Virtuoso suonatore di ehru (fidula a due corde di origine centroasiatica) e considerato uno degli strumentisti più rappresentativi della scena musicale cinese, Guo Gan vanta un lungo percorso artistico costellato da premi e riconoscimenti internazionali e da una ormai corposa discografia nella quale spiccano, oltre agli album a proprio nome, anche collaborazioni ed incontri musicali tanto inattesi quanto affascinanti. La sua costante tensione nell'esplorare nuovi sentieri sonori nell'incontro con altre tradizioni musicali, in uno con la sua concezione occidentale della musica world e dell'improvvisazione, ha fruttato lavori come "The Kite" (Felmay, 2015) con il percussionista francese Lou Barrow, l'eccellente "Peace in the world" (Felmay, 2016) con il suonatore di balafon Aly Keita e il pregevole “Lune de Jade” (Felmay, 2016), firmato con il suonatore turco-belga di bağlama Emre Gültekin. Proprio quest'ultimo con il maestro del tamburo doholla Levent Yildrim sono i compagni di viaggio del musicista e compositore cinese in "Gobi Desert (China Turkey)", pubblicato dall'etichetta piemontese Felmay che prosegue la sua encomiabile mission culturale nel diffondere le musiche dell'Asia. Registrato nel gennaio del 2018 negli studi Villetaneuse di Parigi, il disco mette in fila sei composizioni originali e un brano tradizionale nei quali si coglie tutta la portata immaginifica ed evocativa di questo incrocio sonoro. Spazi aperti e deserti sconfinati si materializzano nel dialogo tra il suono onirico dell'erhu e le melodie intessute dalla bağlama il tutto impreziosito dalle percussioni che esaltano le trame musicali. Fondamentale in questo senso è stata, senza dubbio, la perfetta e collaudata intesa tra Guo Gan e Emre Gültekin che emerge tanto nelle composizioni firmate a quattro mani, quanto nelle architetture sonore in cui si inserisce tutta la maestria di Levent Yildrim. Rispetto a "Lune de Jade”, questo nuovo disco rinsalda ancor di più l'incontro tra le sonorità cinesi e quelle turche in una alchimia sonora unica e dal taglio del classico come emerge sin dalle prime note della title-track che apre il disco. Il brano vede l'erhu guidare la melodia su cui si inseriscono gli arpeggi lenti di Gültekin con i cimbali e la doholla Yildrim a creare una atmosfera sonora quasi sospesa. Si prosegue con “Kocaoglan Pacarani” con la bağlama in grande evidenza a tessere la linea melodica nella quale si staglia l’erhu, il tutto sostenuto dal ritmo ipnotico del bendir. Se “Chinese Bike” di Guo Gan ci riporta agli stilemi della tradizione musicale cinese, la successiva “Tera Kiya”, co-firmata dal musicista cinese e da Gültekin, è uno dei vertici del disco per struttura compositiva ed arrangiamento. La splendida “Harput” firmata da Gültekin, nella quale spiccano le partecipazioni alle voci della cantante indiana Malabika Brahma e del curdo Gülçiçek, ci conduce verso il finale con il solo di erhu di Guo Gan nel tradizionale cinese “Parting at Yang Guan Pass”. Quel gioiello che è “Biday derya” in cui ritroviamo la voce di Malabika Brahama chiude un disco da ascoltare con attenzione per coglierne tutte le sfumature e gli attraversamenti sonori che lo caratterizzano.
Salvatore Esposito
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