I Personaggi del Folk: Mauro Durante

La vicenda artistica di Mauro Durante è senza dubbio affascinante, e non solo perchè è un figlio d'arte ma anche perchè negli anni è riuscito a costruirsi una carriera propria, e questo per merito anche del padre Daniele che nel 2007 gli ha affidato la guida del Canzoniere Grecanico Salentino. Da allora numerose sono state le collaborazioni che hanno costellato il suo percorso, fino a quella più recente con Ludovico Einaudi con il quale non solo ha condiviso, quale assistente musicale, il palco della Notte della Taranta ma anche di una lunga tourneè che lo ha portato ad esibirsi in Europa e negli Stati Uniti. Lo abbiamo intervistato per ripercorrere insieme a lui il suo percorso musicale, per parlare delle sue più recenti esperienze nonchè dei progetti per il futuro. 

Sei un musicista che ha da ha avuto un percorso di apprendimento musicale basato sugli insegnamenti di tuo padre Daniele. Insomma, figlio della “tradizione revivalistica”. 
Sì sono nato in un ambiente incredibilmente stimolante, fin dall'inizio a stretto contatto con le tradizioni musicali di natura orale. Sia mio padre che mia madre Rossella Pinto sono stati parte del Canzoniere sin dalla fondazione nel 1975, e me lo hanno lasciato nel 2007, quando è avvenuto il "passaggio di consegne". Ho imparato ad amare molto presto questa musica, e ancora oggi mi esalto quando, all'ennesimo riascolto di brani tratti dall'immenso archivio etnomusicologico che ho in casa, ne scopro sfumature bellissime e inaspettate. Ho imparato il tamburello da mio padre, dai vari tamburellisti che hanno fatto parte del Canzoniere Grecanico Salentino, e successivamente mi sono perfezionato con maestri come Alfio Antico, Arnaldo Vacca e Zohar Fresco. 

Nel tuo percorso hai incontrato alcuni tra i massimi suonatori di tamburo in Italia: Arnaldo Vacca ed Alfio Antico. 
Ho fatto due stage con Alfio Antico, quando avevo ancora meno di 18 anni. è stato incredibilmente stimolante, ha un'aura tutta sua, magica, e ti incanta con il suo modo di suonare e il rapporto che ha con gli strumenti che lui stesso costruisce. Un personaggio unico. Arnaldo è stato mio maestro a lungo, più di tre anni, in Conservatorio nel Corso Triennale di Musica Popolare a Lecce. A lui devo molto, ho imparato tantissimo sui tamburi a cornice di vari parti del mondo, e ho acquisito un metodo di studio sul tamburo che mi ha consentito di migliorarmi e inventare nuove tecniche ed espedienti sul tamburello salentino. Lo considero uno dei percussionisti più completi in Italia. Abbiamo anche suonato insieme nelle tre edizioni della Notte della Taranta dirette da Mauro Pagani. 

Hai collaborato con Triluk Gurtu. Come valuti questa esperienza, cosa ti hanno dato nello specifico come percussionista? 
Con Trilok Gurtu è stata un'esperienza unica e incredibilmente divertente! ero in concerto a Napoli con la Notte della Taranta di Stewart Copeland, il batterista dei Police, e lui suonava col suo gruppo prima di noi. ad un certo punto, verso la fine dello spettacolo, Trilok Gurtu si è unito a noi sul palco, e senza alcuno strumento, solo con la voce, si è messo a fare cose ritmicamente incredibili, guardandomi negli occhi, avvicinandosi a me e sfidandomi a ripeterle. E’ stata dura ma molto divertente!! L'incontro con tutti questi grandi musicisti, non solo percussionisti, come anche Ludovico Einaudi, Zohar Fresco, Richard Galliano, Ballake Sissoko, Vincent Segal, Piers Faccini, Mercan Dede, Justin Adams e Juldeh Camara, Accordone, Ibrahim Maalouf e tanti altri, mi ha dato tantissimo, stimolandomi e migliorandomi come nessuna scuola avrebbe potuto fare. 

Ma hai anche frequentato il Conservatorio… 
E’ sempre stato un doppio canale di formazione, con un approccio totalmente diverso. L'apprendimento orale, "a orecchio", figlio della ripetizione iniziale di quello che si ascolta, fino ad assimilarlo e poi rielaborarlo in maniera originale, proprio dello studio della musica popolare; d'altra parte, lo studio metodico, in Conservatorio, del violino classico, del solfeggio, l'armonia, l'analisi e la musica nel suo insieme. Ho anche studiato composizione per conto mio. I due approcci sono stati ugualmente importanti, dandomi l'opportunità di sapermi confrontare con vari tipi di organici strumentali e generi musicali. 

Puoi parlarci della tua esperienza con con il Canzoniere Grecanico Salentino? La cui storia vede tuo padre tra i fondatori e te come continuatore della sua opera?

Ho iniziato a suonare stabilmente nel Canzoniere Grecanico Salentino nel 1998, a quattordici anni. Per nove anni sono stato diretto da mio padre, con anche mia madre nel gruppo, e ho preso parte a cinque registrazioni discografiche. In realtà però mia madre mi racconta che già da piccolissimo mi portavano con loro ai concerti, ed io mi addormentavo senza problemi nella carrozzina sul palco mentre suonavano. Sono praticamente cresciuto nel Canzoniere, che è una parte importante della mia vita e non solo del mio lavoro. Prenderne le redini è stato naturale e molto stimolante, e avere sulle spalle l'eredità di figure come Rina Durante e mio padre è allo stesso tempo una responsabilità e un motivo di orgoglio, che mi da l'impulso per fare sempre meglio. 

Il vostro ultimo album Focu D'Amore rappresenta un nuovo inizio per il gruppo, in cosa si differenzia rispetto alla produzione storica e quali sono le affinità? 
Focu d'amore è il sedicesimo album del Canzoniere Grecanico Salentino, il primo sotto la mia direzione. E’ un omaggio alla storia del gruppo, alla musica popolare salentina e alla sua bellezza e varietà. La continuità sta nella poetica del gruppo, che ha sempre voluto riproporre la musica tradizionale non con un atteggiamento nostalgico o archeologico, ma sempre guardando al presente e al futuro, ricontestualizzando i contenuti e esprimendosi con la propria sensibilità, senza "scimmiottare" gli anziani o "fare il verso" ai contadini. Inoltre sono presenti nell'album due brani composti da Rina e Daniele Durante (la Quistione Meridionale e Il Mito), e alcuni brani già registrati in precedenti CD, presentati in una nuova veste. Le differenze sono nei brani inediti, negli arrangiamenti, nell'organico, nelle idee e nelle scelte e suggestioni, figlie di una nuova e diversa direzione e personalità artistica. 

Come si inserisce il Canzoniere Greganico Salentino nella scena musicale salentina, sempre combattuta tra tradizione e sperimentazione?
 
Non vedo una grande dicotomia. Nel momento in cui si sale su un palco, ci piaccia o no, non si fa più musica tradizionale nel senso più puro del termine. La musica tradizionale è quella strettamente legata alla funzione che esercita in un determinato contesto socio culturale. ad esempio una serenata cantata sotto la finestra di una ragazza per portare un messaggio d'amore. nel momento in cui si sale sul palco a cantare la stessa serenata vengono a mancare contesto, condizioni e soprattutto la funzione, che diventa estetica: fare una bella canzone, emozionante e che piaccia al pubblico. una funzione totalmente diversa. O la scelta di avere un approccio più o meno vicino a quello degli ascolti delle registrazioni fatte sul campo, a questo punto passa in secondo piano. quello che conta è se il gruppo ha un'identità musicale chiara, un bel sound e idee che funzionino e si rivelino efficaci. Detto questo, il Canzoniere Grecanico Salentino ha sempre trattato con molto rispetto il materiale che viene dalla tradizione. cerchiamo di non snaturare con arrangiamenti invadenti o inappropriati la funzione originaria del brano, e non ci piace quando si usano i canti popolari come pretesto per fare tutt'altro genere o stile, mantenendo in pratica solo il nome del canto. Credo che venga usato come scusa perché "la musica popolare in questo periodo va". Ci vorrebbe il coraggio di distaccarsi dal genere e scrivere i propri brani. In questi giorni stiamo registrando il nostro nuovo album, figlio della formazione attuale, reduce da oltre 60 concerti nel 2011 in tutto il mondo, che rappresenterà spero ancora meglio le nostre idee e convinzioni. La musica popolare ha sempre soddisfatto un'esigenza immediata, urgente, frutto di quello che si vive giorno dopo giorno. Per questo motivo nel disco ci saranno oltre metà brani d'autore, con testi in dialetto che parlano del presente, e i restanti presi dalla tradizione orale e riarrangiati, con un significato universale e ancora attuale, perché a temporale.
  
Quanto è importante la ricerca attraverso le fonti originarie nella vostra proposta musicale? Fondamentale. solo cercando di studiare attentamente le fonti, assimiliando profondamente gli stilemi della tradizione, si può pensare di fare una riproposta convincente, che vada verso il futuro ma nel solco del passato. Quando decidiamo di riproporre un nuovo brano del repertorio popolare, partiamo sempre dall'ascolto e dall'analisi delle registrazioni sul campo. 

La tua collaborazione alla Notte della Taranta siglata Einaudi... Con Einaudi hai anche condiviso il palco nei suoi concerti.
 
Collaboro con Ludovico ormai da tre anni e mezzo, nei suoi progetti e per la Notte della Taranta. Questi anni mi hanno dato tantissimo: ho capito cosa vuol dire lavorare sulla scena internazionale, come si costruisce e si prepara uno spettacolo di alto livello, ho affinato le mie capacità di arrangiatore e compositore e ho avuto la fortuna di vederlo all'opera sulla "mia" musica, quella che sento fin da bambino. Sono orgoglioso di essere suo amico e di avere la fortuna di condividere con lui esperienze magnifiche. Credo e spero di essere stato un valido supporto per lui nel trattare il materiale musicale salentino, e di essere riuscito a trasmettergli il mio grande amore per questa musica. So che adesso è tarantato anche lui, quindi. Ho le mie colpe in questo! Quest'anno poi abbiamo scritto una pizzica a quattro mani, che abbiamo chiamato Taranta, sul nostro rapporto con questo movimento e sul grande potere in parte magico che ha ancora la pizzica. Il brano l'abbiamo presentato al Concertone di quest'anno a Melpignano ed ha avuto un grande successo. 

Ha ancora senso la Notte della Taranta, come mega evento? 
Senza'altro resta ancora un evento importantissimo, capace di dare grande visibilità a tutto un movimento (musica, cultura, territorio) che vive il resto dell'anno mediamente in sordina. Sicuramente la sfida successiva è destagionalizzare e creare professionalità stabili, dando ancora più impulso al territorio e alle sue specificità. La Notte della Taranta, dato quello che è diventata nel panorama Italiano, ha un'occasione da non perdere. 

In base alla tua esperienza, come è la musica salentina all’estero? 
Purtroppo non è così conosciuta come si pensa. spesso, parlando con operatori del mondo musicale all'estero, questi non hanno neanche idea dell'esistenza della pizzica, al massimo conoscono la tarantella napoletana. sono pochissimi i gruppi salentini che realmente viaggiano all'estero con costanza, e la stessa Notte della Taranta non è ancora così tanto conosciuta fuori dai confini nazionali, avendo comunque sede in Italia. In questa direzione, i tour della Notte della Taranta targati Einaudi, gli oltre venti concerti in un mese negli Stati Uniti e in Canada del Canzoniere Grecanico Salentino, ma anche in Spagna, Francia e Croazia, stanno creando un'inversione di tendenza, e iniziano a far parlare della musica salentina i media, gli addetti ai lavori e gli appassionati di world music stranieri. Mi fa piacere dire ad esempio che il Canzoniere Grecanico Salentino è stato subito invitato a tornare negli USA a Gennaio, per esibirsi a Washington DC al Kennedy Center, e a New York per il globalFEST, uno dei più importanti festival di world music al mondo, che seleziona ogni anno 12 artisti da ogni parte del globo che si sono distinti per i loro successi (l'anno scorso c'erano Ballake Sissoko e Vincent Segal tra i selezionati). Inoltre il lavoro di strutture come Puglia Sounds, che supporta lo sviluppo della musica pugliese in Italia e all'estero (finanziando ad esempio il nostro precedente e anche nuovo tour Nordamericano), si sta rivelando prezioso ed estremamente importante. Credo che il successo di tutte queste iniziative sia ormai una prova concreta che la musica salentina sia pronta a misurarsi sui palchi di tutto il mondo. 

Massimiliano Morabito, uno dei migliori organettisti pugliesi, in un’intervista anni fa, sosteneva che non è nato ancora un Piazzolla della pizzica.
 
Massimiliano è un amico, nonché parte fondamentale del CGS. Al di là del ruolo di Piazzolla, il tango è un movimento coplesso con circa un secolo di storia alle spalle. Senz'altro il passaggio da danza locale a fenomeno internazionale non è imputabile a una sola persona nè ad un breve periodo di tempo. Non ci resta che augurarci che la pizzica come movimento possa maturare in fretta ed avere un successo analogo a quello del tango, o del samba o della musica africana, duraturo nel tempo. 

Cosa rimarrà al Salento una volta spenti i riflettori e scemato questo enorme fenomeno di consumo della sua tradizione musicale da parte di un numero elevato di persone che pensa in maniera superficiale che Salento sia solo pizzica? 
Non credo che ci sia un pericolo nell'identificazione del Salento con la pizzica. Anzi, magari attratta da quest'aspetto, la gente arriva e si accorge di tutto il resto. Detto questo, non c'è riflettore che tenga: finchè questo fenomeno avrà una base di persone così solida e vera, variegata nella tipologia sociale e nell'età, che ama questa musica, segue i concerti e partecipa e organizza feste, impara il tamburello e gli altri strumenti, balla e si sente componente attiva di questo movimento, finché questa gente avrà voglia di cantare, suonare e ballare, allora la pizzica non morirà.


intervista a cura di Ciro De Rosa e Salvatore Esposito

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