentilezza soave di persone come Anna. A conferma del fatto che nel nostro Paese, così pieno di diversità anche solo spostandosi di pochi chilometri, in questo lungo stivale dove ogni sfumatura riesce a far cultura, se qualcosa unisce è proprio l’entusiasmo - declinato in tante lingue diverse - e la caparbietà di operatori culturali che, costi quel che costi, sanno tirare fuori dal “baule” i “sogni”, come d’altronde hanno saputo fare i ragazzi di Musica Spiccia.
Elisabetta Malantrucco
Foto di Elisabetta Malantrucco
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