Joseph Tawadros – Live at the Sydney Opera House (ABC Classic, 2020)

Le melodie arabeggianti dell’‘ūd, i ritmi del riqq e del bendir e le maestose sonorità dell’orchestra sinfonica si incontrano nel nuovo disco di Joseph Tawadros realizzato al fianco della Sydney Symphony Orchestra. Registrato dal vivo nel giugno 2019 presso la Sydney Opera House, in questo nuovo lavoro il pluripremiato compositore e oudista riesce, ancora una volta, a dare prova della sua bravura nel mescolare la tradizione musicale mediorientale con il mondo della musica classica, dando vita a un album emozionante, nel quale si alternano tracce energiche a momenti più intimi e meditativi. Nato in Egitto in una famiglia copta nel 1983 ed emigrato in Australia all’età di tre anni, Joseph Tawadros è conosciuto oggi come uno dei più brillanti suonatori di liuto arabo. È noto soprattutto per aver portato le sonorità e la tecnica di questo strumento nella cultura occidentale tradizionale, stravolgendo le aspettative degli ascoltatori e i confini dei generi musicali. Nell’arco della sua carriera il virtuoso musicista cairota ha suonato accanto ai jazzisti statunitensi Jack DeJohnette, Roy Ayers e Joey DeFrancesco, al suonatore di banjo Béla Fleck e ha collaborato con l’Australian Chamber Orchestra e l’Academy of Ancient Music di Londra. L’energia della Sydney Synphony Orchestra diretta da Benjamin Northey e sostenuta dalla ritmica del riqq suonato da James, fratello minore di Joseph, apre la prima mondiale del “Concerto for Oud and Orchestra”. Il Concerto, come vuole la tradizione, è suddiviso in tre movimenti in cui le sonorità e le dinamiche degli strumenti dell’orchestra sinfonica si fondono con il virtuosismo e i diversi registri dell’‘ūd di Joseph. A tal proposito è interessante ricordare che Tawadros utilizza uno strumento dotato di sette cori di corde costruito da una liuteria di Istanbul. Dunque, il suo ‘ūd possiede una maggiore estensione che gli consente di suonare nei due principali stili classici, l’egiziano e l’iracheno. Dopo lo spettacolare finale del terzo movimento del Concerto l’album prosegue con altre nove tracce, tra cui vecchie composizioni riarrangiate. È il caso di “Permission to evaporate” tratta dall’omonimo disco del 2014 vincitore del premio ARIA per il miglior album di world music. Preceduta da “We are memories”, un solo di ‘ūd che in quattro minuti e mezzo ci regala un’atmosfera nostalgica dal sapore orientale, “Permission to Evaporate” è stata scritta da Joseph successivamente alla perdita di entrambi i suoi genitori. La melodia, che in questa nuova versione arrangiata da Jules Buckley è introdotta da un emozionante solo dell’oboe, è malinconica ma lascia spazio a momenti di speranza e conforto. “Constellation” è sicuramente un altro brano del disco degno di nota in cui i disegni impressionisti suggeriti dagli armonici dell’‘ūd si alternano in modo giocoso a melodie vorticose. In “Riqq Taksim” le percussioni di James si intrecciano nuovamente con l’‘ūd in un preludio che introduce “Bluegrass Nikriz”, brano in cui le ritmiche e le modalità arabe si fondono con la scala blues. Rispetto all’originaria versione del 2014 contenuta nel disco “Permission to evaporate” il quintetto lascia il posto all’Orchestra. Infine “Costantinople”, ultima traccia, conferma il carattere travolgente dell’album e la forte personalità artistica di Joseph Tawadros che con semplicità, eleganza e assoluta padronanza tecnica ci guida in territori sonori senza confini. 


Sara Antonini 

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