Micaela Bonavia, Gaber-Brel Dialogo In parole, canzoni, immagini/en paroles, chansons, images, Arcana 2019, pp.414, Euro 23,50

“Nell'immenso labirinto/di questi amori inesorabili/nasce un dialogo più intenso/tra due estreme solitudini”. Anni fa, Micaela Bonavia ha fatto un sogno. Nel sogno due uomini si incontravano in un luogo non precisato, poteva essere un bar, che di certo non si chiamava Casablanca, o forse una piazza piena di gente appassionata che immaginava un futuro migliore. Ma poteva anche essere una valle dove si arrivava dal più profondo dei sentieri, dove si camminava senza lasciare tracce e dove nessuno ti seguiva. Forse la pioggia faceva salire il profumo dalla terra e le pietre sensibili richiamavano la loro presenza proprio in questo luogo o forse un fuoco illuminava una meravigliosa stanza. Il sogno poi è diventato ricorrente. E anche le immagini si sono chiarite. Luoghi e tempi hanno perso così importanza. Contavano solo i due uomini. E i due uomini erano Jacques Brel e Giorgio Gaber. Che avevano appuntamento sulle pagine sognanti di questo libro per un dialogo e un confronto ipotetici, chissà come una Maria o un gabbiano. Era irrilevante che Gaber avesse debuttato nei suoi spettacoli all'inizio degli anni settanta, quando oramai Brel aveva lasciato dopo quindici anni e “quattro milioni di chilometri di libertà”. Le pagine iniziano a disvelare nelle trame dei discorsi una serie sorprendente di affinità. Attenzione però: il volume non è una antologia di frasi o testi ma segue un copione ben preciso a partire dall'argomento preso in considerazione. E di argomenti che corrispondono nelle analisi e nelle intenzioni, ce ne sono davvero molti nelle opere di questi due giganti. La corrente che elettrizza i loro discorsi li porta a percorrere spesso di corsa, ma con estrema lucidità, territori e argomenti paralleli che superano le distanze del tempo, dei luoghi e della lingua. Questo dialogo immaginario non è soggetto ad alcun filtro ideologico ma passa attraverso il corpo e possiamo quindi ben immaginarli muoversi come sempre si sono mossi sul palco, le loro voci hanno le stesse intonazioni che così spesso si sono accordate alle nostre emozioni e lo stile che definisce la scena è la loro estrema originalità. Nulla sembra veramente essere cambiato in questo sogno. E così alle parole di Gaber 1 che partono da una sensazione fisica, cercano di spiegarla e riprodurla, trasformandola in un fatto emotivo dietro il quale esiste il pensiero, fanno eco quelle di Brel: “...mi piacciono le persone il cui corpo va d'accordo con la testa...”. Vengono accostate a coppie le loro canzoni, con delle similitudini talvolta mai notate prima, in un gioco ad incastri in cui la parola rivela tutto il suo potere, fino ad oltrepassare anche il pensiero che l'ha generata, come sostiene Brel. Perchè la parola si muove continuamente, è in trasformazione perpetua e può accendersi di nuova luce e di nuovi contorni quando entra all'interno della massa delle altre parole. Inutile dilungarsi su questi affascinanti accoppiamenti, basti citare quelli tra Il Dilemma e La Fanette, Verso il terzo millennio e Avec élégance o L'illogica allegria e Les Marquises….capolavori di letteratura e mistero. Perchè come sostiene Gaber “...il mistero c'è, eccome, e io sono un uomo di fede. La fede, mi ha detto una volta un prete, è una ferita che ci portiamo dentro e che dobbiamo cercare di rimarginare, pur sapendo che ciò non accadrà mai...”. Sembra di sentir parlare Leonard Cohen. Ma Brel non gli è da meno: “...non credo in Dio, sono un simbolista, come tutti i fiamminghi. L'uomo ha voglia di miracolo di continuo, ma il miracolo non arriva, Dio non arriva mai, allora io cito Dio, benché lui non abbia mai scritto...”. Il libro di Micaela ha molte stanze, tutte dense di sensazioni poetiche e filosofiche, di spunti di discussione e immagini e la peculiarità forse unica di essere bilingue è stata una cosa fortemente da lei voluta, può darsi, chissà aiuterà a far conoscere Gaber anche oltralpe. Perchè se Brel è patrimonio dell'umanità è, come ho già sottolineato in un precedente articolo, è stato tradotto in molte lingue e dialetti, Gaber invero è stato un fenomeno legato esclusivamente alle vicende e alla storia recente del nostro Paese. Ma questi sono due autori la cui opera letteralmente ti inghiotte, tanta è la forza emotiva delle loro parole, che si nutrono di una urgenza e di un calore difficilmente descrivibili. Bastino due righe di Brel: “...quando un uomo non ha paura di andare a letto con una donna è perché non la ama, con la canzone è la stessa cosa...”. Purtroppo il destino ha donato ad entrambi una vita accorciata su questa terra ed è proprio per questo che il sogno di Micaela ha potuto avverarsi e questo libro è nato. Anche se Gaber affermava. “Non è vero che il destino entra alla cieca nella nostra vita. Entra dalla porta che noi stessi gli abbiamo spalancato...”. Purtroppo tocca accontentarsi delle immagini registrate, da quando la loro viva teatralità è andata perduta. Non potranno più agitare gambe, braccia, mani, occhi, vibrare, guizzare, oscillare, tendersi e arrotolarsi esattamente come le sensazioni che ci inviavano e che travolgevano tutti noi. Questo volume contiene l'impeto contagioso di questi due uomini indignati e teneri, depressi e spiritosi, ragionevoli e schizzati, travolgenti e timidi, davanti allo sfascio triste e ipocrita circostante. Due uomini che credevano nell'utopia. Jacques Brel: “...se la luna è meno graziosa di qualche tempo fa è solo perché gli uomini ci hanno messo i piedi sopra...”. Grazie Micaela per questa suggestiva idea che ci fa sentire meno soli e meno orfani perché quando gli alberi perdono le foglie e le nuvole si ammucchiano sopra queste città sporche e bagnate, quando il declinare del giorno ci lascia un gusto amaro e senza amore, le certezze si confondono, lo sguardo si volge alle stelle, il corpo si libera, il cuore si apre, ci si rivolge alle cattedrali, ci si sente come uccelli di passaggio... 

Flavio Poltronieri
flavio.poltronieri@libero.it

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1 Mai dobbiamo dimenticarci del suo co-autore defilato Sandro Luporini 

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