Quer pasticciaccio brutto delle Targhe Tenco

Il 20 giugno sono uscite le Cinquine delle Targhe Tenco, con la novità dell’inserimento di quella per il miglior Album a progetto. Dice il Club Tenco che questa nuova Targa è “la più tenchiana perché privilegia le idee su cui costruire un lavoro e lo spirito collettivo e di collaborazione con cui realizzarlo. Crediamo che il mantenimento esclusivo delle altre sezioni rappresenti una visione un po’ decadente e crepuscolare della cultura, quella che erige palizzate in difesa di una malintesa soggettività.” Sempre a questa visione delle palizzate da far cadere probabilmente dobbiamo anche l’infornata di nuovi giurati, che sposta – almeno a giudicare dalla maggior parte dei nomi scelti - l’attenzione dalla Canzone d’Autore alla discografia nazionale in generale. In effetti ora il numero dei giurati supera i trecento. E poi, visto che la nuova Targa è così importante, il Club poteva avere l’accortezza di modificare questo punto del Regolamento che crea ora una curiosa contraddizione: I dischi devono avere un titolare identificabile, che può essere non solo individuale ma anche di gruppo, comunque costante o largamente prevalente per tutto il disco. Non sono valide le compilation e le antologie con brani eseguiti da artisti diversi. Ma tant’è, ormai è andata: le cinquine sono uscite e sembrava tutto normale e in ordine, ma così non era. Subito infatti è stato notato un errore clamoroso: nella Cinquina riservata al miglior album in Assoluto risultava anche Mauro Ermanno Giovanardi, col suo “La mia generazione”. Tutti gli addetti ai lavori sanno – o dovrebbero sapere – che si tratta di un disco di cover e andava quindi votato nella categoria Interpreti. Cosa che alcuni giurati scrupolosi hanno fatto, ma non tutti. La vicenda ha portato all’esclusione del disco da entrambe le categorie, malgrado il disco avesse raccolto un numero molto alto di preferenze. Come è potuto accadere un simile pasticcio? Hanno sbagliato un po’ tutti. Noi cercheremo di capire in che misura e in che maniera, perché le Targhe Tenco, che esistono dal 1984, sono un momento molto importante per la musica di qualità in Italia. Se perdessero credibilità ci rimetterebbe tutto il settore della Canzone d’Autore. 
Cominciamo col dire che esiste una piattaforma nella quale artisti e uffici stampa possono inserire e caricare dischi e collocarli direttamente – senza controllo da parte del Club – in una categoria. In quella piattaforma i giurati possono trovare l’occorrente e, a detta di alcuni giurati, funziona bene dal punto di vista tecnico; Alberto Marchetti ci dice: “È pratica, facile da usare, dall'area riservata è possibile ascoltare e scaricare oltre 200 album ma si può poi votare qualsiasi opera uscita nell'intervallo di tempo prestabilito”. Dove è nato il problema? Per capirlo a fondo abbiamo interpellato i protagonisti, del presente e del passato. Il Club Tenco ha fatto delle dichiarazioni ufficiali. Nell’Errata Corrige con cui escludeva Giovanardi, la Commissione delle Targhe – di cui non si era mai parlato precedentemente ma che ora il Club ci spiega essere esistita e presieduta da Mario De Luigi, scomparso purtroppo qualche mese fa ma evidentemente non sostituito (ci resta il dubbio su chi siano gli altri componenti) - si scusa “per l’errore di non aver eliminato il disco” e “intende anche sottolineare che Mauro Ermanno Giovanardi con il disco La mia generazione nella sezione Miglior Interprete (…) non ha ottenuto sufficienti voti e dunque non può essere incluso nella cinquina (…). Ci scusiamo per l'inconveniente.” Senza entrare nel merito, il Club ha quindi teso a considerare di sua responsabilità solo il non essersi accorto dell’errore prima della pubblicazione delle cinquine, considerandolo un “inconveniente”. Dove il Direttivo del Club ha espresso chiaramente il suo pensiero è stato in una lettera ad un giurato che si dimetteva per l’accaduto: “L’esclusione del disco (…), originata dal pasticcio di chi lo ha candidato come miglior album in assoluto e di chi lo ha votato come tale, nasceva automaticamente dal regolamento. Non è compito del direttivo indicare in quale sezione l’artista sia candidabile e votabile. Peraltro sarebbe una indebita ingerenza.” Una posizione ribadita e confermata a Blogfoolk, che ha interpellato doverosamente il Direttivo per un ulteriore chiarimento: 
“Come stabilito dalle modifiche nel meccanismo delle Targhe richiesto da diversi giurati negli anni scorsi, ogni artista poteva scegliere dove autocandidarsi o, ovviamente, ogni ufficio stampa poteva scegliere e dare indicazioni su dove era candidabile e votabile il "proprio" artista.” Posto che ci sorprende molto che tra le richieste di modifica da parte dei giurati ci fosse anche l’autogestione delle candidature che appesantisce il loro compito (ci piacerebbe conoscere i nomi di chi ha suggerito una cosa simile), in definitiva la posizione del Tenco si riassume nel concetto che controllare preventivamente la collocazione data da artisti e uffici stampa sulla piattaforma sarebbe una “indebita ingerenza”. Ogni errore possibile ricadrebbe quindi su chi carica e su chi vota. Chi scrive pensa che invece il Tenco debba mantenere il massimo dell’attenzione in tutte le fasi, rendendosi garante per tutti, giurati e artisti, diminuendo tutti gli errori formali. Come un Notaio che controlla che i documenti portati da chi vuol registrare un atto siano validi: per chi vota quella è una piattaforma del Club e quindi come tale “credibile e affidabile. Ad ogni modo abbiamo chiesto chiarimenti anche a chi se ne è occupato prima dell’attuale gestione. Partendo da Enrico de Angelis, a cui abbiamo chiesto una piccola storia delle Targhe, visto che per anni è stato responsabile e Direttore Artistico del Club: si è dimesso l’anno scorso in grave polemica. “Credo che nessuno, al di fuori di chi ci ha lavorato, possa rendersi conto della complessità del meccanismo che doverosamente sovrintende a un premio così importante: la scelta dei giornalisti degni della giuria, l’individuazione dei dischi effettivamente pubblicati (un numero ormai tendente all’infinito), la verifica dei requisiti validi per ogni disco candidato, la collocazione nell’opportuna sezione, il dialogo coi giurati per chiarire ogni dubbio e ogni complicazione oggettiva, le operazioni di voto, ecc. ecc. 
Nei primi anni tutto ciò lo facevo io (…) ma era comunque più semplice di oggi e avevo più tempo. Poi abbiamo “reclutato” Enrico Deregibus (…) e Annino La Posta (…). (…) Si è costituita così una squadra a tre, che da un certo momento in poi ha interloquito pure con una commissione pre-selezionatrice scelta tra gli stessi giurati. La discussione fra tutti si è rivelata animatissima e preziosissima. Centinaia erano le mail che intercorrevano nel gruppo per sviscerare ogni problematica. (…) A tutto ciò il resto del Direttivo è rimasto in questi anni indifferente, disinteressato, incompetente. Il patatrac che ha diviso il Club l’anno scorso ha fatto sì, guarda caso, che tutti e tre i responsabili operativi delle Targhe si defilassero da ogni attività. Curiosamente, si dà il caso che proprio una discussione sui meccanismi delle Targhe Tenco è stata una delle tante ragioni che hanno portato alla nostra scelta di allontanarci dal Club: improvvisamente, a fine 2016, alcuni colleghi del Direttivo hanno infatti preteso di stabilire nuove regole, per noi non condivisibili, su terreni a loro sconosciuti, e di contestare senza fondamento il nostro operato fino a quel momento. (…) Ci era stato anche contestato l’eccessivo numero di giornalisti chiamati in giuria da noi scelti uno per uno (...). (…) Bene, quest’anno, contraddicendosi, il Direttivo ha esso stesso ampliato oltremisura la composizione della giuria, chiamando operatori evidentemente non specializzati nella materia cara al Club Tenco, rischiando di trasformare le Targhe in un qualsiasi concorso sulla discografia italiana anziché specifico sulla canzone d’autore. (…) Quest’anno dunque la complessa materia è passata alla gestione, chiaramente impreparata, non si sa bene di chi. Forse, però, bastava lavorare dopo aver letto il Regolamento… (…). 
Un minimo di buona volontà e un minimo di memoria storica potevano bastare ad evitare un abbaglio di questo genere e soprattutto uno sgarbo ad un artista valido e generoso come Mauro Ermanno Giovanardi.(…)”. E Mauro Ermanno Giovanardi se l’è presa, proprio per il modo in cui il Tenco con la sua Errata Corrige ha liquidato la vicenda: “È con vero rammarico che mi accingo a scrivere questa lettera aperta perché al Club Tenco sono legato per davvero, da quando Amilcare dopo la prima targa vinta nel 95 con i La Crus come migliore opera prima, mi/ci fece i complimenti per la versione di Angela, dicendomi che Luigi l'avrebbe apprezzata molto. (…) Da lì ne ho vinte altre tre (…). Nel mezzo tante partecipazioni e inviti, che come ben si sa, se sei un solista e ti porti una band, spesso il gettone non serve nemmeno per pagare tutti e ci vai in perdita. Ma ci vai per l'atmosfera, per gli amici che incontri, perché è probabilmente il premio più prestigioso che esiste in Italia (…)… della quinta targa avrei potuto farne anche a meno. Non ne ho bisogno, perché non ho nulla da dimostrare. (…)E ci sta pure (anche se è molto grave) che sia venuto fuori il pasticcio di chi doveva controllare se i dischi erano stati collocati nelle sezioni giuste. Da quello che so è sempre successo, ma c'era qualcuno che controllava ed indicava sia agli artisti che ai giurati gli errori. Errare è umano. Ma la cosa che mi ha prima mortificato e poi umiliato come artista e amico del Tenco, è stata l'errata corrige (…). Non ci potevo credere. Mi è sembrata una vigliaccata. Di chi sbaglia e non ha il coraggio di ammetterlo e per metterci una pezza, si comporta in modo molto sgradevole. Oltre al danno la beffa. O come si dice al sud, cornuto e mazziato. E allora no. Io non ci sto. Cosi mi danneggia ancora di più perché sembra che il mio disco sia finito per sbaglio nel comunicato quando invece si doveva specificare che è stato votato nella sezione sbagliata oltretutto prendendo i voti necessari per entrare nella cinquina. (…) non mi serviva la quinta targa, (…) ma un trattamento adeguato e un po' di rispetto sì”
E di rispetto parla anche Annino La Posta, socio e operatore culturale che per anni si è occupato in maniera indefessa di controllare ogni disco, ad uno ad uno, prima e durante le operazioni di voto: “Un giurato ha anche il diritto di sbagliare, il Club Tenco no. Il Club Tenco ha il dovere di controllare minuziosamente ogni singolo voto e conseguentemente ogni singolo disco che entra in cinquina. È vero che l’insidia è dietro l’angolo, ma un disco di cover che entra nella categoria del disco assoluto riservata ai cantautori, a quelli che scrivono e cantano le loro canzoni, a coloro ai quali il Club Tenco si è principalmente dedicato in tutti questi anni, non è un’insidia, non è nemmeno una svista (data la grossolanità), è semplicemente una mancanza assoluta di controllo e di conseguenza una mancanza assoluta di rispetto per gli artisti che andrebbero in ogni caso tutelati. Lo si capisce chiaramente dalla risposta del Club alle proteste di alcuni giurati. È compito del Club indicare in quale sezione l’artista sia candidabile e votabile. In passato si trascorrevano ore al telefono per dare delucidazioni a chi le chiedeva. Parlare di indebita ingerenza è paradossale. È il Club a stabilire i criteri di assegnazione delle Targhe, ed è compito del Club assicurarsi che siano applicati correttamente. Un ufficio stampa o un artista non possono stabilire in quale categoria va messo il proprio disco. Mettere la propria giuria nelle condizioni migliori per votare e vigilare affinché il voto sia corretto è un dovere assoluto al quale il Club non si può sottrarre. Ha il dovere morale di intervenire, non per ingerire indebitamente ma per intervenire debitamente ad evitare ogni sorta di errore. Questo va fatto per salvaguardare la giuria che, non lo si dimentichi, è il perno centrale del meccanismo delle Targhe e pertanto va difesa contro tutto e tutti e non accusata, e gli artisti, 
che non stanno partecipando a una lotteria, in cui a farla da padrone è il caso, ma a una competizione accorta e rigorosa, in cui a farla da padrone è soltanto il giudizio insindacabile, benché scevro da qualsiasi fuorviazione, dei giurati scelti dal Club Tenco.” In effetti gli errori da parte degli artisti, dei giurati e degli uffici stampa sono all’ordine del giorno. Molto facile sbagliare le categorie, difficile scovare i finti esordi o la prevalenza dialettale… Sono esempi che chi scrive conosce perché ha fatto parte della Commissione pre-selezionatrice a cui accennava de Angelis, insieme con grandi giornalisti come Federico Guglielmi: “Per i tre anni della sua esistenza ho fatto parte della commissione coordinata da Annino La Posta che si occupava, attraverso confronti interni, valutazioni del regolamento ed elementari calcoli aritmetici, di stabilire quali dischi potessero concorrere alle Targhe. In quella sede sarebbe emerso immediatamente che "La mia generazione" era privo dei requisiti per essere votato nella categoria "disco in assoluto" e sarebbe quindi stato inserito in quella "interprete di canzoni"; pertanto, nella successiva fase di definizione dei finalisti, i componenti della giuria vera e propria gli avrebbero espresso le loro preferenze nel posto giusto. Ciò che è accaduto quest'anno è semplicemente grottesco: prima Giovanardi viene segnalato tra i finalisti nella categoria sbagliata, come se chi si occupa delle operazioni di spoglio non conoscesse il regolamento, e poi non viene nemmeno inserito nella categoria giusta per carenza di voti. In base alla mia esperienza, direi che è assai improbabile che un numero di voti idoneo a spingere un album tra i finalisti del "disco in assoluto" non sia sufficiente a garantirgli l'ingresso tra i finalisti della categoria "interprete di canzoni". Ma se anche così fosse, per il Club Tenco sarebbe comunque una "epic fail" della quale sono sinceramente addolorato, anche se nel 2016 ho deciso di dimettermi dalla giuria. 
Che io non sia più "nel" Tenco non significa che gli voglia male, e meno che mai che provi piacere per ogni scivolone che ne comprometta ulteriormente la credibilità." Chi scrive condivide ogni parola di questa dichiarazione, anche nella parte finale, e come Alberto Marchetti avrebbe preferito uno spostamento nella sezione interpreti. Ma in effetti sarebbe stato un ulteriore errore, che si sarebbe aggiunto a quello di alcuni giurati distratti o ingannati dallo stampone della piattaforma, a quello di chi ha registrato il disco nella categoria sbagliata e a quello grossolano del Club di non aver salvaguardato artisti e giurati. Perché Giovanardi poteva vincere e questa esclusione è una sconfitta per tutti, anche per chi vincerà la Targa. E per concludere riportiamo le dichiarazioni di Enrico Deregibus, altro protagonista del passato del Club e a lungo Ufficio Stampa dello stesso, profondo conoscitore del tessuto giornalistico nel settore musicale - al punto da organizzare da anni un Forum apposito all’interno del MEI - e per questo braccio destro nella scelta dei giurati fino a due anni fa: “Tutto nasce molti anni fa, in seguito ad un mio articolo un po’ critico verso le Targhe Tenco. Scrivevo che a mio avviso nella giuria di allora c’era scarsa attenzione agli artisti meno affermati e più giovani. E che occorreva ampliare ed aggiornare il parterre dei votanti. de Angelis devo dire che accolse la mia sollecitazione con benevolenza, aggiungendo però un “ma dove sono tutti questi nuovi giornalisti che vorresti?”. E io gliene proposi un po’. Da lì continuai a farlo, cercando di scovare giornalisti che fossero il più possibile giovani ma soprattutto che fossero attenti alla musica di qualità più che a quella delle classifiche. In pochi anni siamo arrivati ai 200 giurati, un numero molto alto ma secondo me indispensabile per essere rappresentativo e per evitare cordate, accordi tra giurati e cose simili. Ci sono altre cose su cui ho rotto le palle a sufficienza in tutti questi anni. Una è stata quella di creare un meccanismo di voto su due turni per dare la possibilità ai giurati di scegliere in modo il più possibile consapevole. Un’altra è stata quella di rendere pubblici i voti, elemento secondo me indispensabile per la trasparenza. Insomma, tutti accorgimenti per rendere le Targhe sempre più credibili, autorevoli, pulite. Ed anche per questo c’era fino a un anno fa un certosino controllo di ogni disco per vedere in che categoria rientrasse. Vedere le Targhe ridotte così mi dà solo un senso di profonda tristezza. Ma non mi riferisco solo al caso di Giovanardi. Tutto il file con i dischi candidati su cui i giurati hanno votato è un ammasso informe con titoli messi in categorie sbagliate e titoli che semplicemente non ci sono. Ad esempio Caparezza nel disco assoluto o Barbarossa nel dialetto. Così come era indispensabile che il Club controllasse le categorie e i dischi. Una cosa è certa: a vincere le Targhe quest’anno saranno di sicuro il pressapochismo e l’ignoranza.”

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