Guo Gan - Aly Keita – Peace in the world (Felmay Records, 2016)

Non nuovo ad incontri inaspettati ed attraversamenti sonori inconsueti come dimostrano “Lune de Jade” con il polistrumentista turco Emre Gültekin e “The Kite” con il percussionista francese Lou Barrow, il maestro dell’ehru cinese (fidula a due corde di origine centroasiatica) Guo Gan, ha dato vita ad un nuovo e sorprendente viaggio sonoro in compagnia del musicista ivoriano Aly Keita, talentuoso suonatore di balafon, strumento tipico della tradizione dei griot. Il risultato è “Peace in the world” disco, registrato agli Evasion Studio di Nanterre, Paris in Francia nel novembre del 2015, e nel quale hanno raccolto dieci composizioni originali di cui sei firmate da entrambi. Laddove i precedenti lavori di Guo Gan erano incentrati prettamente su un lavoro di esplorazione e rispettiva compenetrazione tra universi sonori differenti, quel nuovo album ci svela qualcosa in più ovvero una alchimia sonora perfetta in cui le corde metalliche dell’ehru, sfregate dall’archetto, tessono eleganti trame sonore dense di lirismo in cui si inserisce la potenza evocativa del balafon dando vita ad un incredibile interplay melodico e ritmico. In questo senso particolare importanza assumono i background artistici dei due strumentisti in grado di far dialogare le rispettive tradizioni musicali, partendo da concezione aperta della world music. Suoni antichi ed ancestrali le cui origini sembrano perdersi nella notte dei tempi, vengono proiettati verso il futuro attraverso virtuosismi e spaccati improvvisativi, dando vita a composizioni articolate e ricche di straordinarie intuizioni. E’ il caso dell’iniziale “Zebra” nella quale il ritmo in crescendo del balafon, increspato dalle impunture melodiche dell’erhu, evoca lo scalpitare degli zoccoli di una zebra che si muove ora veloce, ora circospetta nel silenzio dei grandi spazi aperti africani. Si prosegue con il solo di balafon di Aly Keita in “Dream of Mikael” e con la suggestiva “Mongolian Girl” in cui a guidare la linea melodica è l’ehru di Guo Gan. Il cuore del disco è rappresentato dai brani co-firmati da i due strumentisti aperto dalla trascinante “Harveting Season”, che sovrappone due istantanee della stagione del raccolto creando un parallelo tra Africa e Cina. Se “Danse tribale” sembra rimandare alle ritualità delle danze africane, la successiva “Kalimba” ci offre un sorprendente dialogo tra l’erhu e il balafon. La melodia festosa di “Carnival of the Animals” e la title-track ci conducono verso il finale in cui fanno capolino la superba “La course du Cheval” e il solo di ehru di Guo Gan in “Naturel and Dream” che suggellano un disco di rara bellezza ed intensità. 


Salvatore Esposito

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