
Sono trascorsi due anni da "Ura" e ben sette dal vostro incontro in musica. Come nasce "Novilunio"?
Maria Mazzotta - Nasce dall’esigenza di spingerci oltre nella nostra ricerca e cimentarci nella scrittura, nella composizione, nel tentativo di creare un nostro linguaggio musicale.
Redi Hasa – Ha preso vita dal bisogno di raccontare, ricercare, emozionarsi ed emozionare!

Maria Mazzotta - Credo che la ricerca sulla voce sia infinita. Sono partita dalla mia tradizione, quella del Salento e più in generale del Sud Italia, per poi esplorare la tradizione dei Balcani, ricchissima di sfaccettature. A volte ho trovato delle similitudini con la mia tradizione, spesso mi ha portato lontanissima da questa. Negli ultimi quattro anni, grazie all’incontro con il coreografo e ballerino Miguel Angel Berna, mi sono potuta cimentare nel repertorio della jota aragonese, che per certi versi mi ha riportato alla mia tradizione. Un anno fa ho avuto la fortuna di incontrare Shadi Fathi, una grande anima e una musicista iraniana eccezionale che mi ha aperto la strada verso un mondo sconosciuto e molto lontano.
Quali sono stati i tuoi riferimenti a livello di approccio al canto?
Maria Mazzotta - Di riferimenti ce ne sono tantissimi, da Esma Redzepova a Yldiz Ibrahimova, Meredith Monk, Bobby McFerrin, ma anche Mina, Mia Martini.
Quanto è stato importante per te l'esperienza maturata nelle principali formazione della scena musicale salentina?
Maria Mazzotta - É stata molto importante, per diversi aspetti. Ho imparato tanto e ho avuto la possibilità di esibirmi in scene musicali importanti confrontandomi con vari artisti di fama internazionale.
Come si è evoluta la vostra ricerca musicale negli ultimi anni ed in parallelo come è cambiato il tuo approccio al violoncello?
Redi Hasa - Novilunio nasce dal bisogno di raccontare, ricercare, emozionarsi ed emozionare! Tutti e due ci nutriamo di musica e siamo sempre alla ricerca della bellezza e dell’emozione. Diventiamo due bambini felici quando troviamo qualcosa che ci fa vibrare, che sia la musica dal mondo o qualcosa che ritroviamo in noi stessi. Il mio approccio con il violoncello è sempre in evoluzione, come un fiume che scorre veloce ma in cui ogni giorno ritrovo me stesso.

Redi Hasa - Da piccolo ero un rockettaro. Suonavo il basso elettrico in una band rock anni ‘70 e i Led Zeppelin erano tra i nostri miti. Suonare con lui mi ha fatto riscoprire quel periodo della mia vita, Robert è una leggenda ed è stata una splendida esperienza anche per la sensibilità che ha dimostrato. Poter incontrare elavorare con questi mostri sacri ti arricchisce moltissimo. Ne sono davvero felice.
Passi con disinvoltura dalla musica contemporanea a quella tradizionale salentina, fino a toccare la world music. Chi è oggi Redi Hasa come musicista?
Redi Hasa - Come detto prima, sono sempre in movimento. Sempre alla ricerca di me stesso nel suono del mio violoncello. Non etichetto nulla, mi piace sperimentare, ricercare, spingermi oltre i limiti e le barriere. Ogni esperienza è diversa dalle altre e fa parte del mio percorso, ancora oggi in continuaevoluzione.
Rispetto al disco di esordio come si è indirizzato il tuo lavoro di ricerca sulla voce?
Maria Mazzotta - Nella mia ricerca vocale cerco spesso di confondere l’ascoltatore, ossia eseguire i brani, di diversa provenienza, in modo tale che all’ascoltatore non sembri sia la stessa persona a cantare. In questo disco, essendo diversi brani inediti, mi sono concentrata sull’identità e l’interpretazione da dare ad ognuno di questi. Inoltre, avendo scelto di inserire due testi in francese, ho dovuto lavorare molto su questa lingua completamente nuova per me.
Ci puoi raccontare come avete indirizzato il vostro lavoro in fase di arrangiamento dei brani?
Redi Hasa - Siamo molto collaborativi nella fase di arrangiamento, ci sentiamo, osserviamo ed ascoltiamo l’un l’altra. Il lavoro scorre fluido, semplice e ci emoziona sempre.

Redi Hasa - Definire il sound del disco è stato un lavoro fondamentale ma anche molto delicato, che abbiamo affrontato con grande cura. Nel momento in cui i brani e la struttura musicale sono chiari, inizia il lavoro per definire i suoni e dare un’impronta decisiva. Abbiamo voluto con noi tanti amici e ospiti per condividere questo viaggio. Ad esempio, nel caso di "Capufrisca", con Riccardo e Federico Laganà, abbiamo creato un set di percussioni “casalinghe”. I suoni sono nati in studio, portando davanti ai microfoni attrezzi e materiali che non sono propriamente degli strumenti musicali: cartoni, bidoni, stoviglie, forchette, mestoli, legni, ferraglia, pentole etc. I due fratelli hanno fatto vibrare tutti questi strumenti improvvisati insieme ed il risultato è stato "Capufrisca". Abbiamo avuto l’onore ed il piacere di ospitare Bijan Chemirani (percussioni mediorientali), Mehdi Nassouli (percussioni e voce, dal Marocco), Giorgio Distante (tromba, da Cisternino), la banda dei fiati con Emanuele Coluccia (sax), Andrea Perrone (tromba), Vincenzo Grasso (clarinetto), Gaetano Carrozzo (trombone), Ovidio Venturoso (gran cassa).
Quali sono state le ispirazioni alla base di "Novilunio"?
Redi Hasa - Novilunio è una finestra, ed il nostro sguardo cerca di scoprire cosa c’è dall’altra parte. La curiosità di sentire le storie e i canti del mondo. Ci siamo ispirati a tutto ciò che ci ha emozionato e dalle esperienze fatte nel nostro percorso.
Quali, invece, le identità e le differenze rispetto al vostro disco di debutto in duo?
Redi Hasa - Se nel primo disco ci siamo basati fondamentalmente su brani tradizionali, riarrangiandoli, Novilunio è la presa di coscienza del nostro sound identitario. Ed il risultato sono i brani inediti. Novilunio siamo noi, è la nostra espressione più pura.

Maria Mazzotta - Per i brani inediti è Redi che propone le melodie, scegliamo quelle che ci piacciono e ispirano di più e su quelle lavoriamo. Nel disco solo 2 brani sono tradizionali, non a caso uno italiano e l’altro albanese. La scelta della lingua francese è venuta per diversi motivi. Sicuramente avevo voglia di omaggiare questa lingua, visto che vivo in Francia da qualche anno. Il valzer “Aux Souvenirs” mi ha fatto subito pensare ad un bal francese, mentre «contine» è un brano dal testo provocatorio ma spensierato nella melodia e leggero nel suono del francese.
Redi Hasa - Sono i brani che hanno scelto noi. È stato un percorso di un anno nel quale abbiamo continuato a confrontarci, provare, mescolare e creare. Siamo davvero contenti del risultato.
Come hai impostato il lavoro in fase di scrittura delle musiche?
Redi Hasa - Quando scrivo le musiche entro nel mio mondo. Il silenzio intorno a me è la strada per perdermi nel suono. Per Novilunio ho scritto pensando alla voce di Maria, che mi da il via per addentrarmi nel viaggio. I brani iniziano a prendere forma quando li proviamo insieme.
Il disco parte dal Salento con "E' Tiempu" e al Salento ritorna con la conclusiva "Libro d'Amore". È una casualità o è stato dettato dalla scelta di dare una circolarità al tutto?
Maria Mazzotta – “E'tiempu” ha una linea melodica vicina alla tradizione salentina, il testo è in dialetto, ma racconta dell’amore tra due persone di culture diverse, e anche l’arrangiamento, grazie al contributo di Bijan Chemirani e Mehdi Nassouli, evidenzia un apertura verso altre culture. Quindi dal Salento si parte e al Salento si ritorna con «Libro d’amore» che rappresenta il disordine, il caos dal quale si passa per ritrovare l’ordine e l’equilibrio.
Redi Hasa - Avevo questa melodia in mente e mentre la suonavo, immaginavo attorno un villaggio, una festa di piazza con una cassa armonica ed una banda. Ma senza una localizzazione geografica. Poteva essere in Salento, dove io sono, o in Francia, dove vive Maria da quattro anni. La collaborazione con Emanuele, che conosco da più di 9 anni, e con il quale abbiamo suonato in Bandadriatica, mi sembrava perfetta per il brano. Avevo in mente il suono della banda e l’ho subito chiamato. Conoscendo la sua scrittura, nulla verrebbe potuto completare meglio il brano.
Maria, com'è nata "Capufrisca", il cui testo è firmato da te?
Maria Mazzotta - “Capufrisca” è un brano che da tempo aveva composto Redi, poi un giorno come per magia è venuto il ritornello «stai friscu cu la capu, quai lu sule te dae a ncapu» che era esattamente il mio stato d’animo di quel momento. Da qui l’idea di alternarci io e Mehdi Nassouli raccontando ciascuno della propria gente e della propria terra.
Redi, ci puoi parlare del tradizionale albanese "25 Trecce". Come mai avete scelto di rileggerlo?
Redi Hasa – “25 Trecce” è un brano che ascoltavo da piccolo e con il quale sono cresciuto. Rappresenta la mia terra, la mia storia e le mie tradizioni originarie. È un brano a cui tengo molto.
Una delle gemme del disco è lo strumentale "Woodroom". Com'è nato questo brano?
Redi Hasa – “Woodroom” è il nome dello studio della Real World dove abbiamo registrato il disco. È pura improvvisazione, immersa nella bellissima atmosfera delle campagne inglesi. Lo studio risuonava magnificamente, mi ha ispirato molto. Mi sono semplicemente abbandonato alle note con il mio violoncello. Ed è nato «Woodroom».
Maria Mazzotta - Da diversi anni interpreto le canzoni di Rosa Balistreri, per me la sua voce ha un messaggio molto forte ed è importante ricordarla ed omaggiarla.
Maria, dal tuo progetto solista "Il viola di Maria" arriva "Il Mondo di Rosso e di Blu". Come mai hai deciso di rileggerla in questa nuova versione?
Maria Mazzotta - “Il mondo di rosso e di blu” è un brano a cui sono molto legata, cantarlo è come pregare o meditare. Dalla precedente incisione sono cambiate tante cose in me, ho versato lacrime, acquisito consapevolezze e forse anche un po’ di saggezza. Ricantarla con la maturità di oggi potrebbe caricare la mia preghiera di armonia, equilibrio e pace, cosi da aumentarne l’effetto.
Concludendo, come saranno i concerti in cui presenterete “Novilunio”?
Maria Mazzotta - In poche parole: semplicemente da non perdere. Il resto lo scoprirà chi verrà a vederci.
Hasa - Mazzotta – Novilunio (Ponderosa Music&Art/2 Be Music 2017)

Salvatore Esposito
Foto di Chiara Fersini (1,2,3) e Marina Antonioli (4,5,6,7)
Foto di Chiara Fersini (1,2,3) e Marina Antonioli (4,5,6,7)