Milano, musica “glocale” e l’esperienza internazionale degli “Amici della Scala”

Abbiamo scelto Milano quale città ideale per promuovere e valorizzare la “glocalità” della musica 1. Grazie anche alla sua vivace economia, Milano è aperta a una dimensione planetaria. È cosmopolita, interculturale. È disponibile a un continuo confronto con il mondo, stando velocemente al passo con i cambiamenti epocali, con lo sviluppo delle comunicazioni di massa, della multimedialità e della tecnologia. La città possiede istituzioni artistiche, scientifiche e letterarie di rilievo. Da alcuni decenni, si è affermata globalmente anche in campo musicale, nel quale spicca il “Teatro alla Scala”, diretta continuazione del “Teatro Ducale”, demolito nella seconda metà del XVIII secolo. Di seguito, scriveremo di temi poco dibattuti che riguardano l’associazionismo musicale e le sue finalità, utili per promuovere attività istituzionali in seno alle diverse comunità. In particolare, daremo risalto all’Associazione “Amici della Scala”, sorta per volere del Maestro Arturo Toscanini.

Associazione in favore della “Scala”
Caduto il fascismo e terminata la seconda guerra mondiale, Milano dovette risollevarsi. Con spirito imprenditoriale, ebbe velocemente inizio la ricostruzione. Il “Teatro alla Scala” venne distrutto durante i bombardamenti del 1943. Simbolo sociale e musicale della sua ricostruzione fu Arturo Toscanini, il quale si adoperò per trovare sinergie intellettuali e finanziare. Per suo volere si costituì l’Associazione “Amici della Scala”, con l’intento di dare supporto al Teatro milanese, curando parallele manifestazioni artistiche ed editoriali con risonanza nazionale e estera. L’Associazione venne chiusa, appena terminato il compito per il quale era nata.  Con la stessa denominazione, venne però ricostituita, nel 1978, ricevendo l’avvallo di Antonio Ghiringhelli, di Wally Toscanini - figlia dell’illustre direttore d’orchestra - e del Comune di Milano.  Da allora, figura di riferimento è stata Anna Crespi, Presidente degli “Amici della Scala”. Nel corso degli anni, alla “Scala” si sono succeduti cinque Sovraintendenti, i cui interventi non sono stati neutri rispetto alle produzioni dell’Associazione. Nel primo periodo, venne fortemente sostenuta da Carlo Maria Badini, il quale restò in carica dal 1977 al 1990. 
Negli anni, sono stati organizzate numerose manifestazioni per valorizzare le attività del Teatro lirico milanese attraverso incontri, dibattiti, mostre e pubblicazioni varie. In particolare, negli anni Ottanta, si volle dimostrare come, a favore della civitas, la “Scala” fosse in grado di promuovere cultura a vari livelli, operando insieme alla società civile e alle Istituzioni locali (come le principali Università - “Statale”, “Bocconi”, “Cattolica” - il “Conservatorio G. Verdi” e varie Scuole pubbliche), ponendosi l’obiettivo di espandere la propria azione a livello nazionale e internazionale. Tra tanti esempi possibili, ricordiamo la pubblicazione di tesi di laurea musicologiche particolarmente meritevoli e le dodici Mostre (con relativi cataloghi) dedicate alla raccolta dei bozzetti scenografici e dei costumi della “Scala” (nei Magazzini ve ne sono circa sessantamila). Un prezioso lavoro di ricerca e di restauro (cui partecipò l’ “Opificio delle Pietre Dure” di Firenze) riferito a materiali e a opere risalenti sino agli anni Trenta del secolo scorso. Inoltre, pare doveroso ricordare gli interventi degli “Amici della Scala” a favore dell’Orchestra Filarmonica, fondata e diretta da Claudio Abbado, nel 1982.  Tramite l’Associazione e gli aiuti provenienti da qualificati sponsor, la Filarmonica ricevette importanti contributi per coprire parte dei costi di gestione e di organizzazione. Un Gruppo privato milanese ottenne, per lungo periodo, l’esclusiva delle riprese televisive dei concerti, grazie a mirati accordi pubblicitari che garantirono adeguati ritorni finanziari.  Per celebrare la riapertura della “Scala”, nel 2004, a seguito di restauri e ammodernamento delle strutture secondo le norme vigenti, gli “Amici della Scala” riuscirono a confrontarsi con circa duecentocinquanta istituzioni artistiche e culturali sparse nel mondo (orchestre, musei, teatri, conservatori, festival, università ecc.), ricevendo riscontri ufficiali con produzioni appositamente realizzate. Rispetto alla corposa attività editoriale, sono da menzionare circa centoventi pubblicazioni, di cui una sessantina monografiche, edite per dare riscontro al presente e al passato della “tradizione” scaligera, al contributo artistico fornito da musicisti, direttori d’orchestra, registi, artisti, scenografi, costumisti e da tanti altri professionisti operatori del settore dei quali - ha dichiarato Anna Crespi - è necessario lasciare memoria, per non dimenticare. 

“Oltre il Foyer” e per l’amicizia sociale
“Oltre il Foyer: persone e fatti che hanno reso grandi gli Amici della Scala” (a cura di Giorgio Vitali e Carlo Rizzi, Milano, 2018) è stato pubblicato per commemorare il “quarantesimo” della fondazione.  Chi ci legge da qualche tempo, conosce l’importanza che siamo soliti attribuire alla comunicazione multimediale e al valore delle immagini. Il testo è di pregevole fattura, si sfoglia con gusto. Non è appesantito da troppe parole, è evocativo e ricco di fotografie di personaggi illustri, contemporanei e non. Le fotografie lasciano spazio all’immaginazione, stimolano l’intelletto dell’osservatore, facendo riaffiorare eventi sepolti nella memoria. Il bello di testi siffatti è che ogni lettore può trovare il modo di “recensirselo” autonomamente, senza suggerimenti esterni, secondo la massima di J. W. Goethe: “l’occhio vede ciò che la mente conosce”.  A fianco delle immagini, nel volume sono spesso presenti dei corsivi, riferiti alla voce narrante di Anna Crespi, che ha inserito brevi ricordi tra cui, nel finale, la sofferta e prematura perdita di Matè Crespi Morbio, sua figlia, divenuta negli anni Vice Presidente dell’Associazione.  Un modo toccante e personale che aiuta a rammentare al lettore - pur tra fasti ed eventi spettacolari e artistici - la caducità della vita, la quale trova valore anche grazie alle persone che ci sono care e “amiche”. Sul sostantivo “amicizia” (“friendship, amitié, amistad, freundschaft” ecc.), nel corso dei millenni, sono stati scritti numerosi saggi. Che cosa muove i singoli cittadini a divenire “amici” di un’istituzione? La stima e la fiducia disinteressata? La condivisione d’idee e di obiettivi? La necessità di instaurare relazioni vere e durature tra le persone di uno stesso gruppo? Etimologicamente, amicizia deriva da “ϕιλία” (“philía”), principio a fondamento della filantropia, che ha sempre giocato un ruolo primario nella cooperazione sociale, soprattutto quando intende promuovere espressioni artistiche di eccellenza. Una filantropia utile per dare valore alla conoscenza locale, da condividere estesamente all’interno della vita socio-economica e civica, sperimentando un coinvolgimento personale significativo nella vita della comunità. La filantropia richiede capacità di azione e “affezione sociale reciproca”, indispensabile per stringere civicamente legami sensibili, secondo la logica del ricambio delle affezioni, base per gli scambi interculturali, indipendentemente dalle motivazioni che li hanno scaturiti. La filantropia ben si collega al tema principale del contributo, che riguarda la “glocalità” della musica e il rapporto dialettico tra istituzioni locali e cittadini “attivi”, affezionati alla vita della propria comunità, che possono divenire motore indispensabile per la promozione pubblica di numerose attività. 
Nel rapporto dialettico ha rilevanza l’azione dirigenziale, l’humanitas di chi, in un dato periodo, è chiamato a svolgere il ruolo di autorità istituzionale. Naturalmente, oltre alla leadership e alla gestione amministrativo-organizzativa, diventa caratterizzante il rapporto che la società civile riesce a instaurare con gli artisti, con coloro che rendono elevata la componente espressiva delle istituzioni nel campo della cultura e dello spettacolo. Milano (anche in questo caso) conserva una vivace (e a volte tormentata) tradizione, per la quale ci limiteremo a ricordare le esperienze di Giorgio Strehler, Dario Fo, Claudio Abbado, rimandando anche a quanto scritto su Paolo Grassi, fondatore degli “Amici del Piccolo Teatro” e, nel 1973, degli “Amici del Loggione”. Dal 2017, Riccardo Chailly è il Direttore musicale del “Teatro alla Scala”. Ha partecipato a numerose iniziative divulgative promosse dall’Associazione presieduta da Anna Crespi.  In diverse interviste ha evidenziato quanto sia importante l’organizzazione ragionata di incontri, conferenze e trasmissioni ai fini della divulgazione della cultura. In “Oltre il Foyer” (pp. 10 e 11) ha scritto che «La musica prima che ascoltata va anche conosciuta … Quello che conta è che il pubblico e i giovani si sentano a loro agio nell’accostarsi alla musica, non intimoriti … E perché ciò avvenga (soprattutto i giovani) hanno bisogno di scoprirne la ricchezza, il linguaggio, le meraviglie e i segreti».  Nel volume citato, merita risalto il capitolo “I libri e le mostre” (pp. 20-33), scritto da Vittoria Crespi Morbio (laureata in Storia dell’Arte). Nel capitolo, si evidenzia come sia indispensabile stabilire una fitta rete di contatti e di collaborazioni con studiosi di valore (sono stati menzionati Federico Zeri, Giulio Carlo Argan, Massimo Mila) ai fini delle pubblicazioni monografiche, il cui obiettivo è di testimoniare il lavoro e l’umanità di artisti e di collaboratori scaligeri di rilievo. I primi quattro volumi furono dedicati a Burri (pittore), Ponti (architetto), Edel (artista ottocentesco), Tosi (costumista), cui seguì una sessantina di ulteriori nomi illustri, quali pittori internazionali (come Chagall e Picasso) e italiani (come Casorati, Manzù, Sironi), scenografi di varie culture (come Appia, Wilson, Bilinsky), vari autori contemporanei (come Bussotti, Pomodoro, Pericoli), alcuni dei quali recentemente scomparsi (come Emanuele Luzzati e Gae Aulenti). 
Per giungere ai giorni nostri, merita menzione la mostra “Incantesimi. I costumi della Scala dagli anni Trenta a oggi” (Palazzo Reale ottobre 2017- febbraio 2018), cui si è in precedenza accennato. Inoltre - in occasione dell’apertura della stagione scaligera 2018-2019 - la pubblicazione del volume “Giorgio Strehler e i suoi scenografi”. Per chi volesse approfondire, si rimanda al sito istituzionale (www.amicidellascala.it) e alle propaggini  “social-multimedia”, che agiscono secondo il motto “Together for culture” (con un portale dedicato).  Dalla lettura del libro e dall’osservazione delle numerose immagini presenti in “Oltre il Foyer”, ci è rimasto particolarmente impresso il “seme” dal quale è nata tanta ricchezza produttiva, cioè l’incontro tra Anna Crespi e Wally Toscanini, di fronte all’immagine di suo padre, indimenticabile Direttore di Orchestra: «Nessun altro se non tu, in questo caso, può ricomporre gli Amici della Scala - mi disse commossa Wally... Quel giorno era mutato il senso della mia vita. Wally mi aveva consegnato al futuro senza possibilità di ritorno. Mi stupii di non essere sorpresa. Da molto tempo andavo in cerca di me stessa e in un istante mi ero ritrovata». Sono parole espressive, quasi spirituali, che sembrano rimandare alla massima “in interiore homine habitat veritas”,  di Agostino d’Ippona. In ambito associativo (e non solo) la ricerca interiore di un singolo è capace talvolta di smuovere montagne, di creare relazioni aperte tra gli esseri umani senza confine, in nome di quella che abbiamo definito l’ “attività affettiva partecipata”.  

Coda, per riflettere coralmente
“Musica glocale e associazionismo” è un argomento che, riteniamo, nel corso degli anni, potrà essere sviluppato a differenti livelli, soprattutto se riferito a quel concetto di amicizia e di “philia” che ha sempre contraddistinto i rapporti tra gli individui nelle diverse comunità.  Abbiamo voluto scrivere del “Teatro alla Scala”, uscendo dagli stereotipi e dalle convenzioni, illustrando alcuni aspetti di una sua prestigiosa Associazione, formata da appassionati di teatro e di musica, espressione della società civile. Come abbiamo potuto sinteticamente osservare, “Gli Amici della Scala”, con spirito costruttivo, sono impegnati a trecento sessanta gradi per valorizzare il Teatro lirico milanese, partecipando e rafforzando una coscienza identitaria, nel segno di radici culturali e musicali locali, con riscontri internazionali. Forte è il senso di appartenenza alla propria comunità. Se visto in chiave “glocale”, il fenomeno dell’associazionismo musicale è vario e articolato, ma contraddistinto da “universalia” in ambito operativo e rispetto alle motivazioni individuali. 
Scrivendo, abbiamo riscontrato diversi punti di contatto tra l’azione condotta dagli “Amici della Scala” e quella di numerose associazioni che, nel corso di alcuni decenni, abbiamo potuto conoscere nel settore etnomusicologico. È questo uno dei motivi che ci ha indotto a trattare l’argomento anche in un Magazine principalmente votato alla valorizzazione della musica tradizionale e “world”.  L’associazionismo musicale è un fenomeno composito di elevato rilievo sociale. A nostro parere, andrebbe debitamente incoraggiato, favorito, sostenuto e incentivato pubblicamente anche come efficace antidoto alla crescente alienazione nichilista che attanaglia l’epoca contemporanea, avendo piena consapevolezza che - tra “locale” e “globale” - si sta giocando una partita che merita attenti e critici osservatori, dai cui esiti dipenderà anche lo sviluppo dei rapporti umani nelle diverse comunità e società internazionali. 

Paolo Mercurio

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1 Contributi pubblicati in occasione di Expo 2015, a firma di Paolo Mercurio 
Musica e popoli a confronto
La musica e l'albero della vita
Musiche e intercultura nel.segno della biodiversità
Musica che unisce mondi.lontani e vicini
Prosegue il-viaggio tra le musiche folcloriche
Musica musica semper musica rush finale nella comunità di Expo 2015 

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